“Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?”, si chiedeva un giovane Nanni Moretti in “Eccebombo”. Ecco, certi assenti, in effetti, fanno molto più rumore dei presenti. Come i wine buyer cinesi, la cui delegazione a Bordeaux, nella settimana in cui si svela l’annata 2013, è parsa a dir poco risicata. Segno dei tempi, e non solo per quanto riguarda l’interesse della Cina, visto che solo il 20% degli operatori presenti non è francese, contro il 30% del 2011.
Un “disinteresse”, se così si può definire, che preoccupa, ma non sorprende, come ha spiegato al magazine britannico “Decanter” (www.decanter.com) Arnaud de Laforcade, direttore di Château Cheval Blanc: “ci sono stati molti segnali della disaffezione verso le vendite en primeur, specie dal mercato cinese, che ha cambiato molto la propria filosofia negli ultimi tempi”. Tanto che, secondo uno dei négociants più importanti di Francia, Jean-Christophe Mau, “se nel 2010 la Cina rappresentava il 50% del mercato di Bordeaux, oggi ci aspettiamo che dell’annata 2013 prenda la via di Pechino una quota vicina al 19%”. Del resto, che a Bordeaux ci sia qualcosa da rivedere, specie per quanto riguarda i prezzi, è un dato di fatto. Non solo in Cina, ma anche ad Hong Kong, porta commerciale a tutto l’Estremo Oriente, si contano le scorte di magazzino, decisamente importanti, proprio perché nel 2010 e nel 2011 sono state spese cifre esorbitanti nelle vendite en primeur, ma nel frattempo l’austerity ha colpito anche Pechino, molte spese, specie degli apparati burocratici e politici del Dragone, sono state tagliate, e le grandi bottiglie di Bordeaux sono ancora lì, invendute ...
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