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AGROMAFIE: DA “LA LEGALITÀ NEL BICCHIERE, IL PIANO D’AZIONE”, DI SCENA A VINITALY, L’IMPEGNO DELLE ISTITUZIONI IN DIFESA DEL VINO E DELL’AGROALIMENTARE. ALFANO: “PUNTIAMO AD UNA AGRICOLTURA MAFIA-FREE”. CASELLI: “IL VINO È UN ESEMPIO”

Italia
Angelino Alfano

Se, come diceva il giudice Falcone, per trovare la mafia bisogna seguire il flusso del denaro, appare evidente che un settore in salute, in un momento di crisi, come quello dell’agroalimentare italiano, risulta particolarmente sensibile alle attenzioni della criminalità organizzata. Le agromafie, del resto, non sono certo una novità, e si stima che, nel solo 2013, il giro d’affari complessivo di mafia, camorra e ‘ndrangheta “nel piatto”, sia stato di 14 miliardi di euro. Un’opera di infiltrazione silenziosa quanto pericolosa, al centro del convegno di scena oggi a Vinitaly “La legalità nel bicchiere, il piano d’azione”, cui hanno partecipato il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, il Ministro dell’Interno Angelino Alfano, il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo, e l’ex magistrato Gian Carlo Caselli, oggi presidente del Comitato Scientifico dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare. Il vino, ovviamente, non è immune dalla minaccia, ma, almeno per ora, sembra sapersi difendere meglio di qualsiasi altro comparto del settore, anche grazie a regole rigide che, se da una parte creano un eccesso di burocrazia, dall’altra garantiscono una certa impermeabilità.

“Puntiamo ad una agricoltura “mafia-free” e dobbiamo garantire il buon funzionamento delle regole del gioco per avere in Italia i migliori prodotti agroalimentari al miglior prezzo”, ha detto invece Angelino Alfano. “Abbiamo inasprito le sanzioni, vogliamo ripulire la Terra dei Fuochi, e rendere salubre ogni territorio dove l’agricoltura può esprimere la sua forza. Sui terreni e le aziende confiscate alla criminalità organizzata - ha sottolineato il ministro - non possiamo far passare l’idea che la mafia dia lavoro e che invece lo Stato lo toglie. Negli ultimi cinque anni sono diecimila i terreni confiscati e un migliaio le aziende. Siamo diventati quasi un fondo immobiliare e serve una governance per la gestione manageriale. Una gestione manageriale - ha concluso Alfano - che garantisca il lavoro per quelle aziende che meritano tutela, e elimini quelle realtà talmente condizionate dalla concorrenza sleale perpetrata dalle agromafie, da non meritare di rimanere sul mercato”.

“L’agroalimentare - ha spiegato Caselli - è il miglior ambasciatore dell’Italia nel mondo, un’eccellenza che va difesa, sia perché redditizia, sia perché riguarda tutti noi. Il mondo del vino, del resto, negli ultimi 30 anni, dopo lo scandalo dall’etanolo, ha saputo fare delle scelte dolorose, dandosi regole stringenti, tanto che oggi le frodi sono episodi isolati e circoscritti, tanto che il vino - continua l’ex magistrato a WineNews - si può definire come un esempio rispetto ai problemi che toccano gli altri settori. Però, pur producendo qualità, cultura e benessere, siamo sempre aggrediti da prodotti che arrivano da altri Paesi, di cui non si sa niente, a partire dai metodi di produzione, e che a volte ci troviamo a consumare inconsapevolmente. Basti pensare che l’Italia nel 2013 ha importato 43 milioni di chilogrammi di vino sfuso dagli Usa: che fine ha fatto? Senza una legge europea sull’origine in etichetta, non lo possiamo sapere. E questo crea una zona d’ombra pericolosissima, su cui far luce”.

Nasce proprio da questa consapevolezza, del resto, il progetto dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare di Coldiretti, come spiega Roberto Moncalvo: “come disse l’ex presidente della Cecoslovacchia, Vaclav Havel, dopo aver guidato la Rivoluzione di Velluto: “senza valori e obblighi morali comunemente condivisi e ampiamente radicati, né la legge, né il governo democratico, nemmeno l’economia di mercato funzioneranno correttamente”. Per questo che ci siamo messi al servizio delle Istituzioni, consapevoli che, per prevenire al meglio il pericolo di infiltrazioni mafiose, ci vuole una burocrazia più leggera, che difenda il settore dalle minacce dell’italian sounding e che snellisca le 70 pratiche che ci vogliono per diventare un grappolo d’uva una bottiglia di vino, perché è lì che si infiltra la criminalità”.

“Il Ministero delle Politiche Agricole - dice Martina - ha enti che lavorano benissimo, dall’Ispettorato antifrodi ai Carabinieri, capaci di fare 130.000 controlli all’anno. Eppure, ci sono ancora tante questioni da risolvere: in primis la battaglia per l’etichettatura e l’indicazione dell’origine, poi la burocrazia, da snellire assolutamente, quindi una nuova minaccia, quella della pirateria web, da non sottovalutare”.

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