Un terzo del cibo, e la maggior parte della flora spontanea, dipendono dall’impollinazione delle api. È il risultato, sorprendente, dello studio di Greenpeace International, “A come ape. Un’agricoltura senza pesticidi è possibile”, presentato ieri a Roma, al ristorante dello Chef Antonello Colonna. Nel rapporto, l’organizzazione ambientalista torna a denunciare la crescente dipendenza dai pesticidi, il cui impiego - si legge - ha ricadute negative non solo sul naturale ruolo degli insetti impollinatori, ma anche sulla diffusione della biodiversità e sul mantenimento dell’habitat degli antagonisti naturali dei parassiti. La soluzione, secondo Greenpeace, è da ricercare nelle pratiche agricole ecologiche e sostenibili.
Nello studio, gli esperti spiegano infatti che un’agricoltura ecologica non solo è fattibile, ma è “l’unica soluzione” a problemi come l’aumento della resistenza di parassiti e infestanti, la diminuzione della fertilità del suolo, la contaminazione delle acque e l’aumento delle emissioni di Co2. “Applicando metodi di coltivazione ecologici e amici delle api - spiega Federica Ferrario di Greenpeace Italia - alcuni agricoltori assicurano la produzione di cibo sano, proteggono il suolo, l’acqua e il clima, promuovono la biodiversità e non contaminano l’ambiente”. Per lo chef Colonna, “l’Italia più di ogni altro Paese ha capitali di enorme valore (il suo cibo, la sua tradizione e sperimentazione culinaria) che dipendono dal lavoro svolto gratuitamente dagli insetti impollinatori. Chiunque voglia salvaguardare queste risorse così importanti per l’economia del nostro Paese deve tenere da conto il lavoro di questi insetti e proteggere la nostra agricoltura”.
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