La crisi del colosso australiano Treasury Wine Estate, di cui Winenews ha più volte scritto, ormai costretto ad aprire i libri contabili e aspettare l’offerta migliore (due sono già arrivate, una la settimana scorsa da parte di Kkr e Rhone Capital, l’altra giusto ieri, dalla Tgp Capital, entrambe da 3,4 miliardi di dollari) per cedere, se non l’intero gruppo, almeno un ramo d’azienda, arriva da lontano, e non coglie tutti così di sorpresa. Secondo Wolf Blass, l’uomo che ha fondato uno dei brand più rappresentativi di Treasury Wine Estate, la colpa delle difficoltà di oggi è da ricercarsi principalmente nella scommessa Usa, che dalle colonne del “Sydney Morning Herald” (www.smh.com) ha definito come “un incubo sin dal primo giorno: già nel 2000 avevo messo in guardia il consiglio d’amministrazione (allora guidato dal gruppo Forster’s, prima della scissione del gruppo) sui pericoli dell’acquisto del brand Beringer per 2,9 miliardi di dollari, che ritenevo uno dei più grandi disastri che si potessero fare all’epoca ...”. Il tempo, alla fine, ha dato ragione al vigneron che, dalla Germania, ha contribuito a fare grande l’Australia del vino, e ora, per Treasury Wine Estate, la strada della cessione, magari ad uno dei colossi mondiali del settore, come Pernod Ricard o Constellations Brands, sempre alla finestra, appare obbligata.
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