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Contrordine: in Francia meglio investire in oro che in vino. Lo dice uno studio della “Montpellier Business School”, pubblicato da “American Association of Wine Economics”. A meno che non si parli esclusivamente di etichette top di Bordeaux

Italia
Meglio investire in oro piuttosto che in vino

“Contrordine compagni” (di borsa), almeno in Francia: meglio investire in oro piuttosto che in vino, a meno che i portafogli dei clienti non contengano le etichette top di Bordeaux. Lo dice un’analisi sugli investimenti dei vini in Francia realizzata dai ricercatori della “Montpellier Business School” (www.supdeco-montpellier.com), pubblicata dalla “American Association of Wine Economics” (www.wine-economics.org).
Sembrerebbe questo il messaggio principale di uno studio che, forse proprio perché arriva dalla Francia, acquista una particolare rilevanza, mentre, probabilmente, se la questione fosse vista, per esempio, dal punto di vista di Hong Kong, il risultato non sarebbe lo stesso. Lo studio prende in considerazione il rendimento degli investimenti dal gennaio 2007 al dicembre 2013 di vari indici del vino, fra cui il WineDex100 e il Liv-Ex 100, confrontandoli con gli indici azionari e obbligazionari e l’oro.
I ricercatori hanno messo in evidenza che, per l’intero periodo preso in esame, i prezzi dell’oro sono rimasti più alti per quasi tutto il periodo, seguiti da quelli dei vini e delle obbligazioni. Tuttavia, sebbene il tasso medio annuo del rendimento dell’oro per l’intero periodo è stato pari al 9,12%, superiore alla maggior parte degli indici analizzati, il WineDex Bordeaux, che contiene le 40 aziende al top di Bordeaux, sia della “ riva sinistra” che della “destra” e molti “super seconds”, ha prodotto un rendimento medio annuo del 9,18%.
In definitiva, comunque, nel periodo di crisi dei mercati finanziari, realizzano performance più interessanti i portafogli che contengono oro e vino, rispetto a quelli che non li contengono, ma l’oro si è rivelato l’investimento migliore di tutti, anche prendendo in considerazione gli indici che includevano i vini di Borgogna e Rodano.
Lo studio completo su: www.wine-economics.org/aawe-working-paper-no-163-economics

Focus - “How Collecting Fine Wines Can Yield Greater Returns than Stocks & Bonds”
Tra i tanti lavori citati dallo studio dell’”American Association of Wine Economics”, è particolarmente interessante quello pubblicato, nel 2005, del professor Mahesh Kumar, “Wine Investment for Portfolio Diversification”, in cui spiega che un portafoglio di investimenti su 50 tra i migliori fine wines al mondo, avrebbe prodotto un rendimento medio annuo del 12,3% nel periodo di 20 anni che va dal 1983 al 2002, un ritorno sostanzialmente più performante, nello stesso periodo, sia dell’indice Ftse 100 che del Dow Jones.
Il professor Kumar ha anche scoperto che questa performance è stata ottenuta con una volatilità molto più bassa dei titoli azionari, tuttavia, la sua più importante scoperta è stata che i rendimenti associati al vino, storicamente, non hanno seguito la stessa curva di azioni e obbligazioni, e questo dimostra che il vino, se compreso all’interno di un portafoglio di investimenti diversificato, non solo aumenta i rendimenti, ma riduce anche il rischio dello stesso portafoglio, aumentando il livello di diversificazione.

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