Tra le guerre commerciali in corso, fatte soprattutto a colpi di embarghi e tariffe doganali, non c’è solo quella che contrappone i Paesi del Vecchio Continente alla Russia, ma anche i rapporti pericolosamente traballanti tra Stati Uniti, Messico e Canada. Al centro di tutto, le norme sull’etichettatura della carne prodotta in Usa: secondo la World Trade Organisation ci sarebbero problemi sia con l’etichettatura, che non è in linea con gli standard internazionali, sia con i dazi, giudicati troppo elevati. La reazione dei “vicini” di casa, partner commerciali naturali di Washington, non si è fatta attendere, e Canada e Messico hanno subito stilato una lista di 10 prodotti sui quali i rispettivi Governi si dicono pronti a raddoppiare i dazi, tra cui, ovviamente, il vino.
Per l’industria enoica a stelle e strisce questo sarebbe un duro colpo da assorbire, perché insieme all’Europa Messico e Canada sono due dei principali mercati di sbocco per la propria produzione vinicola nazionale. Il messaggio, da parte dei Ministri dell’Agricoltura di Città del Messico e d Ottawa, è chiaro: o spariscono i dazi, che ogni anno valgono 2 miliardi di dollari, o addio importazioni. Washington, adesso, ha 20 giorni per decidere di presentare ricorso, ma è più probabile che, per salvare le proprie produzioni, innanzitutto vinicole, si riapra il tavolo del confronto.
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