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“Laudato si’”, l’“Enciclica verde” di Papa Francesco è un vero manifesto per l’ambiente, che segna una svolta epocale non solo per la Chiesa Cattolica: la “rivoluzione ecologica” passa dalla decrescita e dal rispetto per risorse della Terra

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Papa Francesco

“Laudato si’”, l’enciclica, attesissima, di Papa Francesco, è stata presentata ieri in Vaticano, ed è già un punto di riferimento. L’“Enciclica verde”, com’è probabile che passerà alla storia, è destinata a segnare uno spartiacque storico, un po’ come “Pacem in terris”, il messaggio di pace che, all’apice della Guerra Fredda (era il 1963), Papa Giovanni XXIII rivolse a “tutti gli uomini di buona volontà”. Come allora, “Laudato si’” non parla solo alla comunità cattolica, ma “a ogni persona che abita questo pianeta”, perché oggi, come scrive il Pontefice, la minaccia più grande sta nel “deterioramento globale dell’ambiente”.
Certo, non è la prima volta che la Chiesa Cattolica si occupa di problematiche del genere, già nel 1971, come si legge nell’Enciclica, Papa Paolo VI si riferì alla problematica ecologica, presentandola come una crisi che è “una conseguenza drammatica” dell’attività incontrollata dell’essere umano: “Attraverso uno sfruttamento sconsiderato della natura, egli rischia di distruggerla e di essere a sua volta vittima di siffatta degradazione”. E ancora, più di recente, Papa Giovanni Paolo II invitò ad una conversione ecologica globale, ed anche Benedetto XVI ha fatto più volte riferimento al rapporto tra l’uomo ed il proprio pianeta. Oggi, però, Papa Francesco fa un passo in più, prendendo atto innanzitutto del fatto che la questione ecologica riguarda tutti, ed ognuno, anche fuori dalla Chiesa Cattolica, può dare un contributo importante. A partire dal Patriarca Bartolomeo, secondo cui “un crimine contro la natura è un crimine contro noi stessi e un peccato contro Dio”.
Ma l’esempio più alto, ovviamente, è quello di San Francesco, “il santo patrono di tutti quelli che studiano e lavorano nel campo dell’ecologia”, una figura in grado di unire il grande tema della terra con quello dei cura per i più poveri, due sfide che vanno di pari passo, come si scopre leggendo l’Enciclica, che tocca temi di assoluta attualità, come quello della guerra, sempre attuale, purtroppo, nella storia dell’umanità, sottolineando come sia del tutto “prevedibile che il controllo dell’acqua da parte di grandi imprese mondiali si trasformi in una delle principali fonti di conflitto di questo secolo”. Guerre che, ovviamente, “causano sempre gravi danni all’ambiente e alla ricchezza culturale dei popoli, e i rischi diventano enormi quando si pensa alle armi nucleari e a quelle biologiche”. Per questo, sposando quelle che sono le cause più radicali, ed attingendo ad una cultura politica solitamente distante dalla Chiesa Cattolica, il Pontefice arriva alla conclusione che “è arrivata l’ora di accettare una certa decrescita in alcune parti del mondo procurando risorse perché si possa crescere in modo sano in altre parti”, e ancora: “sappiamo che è insostenibile il comportamento di coloro che consumano e distruggono sempre più, mentre altri ancora non riescono a vivere in conformità alla propria dignità umana. Per questo è arrivata l’ora di accettare una certa decrescita”.
Non mancano passaggi più tecnici, frutto dell’incontro, del confronto e della condivisione del sapere con scienziati e ricercatori, che hanno portato Papa Francesco ad un’altra posizione netta, contro “l’estendersi delle coltivazioni di cereali transgenici che distrugge la complessa trama degli ecosistemi, diminuisce la diversità nella produzione e colpisce il presente o il futuro delle economie regionali”. E, sottolineando come “qualsiasi uso e sperimentazione esige un religioso rispetto dell’integrità della creazione” per il Papa è da considerarsi “contrario alla dignità umana far soffrire inutilmente gli animali e disporre indiscriminatamente della loro vita”.
In conclusione, però, il senso dell’Enciclica, così come ha spiegato il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, non è quello di intervenire direttamente nel dibattito scientifico, quanto piuttosto rimarcare come “l’attività umana sia uno dei fattori che spiegano i cambiamenti climatici perché ne derivi una responsabilità morale grave di fare tutto ciò che è in nostro potere per ridurre il nostro impatto e scongiurare gli effetti negativi sull’ambiente e sui poteri”. Da qui, la necessità di una vera e propria “rivoluzione ecologica”, che porti con sé nuovi stili di vita, e la possibilità di “esercitare una sana pressione su coloro che detengono il potere politico, economico e sociale”. “È questo - per Papa Francesco - ciò che accade quando le scelte dei consumatori riescono a modificare il comportamento delle imprese”.

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