Per un produttore di vino, poter tenere in cantina ogni anno parte delle sue bottiglie destinate al mercato (quando la qualità del prodotto lo consente) e costruirsi così un “archivio storico” di vecchie annate dell’azienda, capaci di dimostrare le potenzialità di invecchiamento del vino stesso e di far crescere, di conseguenza, il prestigio dell’azienda, è di certo una cosa positiva. Ma ha dei costi anche importanti: dallo stoccaggio ai mancati introiti della vendita a breve termine, fino alle tasse che si pagano anche sul capitale immobilizzato. Ma in Usa, dove l’industria del vino è in crescita, non solo in California, ma anche in stanti nuovi per la produzione negli States come l’Oregon, New York o Washington, c’è chi ha pensato di incentivare i produttori ad invecchiare di più i loro vini con agevolazioni dal punto di vista fiscale.
È uno dei punti del “Craft Beverage Modernization and Tax Reform Act” (http://goo.gl/8gWVqh), ora al vaglio del Congresso. Che tra le varie novità, da un abbassamento complessivo della fiscalità a carico dei produttori di vino (ma anche di birra e spirits) all’aumento del credito di imposta per le cantine, propone di consentire ai produttori di portare in detrazione le spese sostenute per l’invecchiamento dei vini e lo stoccaggio di vecchie annate, pratica ancora poco diffusa in Usa, incentivando così le imprese a costruirsi uno “storico” di produzione e ad immettere sul mercato prodotti più maturi e capaci di dimostrare che anche in America si possono produrre grandi vini da invecchiamento. Con ricadute benefiche, in termine di prestigio e di valori economici, su tutta l’industria del vino made in Usa. Chissà se la proposta passerà, e se qualcuno, anche nella Vecchia Europa, ne trarrà ispirazione ...
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