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Chianti Classico a gonfie vele nel 2015: il business è avviato a battere il primato del 2004 ed a superare i 400 milioni di euro quanto a valore della produzione vinicola imbottigliata, con un fatturato globale di filiera di oltre 600 milioni di euro

Italia
Il Chianti Classico va a gonfie vele

Con una vendemmia ancora da fare, ma con un’annata che già promette bene, il Consorzio del Chianti Classico già si gode un’annata commerciale da record con il business che è avviato a battere il primato del 2004 ed a superare i 400 milioni di euro quanto a valore della produzione vinicola imbottigliata, con un fatturato globale di filiera di oltre 600 milioni di euro. A prevedere un 2015 spumeggiante, sono le cifre di fine luglio che permettono di prevedere già oggi un’annata record. Alla fine del mese scorso le marcature delle bottiglie, che le aziende chiedono al Consorzio del Gallo Nero solo quando vendono il prodotto imbottigliato, registravano un aumento dell’8-10% sul 2014. Per cui si pronostica che alla fine dell’anno saranno state vendute circa 38 milioni di bottiglie di Chianti Classico contro i 40 milioni del 2004. Il sorpasso avviene però in termini di valore, perché rispetto a 11 anni fa la produzione riesce a lucrare un 10-15% in più. Succede perché nel frattempo le etichette del Gallo Nero sono riuscite a collocarsi su una fascia di mercato ancora più alte, da ultimo col debutto della “Gran Selezione”, che è evoluzione della Riserva. Per cui, se quest’anno una bottiglia di Chianti Classico “basico” esce dalla cantina a 5-6 euro, raggiunge i 9-10 euro una Riserva a cui va il 26-27% della produzione del Gallo Nero, mentre svetta fino a 15 euro la Gran Selezione (il 5% della produzione).
Dopo il tonfo dell’anno orribile 2009, quando in un solo colpo gli affari delle quasi 600 aziende socie del Consorzio del Gallo Nero subirono un tracollo del 30%, questo è il sesto anno consecutivo che le cantine del Chianti Classico aumentano il volume degli affari. “È un dato incoraggiante - spiega il direttore del Consorzio, Giuseppe Liberatore, oggi al quotidiano “La Repubblica” (articolo di Maurizio Bologni) - in particolare perché si è passati da un andamento stop and go, per cui un anno si cresceva e l’anno dopo si frenava, ad una dinamica di maggiore stabilità, con crescita costante”.
Ormai meno del 20% delle bottiglie rimane in Italia. Il resto è esportato. E le soddisfazioni maggiori arrivano da Nord America (Stati Uniti e Canada), ma anche da Germania, Regno Unito, Svizzera, Giappone e Paesi Scandinavi. Al palo la Cina, dove il posizionamento dei vini francesi non sembra lasciare spazio al Chianti Classico, che appare sul punto di resa. “Abbiamo investito, il ritorno non è quello sperato - dice Liberatore - Siamo arrivati alla conclusione che in Cina c’è uno spazio eventuale per vini di fascia più bassa di quella del Gallo Nero”.

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