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Il vero nemico dell’industria agroalimentare italiana è rappresentato ancora dalle frodi: al Parco Tecnologico di Lodi l’analisi, le soluzioni da adottare ed i limiti da superare secondo 60 esperti riuniti dallo Uk Science & Innovation Network

Se il primo avversario dell’industria agroalimentare italiana è la concorrenza degli altri Paesi, il vero nemico, non solo per il Belpaese, è rappresentato ancora dalle frodi alimentari, che mettono in pericolo non solo la salute dei consumatori, ma anche la credibilità di marchi, denominazioni ed intere filiere produttive. Un problema da affrontare coinvolgendo i diversi attori del settore, riuniti nei giorni scorsi dall’Ente statale britannico UK Science & Innovation Network (Sin) che, insieme al Food Integrity European Project, ha portato al Parco Tecnologico di Lodi (www.ptp.it) 60 esperti internazionali, che si sono confrontati sul grande tema delle frodi alimentari.
Un fenomeno, come ha ricordato Barbara Gallani, italiana ai vertici della Food & Drink Federation inglese, che “esisteva già ai tempi dei romani, quando si addolciva il vino con gli ossidi di piombo. In epoca vittoriana si aggiustava il latte con l’acido borico, o si aggiungeva calce alla farina per sbiancarla. Oggi si usa carne di cavallo in prodotti a base di bovino, ma non è la prima volta. Solo ora abbiamo i mezzi per fronteggiarla. Conoscere la storia della contraffazione e dell’adulterazione - conclude la Gallani - ci aiuta a prevenirla e a dotarci degli strumenti necessari e combatterla”.
Ma come si fa, in termini pratici, a combattere le frodi alimentari, e quali sono i mezzi a disposizione? Secondo Michele Suman, Barilla e membro del Comitato Direttivo del progetto Food Integrity, “le frodi dipendono da 3 fattori: il guadagno potenziale, la facilità di identificazione della frode e la severità della pena qualora essa venga identificata. Per combatterle - spiega Suman - serve dunque capire quali sono i punti critici delle filiere e trovare strumenti gestionali e analitici che rendano non vantaggiosa la frode. Per questo, all’interno del progetto europeo Food Integrity abbiamo sviluppato un database dove abbiamo raccolto tutti i prodotti alimentari, le possibili frodi che posso avvenire lungo tutta la filiera di produzione e le metodiche analitiche già oggi disponibili per prevenirle. Il database sarà reso disponibile agli operatori nel 2016 e fino al 2018 sarà tenuto monitorato dal progetto - conclude Suman - con l’obiettivo di aiutare tutte le filiere a proteggersi da chi vuole usare i loro punti deboli”.
Uno dei limiti più evidenti che la repressione frodi deve affrontare, però, è ancora quello dei confini nazionali, in un mondo ormai globalizzato, in cui truffe e reati raramente sono circoscritti ad un solo Paese
. “Il sistema della repressione frodi - spiega infatti Stefano Vaccari, capo Ispettorato Repressioni Frodi del Ministero delle Politiche Agricole - deve poter operare anche fuori dai confini nazionali, non può essere un semplice sistema di controllo interno nazionale. Per questo ci siamo battuti come Paese per far riconoscere i nostri prodotti come patrimonio culturale dell’unione. Questo - chiosa Vaccari - trasforma i nostri prodotti in marchi, che possono essere tutelati anche fuori dai confini nazionali e comunitari. Oggi, ad esempio, possiamo identificare in poche ore frodi e contraffazioni sui siti di e-commerce di tutto il mondo e nell’arco di una notte togliere dal mercato digitale i prodotti contraffatti”.

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