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“Non scordiamoci che sistema alimentare italiano senza migranti non sta in piedi”: così il presidente Slow Food Carlo Petrini. “Grazie a Mipaaf per la lotta a caporalato: non si può pagare una bottiglia di Barolo 100 euro e 2 euro l’ora i lavoratori”

“In questo momento una carovana enorme sta attraversando l’Europa a piedi, altri muoiono nel Mediterraneo senza nemmeno fare notizia. Noi siamo qui a parlare di formaggi e di made in Italy ma non scordiamoci che il sistema alimentare italiano senza i migranti non sta in piedi. Che made in Italy si può rivendicare senza accogliere i migranti che lavorano nelle nostre malghe, che fanno il Parmigiano? Non va dimenticata la nostra storia, noi siamo un popolo di migranti e la vera Europa si costruisce sulla generosità e sulla solidarietà. Abbiamo l’esempio del mondo contadino che mai ha rifiutato un pasto caldo ai poveri”. Così il fondatore e presidente di Slow Food Cralo Petrini ha aperto oggi “Cheese 2015”, edizione n. 10 (a Bra, fino al 21 settembre). Rivolgendo il suo sguardo a chi davvero ogni giorno lavora per garantire la nostra produzione di qualità, Petrini ha ribadito che “Slow Food ha denunciato il caporalato nelle vigne, ma per vincere questa battaglia abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti”, ringraziando il Ministero delle Politiche Agricole “per la lotta al caporalato: non si può pagare una bottiglia di Barolo 100 euro e 2 euro l’ora i lavoratori”, ma chiedendo al Ministero anche di “ridurre la burocrazia: non si può passare più tempo sulle scartoffie che sui campi”.

“Andiamo a conoscere i produttori - ha proseguito il fondatore di Slow Food - facciamoci raccontare le loro storie e le battaglie con cui ogni giorno difendono territori e ambiente. Lottiamo insieme perché il cibo abbia finalmente un prezzo giusto, possibile solo se impareremo a sprecare meno e valorizzare i prodotti di qualità”. Perché “il prezzo giusto vuol dire rispettare le differenze: i costi non sono gli stessi in pianura e in montagna”, e, altrimenti, “se troppo alto soffrono i poveri, se è troppo basso i contadini abbandonano la terra”. E, su tutti, dice Petrini, “se i giovani abbandonano la terra è un disastro per il nostro futuro. Come diceva #Pavese lavorare è vestire la terra”.

“Siamo al 18esimo anno di “Cheese””, ha ricordato Petrini, anni che “hanno segnato il cambiamento di Slow Food, con la nascita di Terra Madre che ora si riunisce a Milano”, e nei quali “il settore caseario è in estrema sofferenza, come possiamo pagare 35 centesimi un litro di latte e pensare che il sistema alimentare sia sostenibile? Abbiamo quindi bisogno di una svolta politica che permetta di difendere le produzioni locali dicendo un no forte alla produzione di formaggio con latte in polvere”.

“Slow Food ha saputo porre l’accento su alcune questioni fondamentali - ha sottolineato Andrea Olivero, vice Ministro alle Politiche Agricole - qualità, figlia di tradizione e innovazione, con cui è possibile difendere la nostra biodiversità; educazione alimentare, con cui comunicare l’identità dei nostri prodotti in costante contatto con il territorio; qualità sociale, data dalla coesione con i nostri territori, per difendere comuni abbandonati e zone marginali”. E sul tema al centro del dibattito europeo ha aggiunto che “il Governo italiano è determinato a ribadire il no al latte in polvere per la produzione di formaggi, vogliamo proporre ai colleghi europei di allearci in questa battaglia per ottenere un’indicazione chiara sui prodotti perché ciascun consumatore sappia cosa sta comprando e abbia la possibilità di scegliere e nella scelta possa prediligere qualità, passione e conoscenze”. Olivero ha quindi concluso con un pensiero al tema centrale di questa edizione di “Cheese”, la montagna: “dobbiamo invertire la rotta, riconoscere la specificità montana e tutelarne territori e produttori; il lattiero caseario che noi vogliamo punta sui produttori locali che sanno organizzarsi, fare rete e cambiare le sorti del nostro Paese. Vi garantisco l’impegno del Ministero e del Governo affinché questi temi restino al centro dell’attenzione e della nostra agenda”.

Il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino ha sottolineato l’importanza di “Cheese” per la cultura piemontese che è al tempo stesso un intreccio di voglia di lavorare, rispetto dell’ambiente, delle diversità all’interno del Piemonte e soprattutto delle persone. E per questo ribadisce come l’Europa possa ancora essere una grande prospettiva per i giovani se saprà essere all’avanguardia nel creare un’economia omogenea e sradicare definitivamente i nazionalismi. Il sindaco di Bra, Bruna Sibille, infine, ha ricordato “il valore economico che “Cheese” ha per il territorio, importante e duraturo ed è sostenuto dai principi sociali e ambientali che la manifestazione porta con sé: mostra insieme le unità e le differenze del nostro pianeta ed è proprio questo che rende questo evento così straordinario”.

Focus - “Cheese 2015”: Slow Food premia la “Resistenza Casearia”

André Valadier

Produttore celeberrimo di Laguiole (Francia)

Mitico allevatore della piccola regione dell’Aubrac, André Valadier ha il merito di aver fatto rinascere, negli anni Sessanta, la Tome de Laguiole, prodotto fondamentale della tradizione casearia francese, e l’allevamento della razza bovina aubrac. Fondatore della cooperativa Jeune Montagne, per anni sindaco della cittadina di Laguiole, consigliere regionale della Midi-Pyrenées e presidente del comitato nazionale dei prodotti caseari dell’Inao, Valadier è un punto di riferimento per le nuove generazioni di casari francesi.

Guilherme “Capim” Ferreira

Giovane veterinario e produttore di formaggi di São Roque de Minas (Brasile)

Nato e cresciuto nella città di São Paulo, Guilherme "Capim" Ferreira, 28 anni, ha fatto della fattoria del nonno a São Roque de Minas un fondamentale punto di partenza per costruire il suo futuro. Nel 2011, dopo la laurea in veterinaria, Guilherme ha deciso di rilevare l’azienda di famiglia e dedicare la sua vita all’allevamento e alla produzione di formaggi come il tradizionale Serra da Canastra. Ha scelto inoltre di recuperare una razza bovina locale: la caracu. Oggi, pur nel rispetto della tradizione, la sua azienda agricola è tra le più all’avanguardia nel paese, ha allargato l’allevamento anche a razze suine e presto diventerà fattoria didattica.

María Jesús Jiménez Horwitz

Casara e attivista in difesa dei formaggi tradizionali spagnoli

Casara di Jayena, nella zona di Granada, e presidente della Red Española de Queserías de Campo y Artesanas, associazione di produttori spagnoli che difende e promuove il settore caseario artigianale, María Jesús Jiménez Horwitz si batte in prima persona per tutelare la straordinaria biodiversità dei formaggi spagnoli, oggi minacciata dalla standardizzazione e dalle norme igienico-sanitarie. Laureata in farmacia, ha conseguito un master in sicurezza alimentare per poter meglio dialogare con le amministrazioni e le autorità sui vincoli normativi che rendono difficile la sopravvivenza di piccoli caseifici artigianali e delle tradizioni a essi legate.

Agitu Ideo

Produttrice casearia e allevatrice di capre mochene, originaria di una comunità pastorale etiope, emigrata in Trentino Alto Adige (Italia)

Agitu Ideo, per gli amici italiani Agi, ha 37 anni e arriva dall’Etiopia. Ha scoperto Trento da studentessa, innamorandosi del territorio tanto da decidere di stabilirvisi. Scappata da Addis Abeba con la famiglia di pastori nomadi, minacciati dall’accaparramento delle terre, ha deciso di allevare a Valle San Felice, in val di Gresta, la capra di razza pezzata mochena, tipica di queste zone e a rischio di estinzione. Qui ha avviato l’azienda La capra felice, dove alleva, su 11 ettari di terreni recuperati dall’abbandono, 70 capre e 50 galline ovaiole e coltiva 4000 metri quadrati di orticole. La capra felice è anche piccolo caseificio e agriturismo sociale.

Ferdinando Quarteroni

Allevatore di capre orobiche, razza a rischio di estinzione della Lombardia, Presidio Slow Food (Italia)

Ex elettricista abituato alla vita cittadina, vent’anni fa, Ferdinando Quarteroni ha deciso di cambiare vita e, con la famiglia, si è trasferito in campagna per iniziare una nuova avventura: l’allevamento. A Lenny, in Valle Brembana, nell’agriturismo che porta il suo soprannome, Ferdy alleva vacche di razza bruna, cavalli avelignesi e capre di razza orobica, Presidio Slow Food, e produce tradizionali formaggi di latte di capra come il roviola, il matuscin e il formagin. L’azienda agricola è anche fattoria didattica aperta alle scuole, luogo di ospitalità e piccolo centro benessere.

Madeleine Hanssen

Produttrice di Herve a latte crudo, Presidio Slow Food (Belgio)

Il latte crudo sta al formaggio come Madeleine Hanssen sta al ruolo di produttrice: tanta concretezza, carattere forte e tanto lavoro. In provincia di Liegi, Madeleine ha rilevato l’azienda familiare (una cascina centenaria) e ha ripreso a produrre l’herve tradizionale (Presidio Slow Food) insieme al marito Philippe. L’herve di Madeleine è il frutto di una passione che arriva da lontano, ma che ancora oggi subisce le insidie legate a normative iperigieniste. Proprio queste normative hanno portato alla chiusura dell’azienda familiare di José Munnix, ultimo produttore di herve a latte crudo insieme a Madeleine Hanssen. In reazione a ciò, i produttori artigianali della Vallonia, tra cui Madeleine, si sono riuniti definendo strategie condivise per difendere le piccole produzioni a latte crudo. Una resistenza casearia.

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