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L’industria alimentare, dal Forum dei Giovani Imprenditori di Federalimentare di scena all’Expo di Milano, si candida a leva di rilancio per l’economia del Belpaese. Divella: “alimentare primo per export e per investimenti in ricerca e sviluppo”

Innovazione e internazionalizzazione: sono questi, insieme a riforme strutturali e moderne, gli ingredienti alla base della ripresa italiana di cui l’industria alimentare si candida, a buon diritto, a leva di rilancio. Parola del presidente dei giovani industriali di Federalimentare (riuniti oggi ad Expo per il Forum n. 10 dei Giovani Imprenditori di Federalimentare), Francesco Divella, sottolineando “il boom dell’export alimentare, che nel primo semestre 2015 è cresciuto del +7,3% sullo stesso periodo 2014, mentre quello complessivo del Paese si ferma sul +5%”.
Un risultato che nasce dalla vocazione all’innovazione del settore: “anche durante la crisi non abbiamo mai smesso di puntare sulla qualità - spiega Divella - perché l’industria alimentare investe ogni anno 10 miliardi di euro, l’8% del fatturato, in ricerca e sviluppo, e l’1,8% in innovazione di processo e prodotto. Il saper fare che il mondo riconosce all’alimentare italiano nasce da un sapere tradizionale che continua a guardare al futuro. Noi giovani imprenditori sappiamo che sarà questa la chiave per competere nel mercato globale”. Divella, quindi, ha sottolineato il “percorso creato all’interno del Sistema Confederale, diretto a creare sinergie promozionali e di immagine fra i tre settori presenti al Forum. Occorre sfruttare al meglio gli investimenti in questa direzione e i ritorni degli stessi anche perché nel medio periodo gli unici, reali spazi espansivi saranno legati essenzialmente ai mercati esteri”.
Il Forum di scena oggi nella cornice di Palazzo Italia è stato anche l’occasione per sperimentare un nuovo format di discussione intersettoriale, insieme al vice Mnistro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, al Presidente Ice Riccardo Monti, ai presidenti dei Giovani Imprenditori di Confindustria, Marco Gay, Alessandra Guffanti, presidente dei Giovani Imprenditori di Sistema Moda Italia, e di Marta Anzani, presidente dei Giovani Imprenditori di Federlegno-Arredo. Partendo dall’analisi del settore alimentare, sono state messe a confronto le categorie del settore manifatturiero che veicolano meglio nel mondo l’eccellenza italiana (Food, Fashion e Furniture) e che rappresentano l’esaltazione di quel “saper fare italiano”, leva principale, secondo i giovani industriali, del rilancio dell’economia del Paese. Ha contribuito all’analisi anche Alessandra Lanza, responsabile Prometeia per le strategie industriali, che ha illustrato i risultati dell’ultima ricerca “Esportare la dolce vita”, effettuata col Centro Studi Confindustria, sulle prospettive delle esportazioni di eccellenza del Paese, in riferimento particolare al mercato cinese e all’e-commerce. Prospettive tanto più importanti alla luce della perdurante stagnazione dei consumi interni.
“Non esiste un occasione migliore di Expo per l’Assemblea dei Giovani di Federalimentare - è intervenuto il presidente Federalimentare, Luigi Scordamaglia - un evento unico, che ha consacrato il sistema agroalimentare italiano quale modello di riferimento e soluzione mondiale equilibrata e sostenibile alla sfida delle generazioni future della food security. La grandezza di questo sistema, dei nostri imprenditori - ha sottolineato Scordamaglia - è sempre stata quella di saper innovare, investire, cambiare, ma nel rispetto della tradizione. Ed in questo costante stimolo ad evolvere e tener conto di strumenti nuovi (internet, e-commerce) la cui portata rivoluzionaria riusciamo oggi ad immaginare solo parzialmente, il ruolo dei giovani imprenditori è fondamentale e centrale. Oggi in più - ha concluso il presidente Federalimentare - con l’orgoglio e lo stimolo di farlo in un Paese che sembrerebbe aver finalmente capito il ruolo centrale ed insostituibile del nostro settore”.

Focus - Internazionalizzazione: valorizzare l’immagine del made in Italy alimentare nel mondo
Il rilancio del percorso di internazionalizzazione delle imprese italiane passa attraverso le buone performance registrate dall’industria alimentare nell’export, che nei primi sei mesi 2015 ha raggiunto quota 13.869,8 milioni di euro: (+7,3%). In questo contesto, emerge in particolare la spinta del mercato UE (+4,1%) favorita dal rafforzamento dei due sbocchi principali, Germania (che passa al +2,7%) e Francia che sale al +2,5%. Spiccano anche le buone performance del Regno Unito e della Spagna, che si rafforzano entrambi, rispettivamente col +8,9% e il +15,9%. Si consolida anche il vistoso trend degli Usa, che si attestano su un formidabile +23,5%. Mentre tornano a crescere anche altri due sbocchi importanti, fermi nel 2014, come il Canada (che sale al +8,1%) e il Giappone (che si attesta su un +4,8%).

Focus - Russia: l’embargo frena il made in Italy
Le esportazioni italiane complessive in Russia hanno raggiunto, nel periodo gennaio-giugno 2015, la quota di 3 miliardi 256 milioni di euro, con un calo del -28,9% sulla quota esportata nello stesso periodo 2014. Il “food and beverage”, a seguito dell’embargo specifico scattato nell’agosto 2014 su carni, ittico e lattiero-caseario, accusa il calo peggiore (-38,0%) rispetto al tessile-abbigliamento e al legno-arredo. Tuttavia, le discese appaiono generalizzate e marcate, in collegamento col forte calo del rublo e del PIL russo, che hanno eroso pesantemente la capacità di acquisto locale. È stata specificamente rintuzzata, comunque, la tesi secondo cui i flussi export verso la Russia sono stati “riorientati”. La Russia è e rimane un mercato fondamentale per le nostre eccellenze, i Dop e gli Igp, per cui, senza le sanzioni, i risultati sarebbero stati ben superiori e di carattere addizionale, non sostitutivo. Occorre sostenere perciò ogni iniziativa e ogni sforzo per la revoca reciproca delle sanzioni tra due aree, come la Ue e la Russia, destinate ad una sempre più stretta, fisiologica integrazione di mercato.

Focus - Usa: al secondo posto nel “food and beverage” dopo il sorpasso sulla Francia
La spinta del +23,5% registrata nel semestre dall’export alimentare su questo mercato ha ulteriormente accelerato rispetto ai trend precedenti. Essa conferma stabilmente gli Usa al secondo posto, dopo la Germania, fra i principali sbocchi dell’alimentare made in Italy, superando di slancio la Francia. Non si tratta di un fuoco di paglia. La scelta del Piano Calenda di puntare proprio quest’anno su questo mercato è stata vincente, anche perché essa contribuirà con nuove iniziative a combattere la grossa insidia della contraffazione alimentare e dell’italian sounding. Ne deriva che, al di là dell’indiscutibile incentivo rappresentato dalla svalutazione del dollaro, questa spinta promozionale, assieme all’invidiabile trend del Pil statunitense, permetterà di consolidare anche in futuro la dinamica dell’export alimentare nazionale negli Usa. Una dinamica che appare premiante rispetto alla concorrenza, come dimostra la crescita della “fetta” rappresentata dal Made in Italy all’interno della “torta” delle importazioni alimentari americane.

Focus - Cina: i chiaroscuri recenti non intaccano l’export alimentare
La crescita del +27,9% dell’export semestrale di “food & beverage” su questo mercato aumenta il passo della prima parte dell’anno e raddoppia ampiamente il trend del consuntivo 2014. La “bandiera” dell’alimentare si affianca a quella del “fashion”, del “furniture” e degli altri comparti di immagine in territorio cinese. Il recente appannamento congiunturale della Cina, non dovrebbe interferire perciò con la spinta specifica del nostro “food and beverage”. Esso sta conquistando fidelizzazioni crescenti in una platea di consumo immensa e lontana dalle nostre tradizioni eno-gastronomiche. Come dimostra l’aumento del +300% messo a segno dall’export di settore nel periodo della crisi.

Focus - Innovazione: food e startup, un binomio di successo
Oggi l’8% del fatturato investito dall’industria alimentare è diretto in ricerca e sviluppo, l’1,8% in R&S formale e informale di prodotti e processi innovativi, il 4% in nuovi impianti, automazione, Ict e logistica, oltre il 2% in analisi e controllo di qualità e sicurezza.
“L’obiettivo - spiega il presidente Divella - è quello di coniugare la sapienza, le tradizioni, i localismi del modello alimentare italiano con la costante innovazione di processo e di prodotto. La sfida per i giovani imprenditori italiani del settore alimentare - continua Divella - passa attraverso l’innovazione, che in imprenditoria si traduce in startup. Grazie alla loro alta componente tecnologica è possibile sfruttare nuove strategie, che sfruttano le valenze positive con le reti d’impresa, unendo le loro grandi potenzialità di mercato con le specifiche tradizioni produttive e commerciali”.

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