“Nel futuro della cucina italiana c’è tanto mondo. Grazie a Expo si è capito che non siamo solo pizza e spaghetti, ma che c’è una creatività che all’estero si fa fatica a riconoscere agli chef italiani. Avendo inventato prodotti come il caffè espresso, il cappuccino o il tiramisù, che sono icone mondiali dell’Italia come lo è il fish & chips per gli inglesi, quasi a nessuno viene in mente di chiedere cosa sta facendo un giovane chef italiano. Ma con l’Esposizione e il suo contorno abbiamo dimostrato che l’Italia continua a fare ed inventare cucina, e che non si fanno sempre le stesse cose come abbiamo fatto fino ad ora. Speculare a questo, è il fatto che gli italiani avranno meno diffidenza per le cucine straniere, anche grazie a tanti ristoranti stranieri di qualità, che piacciono, a patto di non andare a ricercare i nostri gusti, ovviamente”. Dopo l’Expo italiana dedicata al tema alimentare e il dopo-giudizi della critica appena “digerito” - dalla perfezione fatta persona da Massimo Bottura alla Guida Michelin che quest’anno ha svelato le sue Stelle e non Stelle a ridosso delle Festività - con l’anno che finisce ed il nuovo che comincia, è tempo di bilanci e previsioni anche per la cucina italiana, tracciati da WineNews con l’ideatore di “Identità Golose”, Paolo Marchi. Una cucina che dopo aver raggiunto altissimi livelli in Italia, deve ora occuparsi della sua reputazione all’estero. Dove piace, e molto, ma “quello che non viene capito nel mondo è perché non difendiamo nel modo giusto le nostre eccellenze. Il paradosso classico è quello degli americani che pensano di aver inventato la pizza”.
“Noi abbiamo avuto tanti italiani immigrati dall’Ottocento - sottolinea Marchi - alcuni hanno aperto ristoranti, altri si sono messi a produrre panettoni, formaggi e prosciutti. Non avendo tutelato da subito questi prodotti, in molti oggi all’estero non capiscono perché storciamo il naso davanti agli “spaghetti with meat balls”. I francesi hanno difeso di più e da prima le loro eccellenze. Speriamo che in questo senso ci sia una nuova partenza anche per l’Italia”.
A dare il via, secondo Marchi, l’Esposizione Universale di Milano dove la nostra cucina ed i suoi più celebri chef sono stati protagonisti, grazie anche alle “Identità”. Anche per questo la prossima edizione di “Identità Golose” (al MiCo a Milano, 6-8 marzo; www.identitagolose.it) riproporrà le tematiche dell’Expo, riassunte nell’emblematico leitmotiv “La Forza della Libertà”, per portare al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica - e di chi ci amministra e governa - la voglia di conoscenza e curiosità che animava ogni visitatore, aprendo una riflessione a 360° sul valore della libera creatività e della libera convivialità, e per ricordare che regolare i consumi, non vuole dire non sedersi più a tavola, ma anzi intensificare gli scambi culturali e tecnici che avvengono nelle cucine di tutto il mondo. “Vogliamo esasperare il tema dell’Expo applicato all’alta cucina: non sprecare il Pianeta - spiega Marchi - che non è il concetto del “non buttare il gambo del carciofo perché puoi farci il risotto”, cosa che avviene già. Ma è il chiedersi perché limitarsi a certe parti degli animali, cercare di usare tutto, spingersi ad entrare in una visione molto più globale anche a livello di spesa, di ordinazioni. Anche per recuperare manualità nei ristoranti, dove oggi in molti ordinano gli alimenti già sporzionati, come i filetti, pronti solo da cucinare. Arrivano già tanti cibi pronti e questo vuol dire che probabilmente ci sono già stati molti sprechi a monte”.
Dopo “Una sana intelligenza”, “La Forza della Libertà” sarà dunque il tema dell’edizione n. 12 di “Identità Golose Milano”, con i grandi chef italiani e stranieri che racconteranno la loro libertà di espressione in cucina, da Davide Scabin ad Enrico Crippa, da Massimiliano Alajmo a Ricard Camarena, passando per Carlos Garcia, Massimo Bottura, Carlo Cracco, l’omaggio a Annie Féolde e Giorgio Pinchiorri, Matthew Kenney, Matt Orlando e Niko Romito.
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