No, la Cina non è ancora sulla via della ripresa, ed il problema non riguarda solo l’Italia, che a metà 2015 faceva segnare un calo del 19% in valore sul 2014, ma il trend nel suo complesso. Come racconta lo “Shanghai Daily” (www.shanghaidaily.com), che ha analizzato i dati Vinexpo 2015, i consumi enoici nel quinto mercato del vino mondiale, chiude l’anno in calo, dopo un decennio di crescita ininterrotta. A pagare, però, più che le importazioni, sono i produttori del Dragone, che scontano tre dinamiche avverse: prezzi troppo alti, incapacità di rispondere alle nuove richieste del mercato ed un’atavica mancanza di comunicazione con il mondo dei consumatori. E non è detto che le cose siano pronte a riprendersi nel corso del 2016: non è un caso, infatti, che per molti dei produttori più importanti del Belpaese sentiti da WineNews, la Cina resti ancora una grande incognita. Se Corrado Casoli, presidente Gruppo Italiano Vini (Giv), uno dei grandi player italiani del vino, si aspetta “sorprese dalla Cina”, per Enrico Viglierchio, dg di Castello Banfi, azienda leader di Montalcino, la Cina non è ancora “un mercato che si sviluppa secondo le aspettative che avevamo. E non credo che qualcosa possa cambiare anche per il 2016”.
Così, nel 2015 i consumi di vino rosso, che vale il 75% del mercato, si sono attestati a 1,187 miliardi di litri, 65,16 milioni di litri in meno del 2014, in un Paese che, secondo il Ceo di Vinexpo, Guillaume Deglise, paga “il rallentamento della propria crescita economica, ma anche la lotta alla corruzione del proprio Governo e la disfatta degli ultimi mesi del mercato azionario”. Come detto, sono proprio le vendite di vino cinese, che valgono l’80% del mercato, a risentirne maggiormente, ed il primo motivo è di natura economica, come spiega Lu Mengxi, proprietario di una cantina nella regione di Ningxia Hui, detta la “Bordeaux di Cina”: “i nostri prezzi sono troppo elevati, ad esempio una bottiglia di Zhihuiyuanshi (azienda piuttosto nota di Ningxia, ndr), viene venduta ad i distributori a 200 yuan (30 dollari, ndr), mentre il prezzo al dettaglio di un normale Bordeaux è di 100 yuan su Yesmywine, uno dei siti di e-commerce enoico più popolari di Cina”.
“Ad affossare le nostre produzioni - aggiunge Stephen Li, tra i wine educator più apprezzati e famosi di Cina - ha contribuito in maniera importante l’incapacità di capire e soddisfare le mutazioni di un mercato in cui, fino a qualche anno fa, l’ignoranza regnava sovrana. Oggi è diverso da dieci anni fa, i giovani delle classi medie sanno leggere anche le etichette in francese, la conoscenza del vino non si ferma alle bottiglie nazionali, e la produzione nazionale non è in grado di competere, in termini di qualità e prezzo medio, con i vini importati”. Infine, la “mancanza di comunicazione tra produttori e consumatori, nonostante la crescita del vino cinese nel resto del mondo”, sottolineata da Charles Guo, fondatore della Winemaster House, società di consulenza di marketing del vino.
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