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Italiani & cibo, cresce il numero di vegetariani e vegani, mentre i Millennials si scoprono sempre più salutisti. E le aziende del food, protagoniste a Cibus, non stanno a guardare, puntando su salubrità e testimonial d’eccezione, da Cracco a Oldani

Non Solo Vino
A Cibus, protagonisti gli chef stellati: Davide Oldani, Antonino Cannavacciuolo e Carlo Cracco

Il rapporto che gli italiani hanno instaurato con il cibo, negli ultimi anni, ha conosciuto sempre più implicazioni, che vanno ben al di là del gusto, coinvolgendo direttamente l’etica. Così, il rispetto per l’ambiente è alla base del boom dei consumi di prodotti biologici e biodinamici, mentre l’amore per gli animali spinge sempre più persone a rinunciare a carne, pesce e persino ai loro derivati. Come emerge da una ricerca firmata Gfk Eurisko, in Italia ormai una persona su 10 è vegetariana, ed una su 50 è vegana. Percentuali più alte di qualsiasi altro Paese d’Europa, la Germania ci segue con l’8% dei vegetariani.
Tendenze che certo non possono snobbare le imprese dell’agroalimentare, protagoniste a Cibus di Parma, da ieri al 13 maggio (
www.cibus.it), perché spesso è nelle nicchie che si “nascondono” le opportunità maggiori, come racconta proprio la progressione dei consumi bio, usciti dagli angoli dei supermercati per prendersi intere corsie. E allora, è importante conoscere il profilo dei nuovi target. Il vegano, ad esempio, è principalmente donna (58%), tra i 45 ed i 54 anni (28%), in possesso di laurea (17%), ha una posizione dirigenziale (25%), abita in grandi città (13%) e vive nel Nord-Ovest (36%).
Se conoscere il profilo del consumatore vegano è importante, non lo è certo di meno quello dei Millennials, di cui si parla tanto in ottica vino, specie in Usa e Uk, ma che anche in Italia sono ormai pronti a guidare i consumi. A “raccontarli” è uno studio Tns per Danone, sulle “Abitudini Alimentari dei Millennials”, da cui emerge il profilo di una generazione piuttosto salutista: il 19% fa movimento, il 28% dorme la giusta quantità di ore, il 46% non fuma, il 46% ha un peso in linea con la propria altezza, il 48% non mangia poca carene rossa, il 51% non beve alcolici, il 55% pratica attività sportiva, il 58% assume pochi grassi, il 59% si sottopone a controlli medici, il 61% assume integratori, il 64% assume pochi zuccheri, il 67% non ha uno stile di vita stressante, il 68% assume alimenti senza lattosio ed il 75% assume alimenti senza glutine.
È a loro che guardano le grandi aziende del food che, per coinvolgere e conquistare i più giovani punta forte sugli eroi delle nuove generazioni, gli chef. Così, proprio a Cibus, Carlo Cracco dallo stand delle patatine San Carlo abbina le patatine allo zenzero, ovviamente reinterpretate, ad uno spritz allo zenzero, mentre Antonino Cannavacciuolo si destreggerà nella reinterpretazione del Gorgonzola, cui presta il volto già da un po’, e Davide Oldani declinerà il riso Scotti in show cooking che si preannunciano partecipatissimi. E se il veganesimo vi pare un eccesso, la paura per il glutine una reazione scomposta ed il pensiero per i grassi un’ossessione, che dire di tendenze che estremizzano le normali pratiche alimentari? A partire dai fruttariani, che seguono un’alimentazione basata esclusivamente su frutta dolce, ortaggi, olive e avocado, e i crudisti, la cui dieta prevede solo alimenti crudi, non trasformati o cotti ad una temperatura inferiore ai 50°, per arrivare al regime reducetariano, che limita il consumo di carne, pesce e tutto ciò che deriva dagli animali (compresi uova e latticini) circoscrivendone l’assunzione al week end o ad un solo giorno nell’arco di una settimana. Ci sono poi i cultori del consumo esclusivo di pesce (pescetariani) o di carne di pollo (pollotariani), passando per l’alimentazione macrobiotica. Alimentazione il cui presupposto è che per raggiungere il benessere fisico occorra un equilibrio rigoroso negli apporti nutrizionali giornalieri: il 50% delle calorie da cereali integrali in chicchi, il 20-30% da verdure di stagione crude e cotte, il 10-20% da carne bianca, pesce, legumi o sostituti, il 10% da frutta fresca o secca. E ancora, estremizzazioni come il locavorismo, una teoria alimentare che consiste nel consumo di cibi locali, prodotti e trasformati in un raggio di circa 200 chilometri dalla propria casa, e la dieta paleolitica che ammette solo gli alimenti che l’uomo può reperire in natura con la caccia, la pesca e la raccolta di radici, bacche, verdura e frutta, preferibilmente freschi e non oggetto di trasformazione industriale. Per non dire dei brethariani, persone che, richiamandosi all’ascetismo orientale, dichiarano di nutrirsi solo di aria e sole.

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