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L’orto, simbolo dell’amore per la terra, sarà al centro di “Terra Madre - Salone del Gusto” 2016 by Slow Food (22-26 settembre, Torino), edizione più ambiziosa di sempre con il Presidente Mattarella. Petrini: “è la politica di pace da portare avanti”

Non Solo Vino
Il fondatore di Slow Food, Carlo Petrini, a Terra Madre 2014

L’orto, simbolo dell’amore per la terra, al centro di tutte le attività e attorno al quale ruoteranno tutte le iniziative in programma con il tema “Voler bene alla terra” - con il momento clou che sarà la cerimonia delle comunità del cibo di Terra Madre, che riunirà 5.000 delegati da oltre 160 Paesi - e la presenza del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, in un evento che, ha detto Carlo Petrini, “ha sempre contato su presenze d’eccezione, a cominciare dal Principe Carlo e dal Presidente Napolitano a inizio mandato. Quest’anno avremo il Presidente Mattarella: la sua presenza, ci ha detto, è un segno distintivo della politica di pace che il nostro Paese deve portare avanti”. Ecco l’attesa edizione 2016, di “Terra Madre Salone del Gusto”, la n. 20 e la più ambiziosa di sempre, del più importante evento promosso da Slow Food, con Regione Piemonte e Città di Torino, illustrata oggi a Milano dal presidente e fondatore della Chiocciola Carlin Petrini, e che, per la prima volta, dal 22 al 26 settembre, abbraccerà la città di Torino. Migliaia sono gli orti coltivati nel mondo da Slow Food, tra cui quello che la first lady Usa Michelle Obama ha creato alla Casa Bianca su richiesta del movimento. Alla domanda se chiederà anche al Capo dello Stato o al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, di aprire un orto nella loro residenza, Petrini ha risposto “si potrebbe chiedere, vedremo”. E, dopo vent’anni di sfide - e a 30 anni dalla nascita di Slow Food - ha detto Petrini, ““Terra Madre Salone del Gusto” sarà una grande occasione per far passare un concetto di cui dobbiamo essere ben coscienti: la qualità del cibo è un diritto di tutti”.
“Voler bene alla terra”, il tema di “Terra Madre Salone del Gusto 2016” - che vedrà protagonista le 500 Comunità della rete sparse per il mondo, con 800 espositori da 160 Paesi, 180 presìdi Slow Food italiani e 150 internazionali, un’enoteca con più di 900 etichette, 182 appuntamenti tra laboratori del gusto e scuola di cucina con il coinvolgimento di oltre 40 chef e più di 300 produttori, e ben 180 attività dedicate alle scuole e alle famiglie - “richiama l’esigenza di assumere ognuno in prima persona, nella quotidianità, il compito di prendersi cura della nostra casa comune - ha spiegato Petrini - ciascuno di noi può farlo scegliendo il proprio cibo, assumendo consapevolezza di quanto l’alimentazione incida sulla qualità della vita, sull’ambiente, sulla società. Abbiamo tutti diritto a un cibo buono, pulito e giusto, ma abbiamo anche il dovere di adoperarci per esercitare questo diritto”.
La riaffermazione di questo diritto, per il presidente di Slow Food Italia Gaetano Pascale, non può che passare attraverso il principale appuntamento della Chiocciola: ““Terra Madre Salone del Gusto” storicamente costituisce il momento in cui Slow Food presenta il proprio lavoro di tutti i giorni. Portiamo alla ribalta, a contatto col grande pubblico, tutti i progetti su cui siamo impegnati: le attività sul fronte dell’educazione, le iniziative per la salvaguardia della biodiversità, le collaborazioni con soggetti istituzionali, associativi e imprenditoriali. E vogliamo farlo con un linguaggio semplice e coinvolgente. Perché lo scopo principale è sensibilizzare il maggior numero di persone sulle tematiche legate al cibo, alla produzione e alla distribuzione, sui coinvolgimenti sociali, economici e sulla salute di cui esso è portatore”.
A vent’anni dalla prima edizione del Salone del Gusto (nell’autunno del 1996) Slow Food ritiene che sia il momento di proporre queste riflessioni, questi contenuti e le sfide che essi si portano dietro, al più ampio pubblico possibile. Di qui la scelta di abbandonare il tradizionale format fieristico, dal Lingotto alla città di Torino, e inaugurare una formula originale, nella quale si riflette anche il piccolo cambiamento di nome con Terra Madre che passa in primo piano, come a volerci indicare la rotta.
“Uscire allo scoperto” significa entrare nel tessuto sociale (di Torino, che simbolicamente rappresenta però qualsiasi realtà urbana del mondo: dal Parco del Valentino alla via Roma, Piazza San Carlo e Piazza Castello, fino al cortile di Palazzo Reale sede dell’enoteca, e con le attività proseguiranno nei musei, come quello del Cinema, di Arte Orientale ed Egizio, ma anche fuori città nelle Residenze Reali), aprirsi a nuove platee, nuovi linguaggi, nuove sensibilità mai toccate in precedenza dal messaggio della Chiocciola. Significa sperimentare collaborazioni inedite e instaurare, attraverso le numerose e vivaci realtà culturali torinesi, un dialogo con il mondo dell’arte, della letteratura, del cinema, nell’ambito di un programma più creativo e partecipato che mai. L’auspicio di Slow Food è che Torino senta ancora più sua questo evento, ormai da tempo uno dei più qualificanti per la proposta culturale e turistica del territorio: “l’obiettivo - spiega Petrini - è proporre la cultura del cibo a 360 gradi, non solo nella visione della gastronomia classica. Per questo andremo a interagire, a partire da questa edizione e negli anni a venire, con quante più realtà possibili, incluse le periferie e quanti operano nel sociale: soggetti e luoghi sempre più oggetto di attenzione all’interno del perimetro di riflessione e azione di Slow Food”.
Dopo vent’anni si cambia, ha concluso Petrini, “la novità più grande è che usciamo dal Lingotto per consegnarci alla città. Andremo nelle periferie, non soltanto nel salotto buono, a interagire con gli ospedali, con le scuole, con un’istituzione sacra per i torinesi come il Cottolengo. Sarà un’occasione per far passare il concetto che la qualità del cibo non è solo un diritto dei ricchi ma di tutti”.
Info: www.slowfood.it

Focus - Da quando il cibo non aveva spazio nella comunicazione alle migliaia di esperienze di orti scolastici, vent’anni di “Terra Madre Salone del Gusto” con Slow Food
“Terra Madre Salone del Gusto 2016” è dedicato soprattutto a chi incontra per la prima volta la filosofia di Slow Food, e sarà dunque un “assaggio” delle attività che Slow Food organizza ogni giorno ai quattro angoli del mondo. Dal 1996 ad oggi, quando è nato l’evento, tanta acqua è passata sotto i ponti della gastronomia: da quando il cibo non aveva spazio nella comunicazione, le produzioni di piccola scala vivevano ormai da qualche decennio un oblio crescente, dall’economia alla politica l’interesse per l’agricoltura era scarso e appariva destinato a diventare nullo. Lo scenario odierno è profondamente mutato e non vi è dubbio che Slow Food, anche attraverso la sua vetrina torinese biennale, abbia molto contribuito in tal senso, propiziando la nascita di una rete attiva ormai in tutto il mondo: “la realtà degli orti scolastici di Slow Food - ricorda il fondatore e presidente di Slow Food Carlo Petrini - conta ormai su migliaia di esperienze. In Africa gli orti sono più di 3.000, ma impegnano già 50.000 persone. Ci sono orti scolastici che sfamano più di 1.000 bambini ogni giorno. Sono una goccia d’acqua nel problema africano, però esistono. Questo è ciò che la rete di Terra Madre vuole favorire”.
Tuttavia, a livello globale, le sfide sono lungi dal potersi considerare vinte. Semmai sono mutate le condizioni e nella scelta di grande cambiamento che caratterizza l’edizione 2016 di “Terra Madre Salone del Gusto 2016” vi è anche il desiderio di adeguarsi a queste rinnovate sfide. La fame continua ad affliggere 800 milioni di persone nel mondo e, insieme, alle guerre e ai cambiamenti climatici innesca giganteschi flussi migratori che scuotono le fondamenta della convivenza tra i popoli. Questo fenomeno è sotto gli occhi di tutti e nessuno può chiamarsi fuori dalla ricerca collettiva e condivisa di soluzioni. Non possiamo pensare che siano argomenti che non ci riguardano, né possiamo considerarci immuni da responsabilità. Il cibo rappresenta un formidabile strumento per comprendere l’epoca che viviamo, con le sue complessità e contraddizioni, e può aiutarci a trovare le domande giuste, indispensabili per trovare anche le buone risposte. A vent’anni dal primo appuntamento con la kermesse torinese, Slow Food crede che la battaglia più importante per il nostro futuro si giochi ancora sul cibo, sull’ambiente, sulla biodiversità, ovvero sulla relazione dell’uomo con la terra.

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