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Verona diventa capitale mondiale della scienza applicata alla viticoltura: dal 13 al 18 giugno c’è l’“International Symposium on Grapevine Physiology and Biotechnology”, con con ricercatori da tutto il Pianeta riuniti dall’Università di Verona

Fisiologia e sviluppo della pianta, interazioni con l’ambiente e con i patogeni, genomica, metabolomica e qualità del frutto, cambiamento climatico, suoli, acqua e nutrimento minerale della pianta, e tutto quello che riguarda oggi la ricerca scientifica e l’innovazione in campo vitivinicolo: ecco i temi dell’“International Symposium on Grapevine Physiology & Biotechnology”, edizione n. 10, che dal 13 al 18 giugno trasformerà Verona, nella “capitale mondiale” della ricerca scientifica applicata alla vitivinicoltura (www.grapevine2016.org), dopo un Congresso Assoenologi che, nei giorni scorsi nella città di Vinitaly, è stato dominato proprio dalle tematiche scientifiche.
Al Palazzo della Gran Guardia, con la regia del professor Mario Pezzotti, docente di Genetica delle Piante all’Università di Verona e vicepresidente Società Italiana Genetica Agraria, si riuniranno oltre 300 ricercatori da oltre 30 Paesi del mondo, per fare il punto del presente e tracciare gli scenari del futuro di un settore, quello della viticoltura, che, spiegano gli organizzatori dell’evento, “vive in un’epoca di grandi cambiamenti, come quelli legati al clima, alla sostenibilità ambientale delle produzioni, alla diffusione di nuovi vitigni con caratteristiche di resistenza ai patogeni, e deve affrontare le sfide che vengono dall’innovazione tecnologica e dal miglioramento genetico non convenzionale”.
Tanti i nomi importanti che si alterneranno sul palco: da Jim Giovannoni (University of Cornell, Usa) a Luis R. Herrera-Estrella (Laboratorio Nacional de Genómica para la Biodiversidad, Messico), da Paul Boss (Commonwealth Scientific & Industrial Research Organisation, Australia) a Mondher Bouzayen (Università di Tolosa), da Fabio Fiorani (Jülich Plant Phenotyping Center, Germania) a Pere Mestre e Nathalie Ollat (Institut national de la recherche agronomique, Francia) a Samuel Ortega Farias (University of Talca, Cile), da Stefano Poni (Università Cattolica del Sacro Cuore, Italia) ad Hans Schultz (Geisenheim University, Germania), da Giovanni Battista Tornielli (Università di Verona, Italia) a Doreen Ware (United States Department of Agriculture - Agricultural Research Service, Usa), solo per citare i “keynote speakers” dell’evento, dove ci saranno contributi anche da Spagna, Cina, Israele, Sudafrica, Canada, Argenti, Australia, Nuova Zelanda, Brasile e non solo. Per uno sguardo davvero di respiro mondiale sul futuro della viticoltura, letta ed analizzata dai e nei quattro angoli del Pianeta.
“La realizzazione di questo evento, che si svolge ogni quattro anni in diversi Paesi, è stata possibile grazie all’impegno dei docenti e ricercatori del dipartimento di Biotecnologie dell’Università di Verona, diretto da Paola Dominici - spiega una nota - che negli anni hanno saputo guadagnarsi la stima e l’attenzione dei colleghi di tutto il mondo, tanto da far prediligere Verona come sede del congresso 2016. Fondamentale è stato, inoltre, il coinvolgimento di aziende ed enti territoriali, che sempre più considerano importante il connubio università-impresa, e che hanno sostenuto il simposio in varie forme, consapevoli della necessità di innovare per mantenere le posizioni di rilievo acquisite sui mercati interazionali”.

Focus - Per il Simposio scientifico internazionale la storica griffe della Valpolicella Tedeschi apre il Centro di Appassimento di Pedemonte (e le sue conoscenze) agli studiosi di tutto il mondo
Una delle peculiarità della Valpolicella del vino, è il metodo dell’appassimento, che oltre ad essere un metodo che caratterizza l’identità dei vini, è diventato anche un interessante oggetto di studi da parte di centri di ricerca e cantine. Come Tedeschi, storica griffe della Valpolicella e dell’Amarone, che ha scelto di sposare l’“International Symposium on Grapevine Physiology & Biotechnology”, e di mettere a disposizione il proprio know-how e i risultati di una costante ricerca scientifica avviata sui propri terreni.
Punto fermo della famiglia Tedeschi, infatti, è l’ascolto costante di esigenze, inclinazioni e tempi della terra, per interpretare al meglio ogni singola vendemmia. Uno stile lungimirante sin dai primi anni Sessanta, quando Lorenzo Tedeschi ebbe l’idea di vinificare separatamente le uve del Vigneto Monte Olmi, per dare origine a uno dei primissimi Cru della Valpolicella. Con il fruttaio di Pedemonte che gli studiosi di tutto il mondo avranno la possibilità di visitare nei giorni del “simposio” (www.tedeschiwines.com).

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