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“Il valore del paesaggio” la traccia più gettonata del tema di Maturità secondo il sito “scuolazoo.com”. Tra le fonti la Costituzione, Settis, Sgarbi, Strinati ed il presidente Fai Carandini. Coldiretti: “scelta importante anche per l’agricoltura”

Sarà l’eco lontana di Expo e del suo tema “Nutrire il Pianeta - Energia per la Vita”, sarà che la coscienza “green” è sempre più diffusa anche tra i più giovani, fatto sta che tra le tracce della prova di italiano, la prima dell’esame di maturità che oltre mezzo milioni di studenti si sono trovati ad affrontare da questa mattina, c’era anche quella su “Il valore del paesaggio”. Che è stata una la più gettonate secondo il popolare sito www.scuolazoo.com, e anche una sorta di riconoscimento indiretto del valore dell’agricoltura “che copre il 55% del territorio italiano e ne disegna in modo profondo le forme ed i colori” commenta la Coldiretti. Tra i documenti e gli spunti a disposizioni degli studenti, i pensieri di storici del paesaggio come Salvatore Settis, di storici dell’arte come Vittorio Sgarbi e Claudio Strinati, del presidente per il Fondo dell’Ambiente Italiano Andrea Carandini, e l’articolo 9 della Costituzione: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.
“Si tratta - aggiunge Coldiretti - di una riflessione importante sulle opportunità di sviluppo che possono venire dalla riscoperta dell’Italia nella sua armonia e bellezza paesaggistica che deve però tradursi in una maggiore attenzione nei confronti di una attività come quella agricola insostituibile nel presidio del territorio. Dalle dolci colline pettinate dai vigneti agli ulivi secolari, dai casali in pianura alle malghe di montagna, dai verdi pascoli ai terrazzamenti fioriti l’agricoltura segna in modo indelebile il paesaggio italiano nelle diverse stagioni. L’ultima generazione - sottolinea la Coldiretti - è responsabile della perdita in Italia del 28% della terra coltivata per colpa della cementificazione e dell’abbandono provocati da un modello di sviluppo sbagliato che ha ridotto la superficie agricola utilizzabile in Italia negli ultimi 25 anni ad appena 12,8 milioni di ettari. Per proteggere il paesaggio l’Italia - conclude la Coldiretti - deve difendere prima di tutto il proprio patrimonio agricolo e la sua disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività agricola che puo’ partire solo dalle nuove leve come dimostra il fatto che la traccia sul valore del paesaggio sia risultata la più gettonata”.

Focus - La traccia dell’esame di maturità “Il valore del paesaggio” (Ambito Storico Politico)
“Il paesaggio italiano non è solo natura. Esso è stato modellato nel corso dei secoli da una forte presenza umana. È un paesaggio intriso di storia e rappresentato dagli scrittori e dai pittori italiani e stranieri e, a sua volta, si è modellato con il tempo sulle poesie, i quadri e gli affreschi. In Italia, una sensibilità diversa e complementare si è quindi immediatamente aggiunta all’ispirazione naturalista. Essa ha assimilato il paesaggio alle opere d’arte sfruttando le categorie concettuali e descrittive della «veduta» che si può applicare tanto a un quadro o a un angolo di paesaggio come lo si può osservare da una finestra (in direzione della campagna) o da una collina (in direzione della città). […] l’articolo 9 della Costituzione italiana (1) è la sintesi di un processo secolare che ha due caratteristiche principali: la priorità dell’interesse pubblico sulla proprietà privata e lo stretto legame tra tutela del patrimonio culturale e la tutela del paesaggio”.
Salvatore Settis, Perché gli italiani sono diventati nemici dell’arte, ne “Il giornale dell’Arte”, n. 324/2012

“Nei contesti paesaggistici tutto è, invece, solido e stabile, frutto dell’instancabile sovrapporsi di azioni umane, innumerabili quanto irriconoscibili, ritocchi infiniti a un medesimo quadro, di cui l’iconografia principale si preserva, per cui tutto muta nell’infinitesimo e al tempo stesso poco cambia nell’ampio insieme, ed è il durare di questa nostra conchiglia che racconta la nostra qualità di popolo, in una sintesi suprema di memoria visibile, ordinatamente disposta. Sì, i paesaggi non sono ammassi informi né somme di entità, ma ordini complessi, generalmente involontari a livello generale, spontanei e autoregolati, dove milioni di attività si sono fuse in un tutto armonioso. È un’armonia e una bellezza questa di tipo poco noto, antropologico e storico più che meramente estetico o meramente scientifico, a cui non siamo stati adeguatamente educati. […] Capiamo allora perché le Costituzioni che si sono occupate di questi temi, da quella di Weimar alla nostra, hanno distinto tra monumenti naturali, storici e artistici, […] e il paesaggio […], dove natura, storia e arte si compongono stabilmente […]. E se in questa riscoperta dell’Italia, da parte nostra e del globo, stesse una possibilità importante di sviluppo culturale, civile ed economico del nostro paese in questo tempo di crisi?”.

Dal discorso del Presidente Fai Andrea Carandini al XVII Convegno Nazionale Delegati Fai- Trieste 12 aprile 2013

“Il paesaggio italiano rappresenta l’Italia tutta, nella sua complessità e bellezza e lascia emergere l’intreccio tra una grande natura e una grande storia, un patrimonio da difendere e ancora, in gran parte, da valorizzare. La sacralità del valore del paesaggio […] è un caposaldo normativo, etico, sociale e politico da difendere e tutelare prima e sopra qualunque formula di sviluppo che, se è avulsa da questi principi, può risultare invasiva, rischiando di compromettere non solo la bellezza, ma anche la funzionalità presente e futura. Turismo compreso”.
Dall’intervento di Vittorio Sgarbi alla manifestazione per la commemorazione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia a Palermo-12 maggio 2010- riportato su “La Sicilia” di Giorgio Petta del 13 maggio 2010

“Tutti, è vero, abbiamo piacere di stare in un ambiente pulito, bello, sereno, attorniati dalle soddisfazioni scaturenti in buona sostanza da un corretto esercizio della cultura. Vedere un bel quadro, aggirarsi in un’area archeologica ordinata e chiaramente comprensibile, viaggiare attraverso i paesaggi meravigliosi della nostra Italia, tenere lontani gli orrori delle urbanizzazioni periferiche, delle speculazioni edilizie, della incoscienza criminale di chi inquina, massacra, offende, opprime l’ambiente naturale e urbanistico”.
Claudio Strinati- La retorica che avvelena la Storia (e gli storici) dell’arte- da l’Huffington Post del 06.01.2014 (http://www.huffingtonpost.it/claudio-strinati/la-retorica-che-avvelena-storia-e-gli-storici-dellarte_b_4545578.html)

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