Le piogge che hanno caratterizzato il mese di giugno e in parte anche agosto fanno sperare in una stagione di raccolta positiva per il tartufo in varie regioni italiane. È la previsione di Laura Giannetti, presidente Fnati - Federazione Nazionale delle Associazioni dei Tartufai Italiani. Che saluta i primi interventi fiscali a favore del settore: dal prossimo anno entrerà in vigore una legge che allieva la pesante tassazione che grava anche sui cercatori occasionali senza partita Iva. Per questi ultimi ci sarà un prelievo alla fonte del 23% emettendo ricevuta alla vendita, con la possibilità di una detrazione forfetaria del 22% per le spese sostenute.
“La normativa è, però, da completare - sottolinea la presidente Fnati, alla giornalista Cristina Latessa dell’Agenzia Ansa - noi chiedevamo al posto dell’abbattimento forfetario del 22% la previsione di un modesto bonus fiscale di 6.000 euro e ne avevamo discusso con il governo trovando una sostanziale adesione per ora bloccata da problemi di bilancio. Riteniamo - aggiunge Giannetti - il bonus più equo e funzionale per la corretta emersione del prodotto italiano”.
Per le quotazioni bisognerà aspettare che la raccolta entri nel vivo, quindi fine ottobre-metà novembre e “vedere come si rifletterà sul mercato - aggiunge Giannetti - anche l’arrivo del prodotto importato dall’Est Europa, dove non c’è una cultura del bianco pregiato e la raccolta avviene in maniera piuttosto intensiva, se non selvaggia”.
Sta di fatto che il caro-tartufo è un problema, fa presente l’Ansa alla presidente Fnati, che esiste anche in stagione di abbondante raccolta. “Dipende dal fatto che la filiera del prodotto è lunga, con vari intermediari - commenta Giannetti - e che sul prezzo si sconta l’indubbia deperibilità del prodotto. Da tempo chiediamo tracciabilità ed una certificazione di origine per il tartufo e in queste certificazioni dovrebbero essere coinvolte le associazioni locali dei tartufai. Ci sono norme comunitarie che già prevedono la tracciabilità per il tartufo, che essendo un alimento deve poter essere tracciato nella provenienza e garantire così igiene e sicurezza la salute. È un momento fondamentale per riorganizzare su regole condivise e basi più solide tutto il settore del tartufo, ma vanno appunto inquadrate in un contesto ampio che veda coinvolti in primis i tartufai che sono il primo anello della filiera”.
Oltre alla tracciabilità, la Fnati richiede anche il mantenimento della libera ricerca per i molti tartufai e la tutela delle tartufaie naturali, trovando anche collaborazioni con le imprese agricole che desiderano mantenere questa risorsa irriproducibile che, conclude Giannetti, “oltre ad essere un’eccellenza gastronomica è un bene ambientale di indubbio valore”.
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