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“Dopo aver diffuso da pioniere le filiere corte, la sostenibilità ambientale e la sicurezza alimentare l’agroalimentare made in Italy può ancora guardare avanti”: così Marino Niola. Davide Rampello: “la sfida? Rendere memorabile la tradizione”

“L’agroalimentare italiano e la Dieta Mediterranea, attraverso una rivalutazione delle filiere corte e di piccola scala e la riscoperta da parte del pianeta di come l’Italia sia un Paese fatto di territori ad alta definizione gastronomica incarnano due grandi tendenze del presente, la sostenibilità ambientale e la sicurezza alimentare e la salute: valori che hanno portato con l’Unesco prima e con la Fao poi, a una consacrazione internazionale dell’agroalimentare italiano e di conseguenza dei suoi territori e delle rispettive culture”. Lo ha ricordato Marino Niola, professore di Antropologia Culturale all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, nel talk show “Cibo, cultura, territorio: la grande differenza italiana”, di scena il 1 ottobre a “Gusti.a.Mo16”, l’evento di Piacere Modena con i Consorzi Aceto Balsamico di Modena Igp e Tradizionale di Modena Dop, Parmigiano Reggiano Dop, Prosciutto di Modena Dop e i Lambruschi modenesi Doc, a Modena. Per il professore, insomma, l’agroalimentare made in Italy dopo aver diffuso, anticipandole, quelle tendenze nel mondo, oggi continua ad esser perfettamente al passo con i tempi. Per questo può continuare a guardare avanti: “l’Italia è la gastronomia del domani, perché è sostenibile - ha detto Niola - molto di più di quella francese. Fare tesoro dei gusti dei mille campanili e degli artigiani che si fanno custodi dei mestieri e del paesaggio significa costruire una nuova idea del made in Italy”. Per Davide Rampello, docente al Politecnico di Milano, ideatore del Padiglione Zero dell’Expo 2015 di Milano, conduttore della rubrica “Paesi e Paesaggi” di “Striscia la Notizia”, ora “la sfida è rendere memorabile la tradizione. Sta tramontando l’epoca degli chef percepiti come star; è il momento degli artigiani. E il futuro del made in Italy sta nel saper raccontare chi raccoglie sementi e produce formaggi e salumi d’eccellenza. Va creato un mito nei prodotti unici al mondo, e metterli in relazione con tour operator e chi promuove l’accoglienza turistica”.
Secondo Rampello, “l’Italia può e deve valorizzare il suo innumerevole e straordinario patrimonio culturale, la sua biodiversità testimoniata dalle innumerevoli selezioni delle sementi, degli innesti delle piante, della selezione delle razze bovine, ovine e caprine che hanno generato un patrimonio ancora oggi insuperato di varietà e culture. Tutto è legato, anche la varietà dei linguaggi architettonici, artistici, musicali e letterari e tutti questi elementi insieme ci permettono di definire l’Italia come il Paese delle qualità”.
“Per mantenere queste peculiarità c’è bisogno che le imprese e i Consorzi continuino a investire su quello che rappresenta il territorio - ha aggiunto il direttore Qualivita, Mauro Rosati - bene la tradizione gastronomica e produttiva ma è cambiata la testa, il palato,la geografia dei consumatori di buon cibo. E poiché il vero futuro passa per i giovani, occorre puntare sempre più sul digitale”. “I produttori attraverso il loro lavoro creano economia, ma anche radicamento sul territorio, tradizione e cultura; come Consorzi di tutela - ha detto Federico Desimoni, dg Consorzio di Tutela Aceto Balsamico di Modena Igp - l’agire collettivo e per il bene comune fa parte del nostro dna, proprio per questo dobbiamo aiutare i singoli produttori a sviluppare una nuova visione del loro lavoro come lavoro di sistema, di comunità che si radica nella propria terra e nella propria storia per poter affrontare le sfide globali con maggiore forza e consapevolezza”.

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