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Fonte Ansa - Dopo aver superato come meta turistica persino gli Uffizi il Mercato Centrale di Firenze (3 milioni di ingressi nel 2016) apre a Roma: da ieri alla Stazione Termini c’è un Mercato di artigiani del gusto che raccontano i prodotti italiani

A Firenze è stato un boom, con 3 milioni di ingressi nel 2016 e quasi 2 milioni nel 2015, il Mercato Centrale come meta turistica ha superato persino gli Uffizi. Ieri ha aperto il Mercato Centrale nella monumentale Cappa Mazzoniana, in Via Giolitti, ingresso delle ferrovie laziali della Stazione Termini a Roma. È alla Stazione, ma è ai romani ed ai suoi visitatori che si rivolge mettendo in luce la sapienza artigiana di chi ogni giorno sforna pane, prepara carciofi fritti e cicoria ripassata, seleziona carni e pesce per piatti tipici e di stagione. Ad ideare questo intreccio di eccellenze enogastronomiche e culinarie è Umberto Montano, “l’imprenditore-sognatore” - così sceglie di definirsi - che nel capoluogo toscano ha portato al successo il Mercato e vanta 40 anni di attività nella ristorazione. “Da oggi 285 nuovi posti di lavoro” ha annunciato ieri, con una formula semplice: un solo proprietario, un’unica società che seleziona “senza oneri di democrazia” gli artigiani e affida loro una bottega che produce e vende anche take away, ma soprattutto invita a mangiare in questo spazio dove i visitatori trovano wi-fi e tavoli comuni con 500 posti a sedere no limits, senza pressioni di orari. A Firenze - racconta - anche lì si partiva da una zona centrale ma con problemi di degrado e si è arrivati a creare animati “Caffè della Scienza” tra i banchi e incontri sull’arte contemporanea. A Roma la scommessa sembra più ardua, ma c’è la volontà di valorizzare il patrimonio di cinema e teatro della capitale. E già l’inaugurazione ha riportato a splendere la Cappa Mazzoniana che dominava una delle più belle vecchie mense ferrovieri d’Italia. L’ex dopolavoro ora propone, sotto spettacolari arcate realizzate dall’architetto Angiolo Mazzoni negli anni Trenta, 15 botteghe a vista protagoniste di una ideale piazza, mentre la dispensa, il vino e il ristorante guidato dallo chef tedesco Oliver Glowig, che punta a valorizzare la cucina romanesca, sono al primo piano. La differenza tra il Mercato e Eataly? “Oscar è bravissimo, ha detto Montano, ma lui vende cibi selezionati sugli scaffali mentre io seleziono artigiani che qui fanno impresa, rete, relazioni. Un luogo di intrecci e di interessi condivisi col sogno - ha concluso Montano - di far bene Roma, restituendo gusto e bellezza a una città a cui dobbiamo tanto”.
Potersi raccontare, illustrare le caratteristiche e le peculiarità del prodotto tipico e del territorio. Con questo spirito hanno allestito le loro botteghe ed esposto i loro prodotti i 15 “artigiani del gusto” presenti nel nuovo Mercato Centrale. “Questo mercato, così come quello di Firenze, è una bella sfida perché ci permette di raccontarci, far vivere esperienze di gusto al cliente e sensibilizzarlo su tutto il mondo del tartufo - osserva Cristiano Savini di Savini tartufi - per intenderci, ai nostri visitatori spieghiamo che non esiste solo il tartufo bianco ma nove tipologie di tartufo in tutta Italia”. Oltre ai prodotti, il corner Savini propone l’assaggio di vari piatti al tartufo, dall’uovo cotto a bassa temperatura (62 gradi per quattro minuti) con sopra tartufo bianco, alla frittata con tartufo, ai mini-panini e, naturalmente, gli immancabili tagliolini con tartufo, “che sono il piatto più richiesto” osserva Dino Filippini, coordinatore delle quattro botteghe con ristorazione e dei due ristoranti a firma Savini. Le prelibatezze siciliane sono in mostra all’angolo di Carmelo Pannocchietti. “Qui promuoviamo veramente la Sicilia, il turista mangiando un cannolo magari decide di andare in vacanza nella nostra Isola”. “Tutto quello che è esposto sui banchi di questo mercato è fatto in modo artigianale - aggiunge Pannocchietti - e non è poco nell’era della globalizzazione!”. “La nostra presenza qui è all’interno di un progetto di cultura e valorizzazione del territorio - osserva il famoso macellaio capitolino Roberto Liberati - la nostra macelleria si distingue perché facciamo ricerca sul naturale, biologico e biodinamica. Una scelta che ci premia, anche quando sulle carni si gonfiano allarmi alimentari da noi le vendite vanno benissimo”.

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