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Ispra-Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale: tra novembre 2015 e maggio 2016, il consumo di suolo in Italia ha “rosicchiato” 5.000 ettari di territorio, 30 ettari al giorno. Dagli anni Cinquanta, cementificati 23.000 chilometri quadrati

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Ispra: tra novembre 2015 e maggio 2016, il consumo di suolo in Italia ha “rosicchiato” 5.000 ettari di territorio

La superficie agricola del Belpaese, secondo i dati Istat, è pari a 17,8 milioni di ettari, di cui solamente 12,7 utilizzati, su un’estensione totale di 30,1 milioni di ettari, con la superficie boschiva che copre 10,9 milioni di ettari di Stivale. Il resto, ovviamente, è rappresentato dalle aree urbane, una fetta decisamente minoritaria, ma in cui si annida la minaccia maggiore per il territorio italiano: il consumo di suolo, che ogni giorno “rosicchia”, proprio alle superfici agricole e boschive, qualcosa come 30 ettari, sacrificati a cemento e asfalto. Secondo i dati dell’Ispra - Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale, tra novembre 2015 e maggio 2016 la “fame” di territorio ha divorato qualcosa come 5.000 ettari, l’equivalente di 7.000 campi da calcio, ed in termini assoluti, dagli anni Cinquanta ad oggi, il totale ammonta a 23.000 chilometri quadrati, una superficie equivalente a quella di Liguria, Molise e Campania messe assieme.
In questi 66 anni di rilevazioni, il consumo del suolo è cresciuto del 184% (era il 2,7% nei primi anni Cinquanta) e un ulteriore 0,22% di incremento negli ultime sei mesi. Nei primi mesi del 2016, ogni secondo, sono andati perduti 3 metri quadrati di suolo, ma erano addirittura 8 nel 2000, passati a 6-7 tra il 2008 e il 2013 per scendere poi a 4 tra il 2013 e il 2015. Si consuma meno territorio, ma è pur vero che asfalto e cemento continuano a dar vita a nuove vie di comunicazione, infrastrutture, insediamenti produttivi, commerciali e di servizio, abitazioni per dare spazio ad aree urbane in continua espansione. E le cose non andranno troppo meglio in futuro, visto che da oggi al 2050 l’Ispra non lascia spazio all’ottimismo: si perderanno altri 327.000 ettari di territorio, nel caso in cui dovesse perdurare la crisi economica, ma potrebbero arrivare a 832.000 ettari nel caso in cui la ripresa riportasse i valori agli 8 metri quadrati al secondo registrato negli ultimi decenni.

Come se non bastasse, dal consumo di suolo non sono esenti le tante parti d’Italia soggette a rischio sismico e idrogeologico: il 7% nelle aree a pericolosità alta e il 5% in quelle a pericolosità molto alta. L’11% del suolo è a rischio idraulico e l’11,8% a rischio geologico (prima di tutto, frane). Non va meglio per le aree protette (tra il 2015 e il 2016 sono andati perduti 48 ettari) e per i parchi nazionali. Quelle a maggior rischio del consumo di suolo sono le aree urbane a medio-bassa densità con aree rimaste incluse nei piani di urbanizzazione o tra nuove vie di comunicazione.

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