La tutela del reddito dei produttori di fronte alle crisi di mercato o legate alle calamità naturali e ai cambiamenti climatici, e il ruolo della cooperazione agricola nella gestione delle migrazioni, partendo dal Continente Africano e dalla lotta alla fame: ecco le sfide, fondamentali per il futuro dell’agricoltura e dell’alimentazione, e quindi dell’umanità, al centro del G7 Agricoltura di scena a Bergamo, dove a fare gli onori di casa, a fianco dei Ministri dell’Agricoltura di Francia (Stéphane Travert) e Germania (Christian Schmidt), del viceministro per gli Affari Internazionali del Giappone Hiromichi Matsushima, del Segretario di Stato per l’Ambiente e lo Sviluppo Rurale della Gran Bretagna Thérèse Coffey, del Ministro dell’Agricoltura e dell’Agroalimentare del Canada Lawrence Macaulay e del Segretario all’Agricoltura degli Stati Uniti Sonny Perdue, insieme a Phil Hogan, Commissario Europeo per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale dell’Unione Europea ed il Direttore Generale del Fao, Jose Graziano Da Silva, è stato il Ministro dell’Agricoltura italiano Maurizio Martina. Primo tema sul tavolo, la tutela del reddito dei produttori agricoli davanti alle crisi ambientali ed economiche, con i Ministri che si sono confrontati sui diversi sistemi di gestione del rischio, in particolare rispetto alle catastrofi naturali. Un argomento di attualità, come mostrano le recenti emergenze come la siccità nel Mediterraneo, le alluvioni del Nord Europa o l’uragano Irma negli Stati Uniti: difendere gli agricoltori da queste calamità e dalla volatilità dei prezzi sono stati il terreno di dialogo della prima parte del G7.
“Dovremo costruire delle azioni convergenti - commenta il Ministro Martina - per tutelare sempre meglio i nostri produttori e i nostri allevatori e agricoltori. Bisogna ridistribuire la catena del valore all’interno delle filiere agricole e agro alimentare. Stiamo ragionando di come attivare delle misure che accompagnino questo lavoro. Il rischio è quello di vedere sempre più indebolito l’anello più debole della catena che è il produttore agricolo. L’altra grande questione - continua il Ministro delle Politiche Agricole - è che avremo al centro dell’attenzione il rapporto fondamentale tra agricoltura e ambiente: più sostenibilità in agricoltura vuol dire una maggiore tutela del territorio e non solo delle produzioni agricole, ma della comunità. Credo sia stato prezioso, in questo senso, il contributo di Josefa Sacko per sottolineare necessità e prospettive che arrivano dal Continente Africano. Così come l’intervento di Graziano Da Silva, concentrato sulle azioni Fao per favorire il lavoro, soprattutto delle donne, in agricoltura nei Paesi in via di sviluppo. Dobbiamo sostenere sempre di più - conclude Martina - investimenti in infrastrutture che migliorino la gestione delle risorse naturali, a partire dall’acqua. C’è intesa tra noi sulla necessità di sostegno allo sviluppo di modelli agricoli che uniscano competitività e sostenibilità. Abbiamo costruito oggi un passo in avanti per chiudere un accordo utile nella giornata di domani”.
L’altro grande argomento, inevitabilmente ed inestricabilmente legato a tutti i temi dell’agricoltura e dell’alimentazione, è quello della lotta alla fame nel mondo e, come ha ricorda ancora il Ministro Martina, “raggiungere l’obiettivo Fame Zero al 2030 è la grande sfida delle Nazioni Unite che l’Italia rilancia, e su cui vogliamo confrontarci con i diversi attori internazionali presenti al G7 Agricoltura. Il nostro obiettivo è quello di portare 500 milioni di persone fuori dalla fame entro il 2030 attraverso impegni concreti dei 7 Paesi. La questione del cibo è una questione di democrazia, perché è quanto mai necessario e urgente ridurre le disuguaglianze. Il mio impegno - spiega Martina - è quello di battermi perché alle sfide che stiamo affrontando si dia una risponda non con muri e dazi ma con ponti, amicizia, scambi per costruire una nuova idea della globalizzazione sulla frontiera dei diritti, della cooperazione, delle opportunità e della vicinanza tra i popoli. Dobbiamo costruire regole nuove per mercati aperti - dice ancora il Ministro delle Politiche Agricole - sapendo che la risposta di chi vuole promuovere un lavoro di cooperazione è molto più complicata di chi dice padroni a casa nostra e alza muri”.
Tema caro, a dir poco, a Carlo Petrini, presdente di Slow Food che al ruolo fondamentale dell’alimentazione ha dedicato una vita intera. “L’agricoltura ha e avrà un ruolo decisivo sul futuro della nostra umanità, sulla sua capacità di affrontare le sfide degli anni a venire e di garantire una vita degna o meno a tutti i suoi membri, sulla possibilità di vivere in armonia con l’ambiente o di distruggere la sua casa comune”, ha ricordato ai Ministri dell’Agricoltura delle prime 7 potenze economiche del mondo. Senza dimenticare i temi di dibattito economico e politico a livello internazionale, puntando il dito sull’impatto della produzione agricola sul pianeta e sulla bilancia dei rapporti tra Paesi del Nord del mondo e Paesi in via di sviluppo. “La concentrazione e la massificazione della produzione alimentare favoriscono la trasformazione del cibo in commodity globale, deterritorializzata, producendo danni ambientali considerevoli e creando situazioni di dumping nei confronti delle produzioni locali”. Per invertire la tendenza, per il fondatore di Slow Food, “è necessario concepire risposte internazionali e trasversali, anche in considerazione del fatto che stiamo assistendo alla progressiva e apparentemente inarrestabile concentrazione di potere nella filiera alimentare. I tempi sono maturi per chiedere con forza ai Governi qui rappresentati di riconoscere la piena dignità politica alla questione alimentare, creando di conseguenza uno specifico ministero dell’alimentazione”. Parlare di cibo “non può ridursi nell’ambito della produzione, al contrario ha ripercussioni e attinenze con l’economia, la sanità, la cultura, l’educazione”.
“Noi, come abitanti e rappresentanti del cosiddetto Nord del mondo - sottolinea Petrini - non possiamo evitare di sentirne il peso e il carico morale. Anche perché non c’è dubbio che la questione del cibo abbia una diretta e forte connessione con le nostre vite personali e con il nostro quotidiano. Basti pensare al tema dei flussi migratori, figli di conflitti e violenze che in molti casi risiedono nella lotta per il controllo di risorse idriche e alimentari sempre più scarse”. Per il presidente di Slow Food, “affrontare queste cause profonde significa costruire, al di là di ogni retorica, una vera politica della pace. E non è solo un atto di carità o di altruismo: le nostre stesse comunità vivranno meglio se nella pratica sapremo essere costruttori di una nuova convivenza, fatta di reciprocità e di solidarietà”.
Alle parole, però, dovranno seguire i fatti, e tra i risultati di questo G7 Agricoltura ne vanno annoverati almeno due: la volontà di una maggiore cooperazione con l’Africa e un mandato alla Fao per studiare un programma di azioni e individuare una definizione unitaria di evento catastrofico, che oggi ancora manca. Ma i punti di convergenza, alla fine, sono cinque, richiamati dalla Dichiarazione di Bergamo: tutela del reddito dei produttori di fronte alle crisi ambientali; più cooperazione agricola con l’Africa, maggiore trasparenza nei prezzi del cibo; lotta allo spreco alimentare e tracciabilità per i sistemi produttivi territoriali. Che “si inseriscono in maniera molto coerente nel lavoro che l’Italia sta svolgendo nel suo anno di presidenza - ricorda il Ministro Martina - nel solco di Taormina e nella più ampia cornice Fame zero dell’Onu”. In questo senso “è essenziale declinare l’esperienza cooperativa con il contesto africano: questo è un nodo decisivo della questione internazionale, il focus è sull’Africa”, sottolinea il Ministro. Che, sul mandato conferito alla Fao di sviluppare una definizione unitaria di evento catastrofico, dice: “è un compito che si prende la presidenza Italiana, auspicando che parta immediatamente, il lavoro di analisi. Abbiamo avuto indicazioni molto interessanti ieri pomeriggio quando, ad esempio, ci è stato segnalato come una maggiore diffusione di alcune tecnologie di accesso a informazioni preventive sulle condizioni meteorologiche possa essere decisiva per mitigare preventivamente l’impatto di questi fenomeni. In alcune zone rurali questo diventa decisivo, in questo senso lo sviluppo della banda larga può diventare fondamentale”.
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