Il combinato disposto di mercati che, per fortuna, tirano, e della scarsa vendemmia 2017, sta facendo sentire in maniera inequivocabile il suo peso sui listini di prezzi dei vini. E così, a fronte di giacenze di cantina in caldo dell’8% a marzo 2018 rispetto a gennaio, a quota 56,8 milioni di ettolitri di prodotti vinicoli (dati del Sistema Informativo Agricolo Nazionale), la fotografia dei rincari, analizzata da WineNews, è scattata da Ismea, seppur, come sempre, con prezzi medi delle ultime annate in commercio, che possono differire poi dalle reali trattative di mercato, al netto dell’Iva e franco cantina (https://goo.gl/Gmsenn).
Sul fronte dei vini comuni, si parla di un +120% sul dato di aprile 2017 per i bianchi tra i 12-13 gradi alcolici, quotati 5,5 euro ad ettogrado, e del +74,7% per quelli tra i 9 e gli 11 gradi, a 5,94 euro. Rincari sostenuti anche per i rossi: +52,2% per quelli tra 12-13 gradi, a 5,28 euro ad ettogrado, +73,4% per quelli tra 9 ed 11 gradi, a 5,69 euro.
Ma anche tra i più importanti vini Dop, gli aumenti sono sostenuti. A spuntare le quotazioni più elevate (dalle rilevazioni mancano i vini dell’Alto Adige, ndr), tutti con una media di 290 euro al quintale, sono il Prosecco di Conegliano Valdobbiadene Docg (+11,5% su aprile 2017), il Gavi ed il Cortese di Gavi (entrambi a +5,5%). Sostenute anche le quotazioni del Trento Pinot Nero per base spumante, che viaggia sui 265 euro al quintale (+12,8%), così come quelle dell’Oltrepò Pavese Chardonnay, sui 230 euro al quintale (+79,6%), ed in netta crescita il prezzo del Prosecco Doc, a 220 euro al quintale (+18,9%).
Bene anche i prezzi del Roero Arneis, a 210 euro al quintale (+23,5%), e quelli del Marsala, a 185 euro al quintale (+15,6%). Tra le grandi denominazioni bianchiste, da segnalare anche il recupero dell’Asti Moscato, a 170 euro al quintale (+6,3%), e del Soave, sui 90 euro al quintale con la versione “base” (+31,4%), e sui 105 con il Classico (+13,5%).
Crescita sostenuta anche sui vini rossi Dop, sebbene per molte delle più importanti denominazioni i prezzi non siano riferiti, ovviamente, al prodotto dell’ultima vendemmia, a seconda dei tempi di affinamento richiesti dai disciplinare perchè il vino possa entrare in commercio. In ogni caso, a guidare la classifica delle quotazioni è sempre il Brunello di Montalcino, con un valore stimato di 1.065 euro al quintale, in crescita del +5,4%. Dalle rilevazioni Ismea manca come sempre l’Amarone, che secondo la Borsa Merci di Verona, però, viaggia tra gli 800 ed i 900 euro a quintale. 800 euro a quintale che per il Barolo, secondo Ismea, tra i pochi gradi rossi del Belpaese a vedere un leggero calo delle quotazioni (-2,4%). In netta crescita le quotazioni di Barbaresco, a 580 euro a quintale (+20,8%), e sostenuti i prezzi del Nebbiolo d’Alba, sui 310 euro a quintale (+8,8%).
Forte crescita anche per il Chianti Classico, con i vini del Gallo Nero sui 280 euro al quintale (+24,4%), leggero calo per il Valpolicella (-2%), che spunta comunque quotazioni di 240 euro. Continuano a crescere i prezzi dell’Etna, a 165 euro al quintale (+10%), e da segnalare anche il +46,2% delle quotazioni del Chianti, a 142,5 euro al quintale, stesso prezzo del Bardolino Classico, che in piena tendenza rosè vede crescere le suo quotazioni del 54,1% sul 2017, così come la sua versione base, il Bardolino, a 122,5 euro a quintale, con un balzo del 48,5%. In crescita, secondo i dati Ismea, tutto il mondo Barbera: quella di Alba è quotata 210 euro al quintale (+23,5%), quella di Asti 140 (+7,7%), quella del Monferrato 110 euro al quintale (+12,8%).
Un giro a “vol d’uccello” tra le quotazioni dei vini del Belpaese, che racconta di aumenti generalizzati e consistenti che, gioco-forza, si ripercuoteranno anche sul prezzo finale delle bottiglie, che produttori e distributori dovranno far digerire, in parte, anche ai mercati.
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