Per il vino, come per qualsiasi altro bene, a fare il prezzo è il punto di equilibrio tra la curva della domanda e quella dell’offerta. In questo senso, con la raccolta 2018 praticamente conclusa e 49 milioni di ettolitri prodotti, le giacenze, ridotte all’osso dalla scarsità della vendemmia dello scorso anno, tornano su livelli più “normali”, per la precisione 39 milioni di ettolitri di vino, secondo l’ultimo bollettino “Cantina Italia” dell’Icqrf, su dati del Registro telematico, aggiornato al 30 ottobre 2018. Lecito, allora, attendersi un calo dei prezzi, già registrato dall’Ismea, che ha calcolato in un -28,7% il prezzo medio dei vini comuni bianchi ed in un -23,7% quello dei vini comuni rossi. Veri e propri pericoli per la tenuta della filiera, o reali motivi di preoccupazione, però, non ce ne sono, come racconta a WineNews Ruenza Santandrea, coordinatrice del Settore Vino dell’Alleanza Cooperative, a pochi giorni da ViVite, il festival del vino cooperativo di scena nella cornice del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano, il 17 e 18 novembre, cui sono attesi anche gli alti rappresentanti del Governo, dal Primo Ministro Giuseppe Conte al Ministro del Lavoro Luigi Di Maio.
“Che i prezzi subiscano una contrazione, dopo una vendemmia quantitativamente importante, ma comunque non eccezionale, è del tutto normale, specie perché, così come in Italia, anche in Spagna e Francia le cose sono tornate alla normalità”, dice Ruenza Santandrea, che sul mercato del vino ha una visione privilegiata, forte di un sistema che fattura ogni anno 4,5 miliardi di euro, sottolineando come “il calo si registra più che altro per i bianchi comuni, meno per i rossi, mentre per i vini a denominazione non vale lo stesso discorso. Già un anno fa, quando la tendenza era opposta, i vini Doc e Docg (che rappresentano la metà delle scorte, 18,3 milioni di ettolitri, ndr) non subirono grosse oscillazioni”. Ma la corsa al ribasso, ricorda ancora la Santandrea, “è iniziata già con le uve, perché le prospettive di una campagna abbondante hanno spinto molti a cercare prezzi più bassi, proprio come ha fatto la Gdo, sfruttando in un certo senso la necessità dei produttori di fare spazio in cantina per accogliere la produzione 2018. Credo però che nelle prossime settimane assisteremo ad una graduale normalizzazione, non c’è fretta di vendere e non c’è fretta di comprare, ed il mercato saprà trovare il suo equilibrio senza ulteriori scossoni”.
Restano però sul tavolo due dinamiche importanti, slegate dal rapporto tra quantità prodotta e valore, ma che influiscono eccome sulle dinamiche di prezzo: le pressioni della Gdo sul vino comune da una parte, e la stagnazione dell’economia e dei consumi dall’altra, legate a doppio filo. “La Gdo sta vivendo delle difficoltà in termini di vendite - aggiunge la coordinatrice del Settore Vino dell’Alleanza Cooperative - e quindi sta provando da tempo a contrattare al ribasso il prezzo dei vini comuni. Anche dall’economia nel suo complesso, all’interno della quale si muove ovviamente l’economia del vino, sta dando qualche segnale di preoccupazione, la crescita ha subito un rallentamento, e questo non può che tradursi in un calo dei consumi interni”. I prezzi del vino, in definitiva, troveranno presto un equilibrio, ed i timori per eventuali crolli delle quotazioni verranno con ogni probabilità spazzati via da un mercato che, a livello nazionale e mondiale, è in costante, seppure lenta, crescita.
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