È sempre più difficile trovare un vino capace di mettere d’accordo tutte le guide più importanti del Belpaese enoico, nonostante le centinaia di massimi riconoscimenti che ognuna di loro attribuisce. Al punto che, guardando alle ultime edizioni, il mito Sassicaia, con l’annata 2015, è l’unico vino a metterne d’accordo 7 (Gambero Rosso, Slow Wine, Doctor Wine by Cernilli, Vitae-Ais Associazione Italiana Sommelier, Bibenda, Veronelli e L’Espresso). Ancora più particolare, in realtà, è il caso del Costa d’Amalfi Furore Bianco Fiorduva di Marisa Cuomo che ne mette insieme 8 (con l’aggiunta dell’Annuario di Luca Maroni), ma con la particolarità, non da poco, perchè quattro guide hanno conferito il loro massimo riconoscimento all’annata 2016 e le altre quattro alla 2017.
Un risultato che però ribadisce la bizzarria del panorama “guidarolo” del Belpaese. Il vino in questione, infatti, ha “diviso” lo stesso i team di assaggio che, in quattro casi (Cernilli, Slow Wine, Veronelli e L’Espresso), hanno testato l’annata 2016, mentre i degustatori di Ais, Maroni, Gambero Rosso e Bibenda, hanno giudicato l’annata 2017.
C’è poi da aggiungere che, in realtà, il numero totale delle guide di respiro nazionale ai vini italiani sarebbe 9, ma quella edita dal Touring Club, “Vinibuoni d’Italia”, è esclusa dalla nostra analisi per la sua scelta dichiarata di attribuire la “Corona” ai soli vini da vitigni autoctoni (peraltro attribuita, in questa edizione, al Marisa Cuomo Costa d’Amalfi Doc Furore Rosso Riserva 2014, con la cantina campana che, dunque, seppur con vini diversi, è stata premiata da tutte le guide più importanti, ndr) e, discorso analogo, ma parziale, non sono compresi nel confronto i “Vini Slow” di Slow Wine (che includono in questa speciale classifica soltanto i vini “buoni, puliti e giusti”). Per il resto, non si è tenuto conto delle scale dei punteggi (centesimi, decimi) o dei diversi criteri di giudizio, talvolta molto distanti, che vengono considerati oltre alla qualità assoluta dei vini presi in esame.
L’analisi di WineNews (edizione n. 13), ha, dunque, incrociato semplicemente tutte le liste dei migliori assaggi, mettendo in evidenza anche alcuni scenari alternativi. Come detto, con l’esclusione dall’incrocio dell’“Annuario dei migliori vini italiani” di Luca Maroni per il suo particolare quanto rigoroso criterio di selezione (i vini che totalizzano il punteggio più alto dell’indice di piacevolezza non fanno altro che esprimere di un vino “la piacevolezza del suo sapore, ovvero la sua fruttuosità”, ndr), al Fiorduva Bianco di Marisa Cuomo si aggiunge il vino “principe” dell’Italia e, cioè, il Bolgheri Sassicaia della Tenuta San Guido, edizione 2015, davvero memorabile.
Un’altra combinazione possibile, esclude dallo “zoccolo duro” (Gambero Rosso, Veronelli, Bibenda, Slow Wine - “I Grandi Vini”, Vitae di Associazione Italiana Sommelier, Cernilli) anche L’Espresso, che, dall’edizione 2019, “accorpa” le sue scelte enoiche nella guida ai ristoranti, seguendo pertanto una strada editoriale molto diversa. In questo caso i vini che piacciono a tutti diventano 5: il Franciacorta Pas Dosé Riserva 2008 de Il Mosnel, il San Leonardo 2014 della Tenuta San Leonardo, il Romagna Sangiovese di Predappio Vigna del Generale Riserva 2015 della Fattoria Nicolucci (con una delle migliori espressioni di uno dei vini più popolari del Belpaese, il Sangiovese di Romagna, in un “club” ristretto di grandi vini, ndr), Il Bolgheri Sassicaia 2015 della Tenuta San Guido e il Costa d’Amalfi Furore Bianco Fiorduva (sempre nelle annate 2016 e 2017, come detto) di Marisa Cuomo.
Ecco, allora, che, per le guide 2019 che seguono, crediamo, un approccio al giudizio più affine, ci sono cinque vini che mettono d’accordo i giudizi della maggioranza dei critici del Belpaese. Le cinque etichette escono, dunque, dagli elenchi dei “Tre Bicchieri” della guida Vini d’Italia Gambero Rosso, delle “Tre Stelle” della guida “I Vini di Veronelli” del Seminario Permanente Luigi Veronelli, dei “Cinque Grappoli” della guida “Bibenda” della Fondazione Italiana Sommelier (Fis), dei “Grande Vino”, cioè il meglio dal punto di vista squisitamente organolettico per Slow Wine di Slow Food, dei “faccino”, assegnato ai vini valutati con 95/100 o più, dalla “Guida Essenziale ai Vini d’Italia” di Daniele Cernilli (Doctor Wine) e delle “Quattro Viti”, il massimo riconoscimento di “Vitae - La Guida dei Vini 2019” dell’Associazione Italiana Sommelier (Ais).
Con la critica enoica italiana che, ancora una volta, non trova il suo “vino comune” .
Focus - La “Classifica delle Classifiche” ... negli anni passati
2017: nessuno
2016: nessuno
2015: nessuno
2014: Tenuta San Guido, Bolgheri Sassicaia 2011
2013: Gianfranco Fino, Primitivo di Manduria Es 2011
2012: nessuno
2011: Tenuta San Guido, Bolgheri Sassicaia 2008, Gianfranco Fino Primitivo di Manduria Es 2009
2010: Termeno Alto Adige Gewürztraminer Vendemmia Tardiva “Terminum” 2007, Oasi degli Angeli Kurni 2007
2009: Cantina di Caldaro, Moscato Giallo Passito “Serenade” Castel Giovanelli 2005
2008: Tenuta San Leonardo San Leonardo 2003, Montevetrano Montevetrano 2005, Galardi Terre di Lavoro 2005, Tenuta San Guido Bolgheri Sassicaia 2004, Cantina di Caldaro Moscato Giallo Passito “Serenade” Castel Giovanelli 2004
2007: Fattoria di Petrolo Galatrona 2004, Montevetrano Montevetrano 2004
2006: Gaja Sorì San Lorenzo 2001, Casanova di Neri Brunello di Montalcino Cerretalto 1999, Masciarelli Montepulciano d’Abruzzo Villa Gemma 2001, Oasi degli Angeli Kurni 2003, Galardi Terra di Lavoro 2003, Montevetrano Montevetrano 2003, Sandrone Barolo Cannubi Boschis 2001, Foradori Granato 2003
Fonte: elaborazione WineNews
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