
Il vino, e quindi le cantine che lo producono, sono per definizione custodi di tradizione e cultura, legata sì alla terra e all’agricoltura, ma spesso anche alla storia e perfino all’archeologia. È il caso delle Cantine Pellegrino, storica griffe enoica siciliana, che ha sempre portato avanti la mission di valorizzazione del territorio e della sua vasta cultura e tradizione, che ha contribuito al recupero del relitto della Nave Punica, avviato nel 1969, oggi esposta al Museo Archeologico Regionale Lilibeo di Marsala. E proprio nei giorni scorsi, un team di esperti in architettura e archeologia navale guidato da Giulia Boetto (ricercatrice e vicedirettrice del Centre Camille Jullian dell’Università Aix Marseille-CNRS) e da Mateusz Polakowski (dottorando dell’Università di Southampton), è stato ospite delle cantine per effettuare il rilievo digitale con uno scanner laser dei calchi in gesso della Nave Punica, donati come segno di riconoscimento per l’impegno fondamentale dall’archeologa Honor Frost, che aveva scoperto lo storico reperto, per farne dei modelli 3D fedeli. I calchi in gesso, in scala 1:1, non hanno solo un valore simbolico ma, in linea con la filosofia delle Cantine Pellegrino, sono veri e propri “testimoni” culturali, di forme e particolari della nave, che essendo di legno, è destinata a deformarsi e rovinarsi.
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