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CHEESE 2019

Cheese 2019, a Bra, dal 20 al 23 settembre, torna l’evento dedicato al formaggio, firmato Slow Food

Con l’accento sul naturale, la montagna e il futuro, torna la tre giorni tra Laboratori, Appuntamenti a Tavola, conferenze e street food

Tutti gli appassionati di formaggio, rigorosamente a latte crudo, ma anche di latticini di ogni tipo, arrivando anche al gelato, riunitevi: a Bra, in Piemonte, Slow Food si prepara a dare il via a Cheese n. 22, che dedica, dal 20 al 23 settembre, un fitto cartellone di eventi, incontri, tavole rotonde, degustazioni inedite e street food da tutto il mondo, al formaggio. Non solo i celebri Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Mozzarella di Bufala campana o Gorgonzola, celebri ed ospiti fissi, ma anche e soprattutto i formaggi meno conosciuti, e quindi più a rischio, delle montagne, nelle valli dove allevare e produrre è un atto eroico d’amore per la tradizione, dalle Alpi Liguri ai monti Tatra della Slovacchia, dai territori intorno al Monviso al Québec, in Canada, dalla Valle Varaita al Cilento.
Un vero e proprio viaggio all’interno, e intorno, al mondo del formaggio e della sua produzione, sempre più minacciata (come del resto accade in tanti altri settori) dalle grandi produzioni industriali, “salvata” da grandi piccoli produttori resistenti, che Slow Food esalta ormai da anni, e che sono i veri protagonisti della tre giorni a Bra: tutti i cheese lovers, e i curiosi, possono infatti abbracciare il concetto per cui “fare la spesa è un atto politico”, godendosi i gusti diversi e speciali di migliaia di formaggi da tutto lo Stivale e da tutto il mondo, dalla Francia alla Gran Bretagna, passando dall’Australia, dal Canada, dal Brasile, dall’Equador e dal Cile.
Presentati da soli, o in abbinamenti inediti: il Parmigiano Reggiano, ad esempio, si presenta in abbinamento a una selezione dei migliori cru del principe dei vini, il Barbaresco, mentre una selezione di formaggi di montagna saranno legati al Vermouth di Torino, caratteristico vino aromatizzato ottenuto in Piemonte, e Indicazione geografica protetta dall’Unione Europea il cui disciplinare di produzione è stato approvato dal Ministero dell’Agricoltura nel 2017; e ancora l’incontro tra gli alti pascoli e le grandi vigne lombarde, dove le produzioni casearie di montagna, comunemente dette “di malga”, offrono le migliori garanzie riguardo alla naturalità dei formaggi. In degustazione, formaggi come il bagòss di Bagolino e lo storico ribelle, lo strachitunt, il formai de mut, e il silter, in abbinamento a vini di aziende come Ca’ del Bosco, Bellavista, Arpepe, Biava e Togni Rebaioli. E ancora, se il formaggio a Cheese incontra una selezione di rum Plantation, proprio qui fa anche la conoscenza col cioccolato, che si sposa con diverse lavorazioni di latte di bufala, mentre i formaggi d’alpeggio confermano la loro riuscita laison con l’Amarone.
Ma Cheese 2019 non è solo l’assaggio di formaggi: qui Slow Food coglie l’occasione per affrontare temi che sì riguardano il mondo caseario, ma che toccano anche altri settori, allargando la discussione e il confronto a questioni importanti per tanti aspetti. Come quello del climate change, che viene affrontato a più riprese, a partire dal primo evento, venerdì 20 settembre, che ospiterà il Friday for Future, la manifestazione che ogni venerdì milioni di studenti portano avanti, su esempio della ormai famosa Greta Thumberg, per chiedere ai grandi della Terra di attuare politiche che salvino l’ambiente dall’inevitabile catastrofe, ma anche la tavola rotonda dedicata al #FoodForChange, dove si indaga il legame innegabile tra cibo e crisi climatica, per cui lo squilibrio degli ecosistemi è fortemente influenzato da ciò che si consuma quotidianamente. Si parlerà anche di lotta allo spreco alimentare, con il Laboratorio del Gusto dedicato al gelato del recupero, quello prodotto con scarti dei formaggi (come la crosta, ad esempio), e tenendo fede alla riscoperta della cultura del riciclo per cui, soprattutto in cucina, non si butta via niente. Sul “tavolo” di Cheese anche il tema dell’immigrazione, e dell’integrazione delle popolazioni migranti, che spesso avviene, o dovrebbe avvenire, attraverso la cucina. Così, Slow Food porta ad esempio il progetto Le ricette del dialogo, grazie alla quale delle ragazze nigeriane vittime di una tratta criminale che le obbliga a prostituirsi una volta arrivate in Italia, e che hanno trovato il riscatto sociale proprio grazie al cibo.
Grande importanza ce l’ha, comunque, la produzione resistente di formaggio, e per questo Slow Food in avvio di Cheese 2019, a cui interverranno la neo Ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova, insieme al presidente di Slow Food Carlo Petrini, e ad Alberto Cirio, presidente della Regione Piemonte, e Gianni Fogliato, sindaco di Bra, consegnerà i premi alla Resistenza Casearia, riconoscimento a quelle donne e quegli uomini che incarnano i valori di Slow Food. Ed ancora di resistenza casearia si parlerà in chiusura di Cheese (il 23 settembre), l’ultimo giorno, con un giro nel mondo della produzione naturale di formaggio in 80 tappe, partendo da uno degli estremi del mondo, con la prima produttrice a latte crudo dall’Australia: le tappe successive sono nel continente americano che negli ultimi anni sta scoprendo la qualità e il valore del latte crudo, dal Canada al Brasile, passando per l’Ecuador, si ascolteranno storie di coraggio e passione per far sopravvivere produzioni e tradizioni che rischiano di scomparire sotto la pressione dell’industria, del mercato o di legislazioni sfavorevoli.

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