Anche produrre vino può trasformarsi in un circolo virtuoso, se quel vino, che nasce da una terra che alla vite, ed al Sangiovese in particolare, dà quelle qualità e quelle caratteristiche che lo rendono uno dei vini italiani più importanti e apprezzati nel mondo, rende il “prezzo” del successo alla sua stessa terra, attraverso idee e progetti per far crescere il territorio. Una buona pratica messa in atto da sempre più cantine, ma che a Montalcino, case history unica in Italia, ha dato vita ad una Fondazione Territoriale, ora operativa, che mette insieme i player principali del territorio del Brunello (Consorzio, amministrazione e Distretto Rurale, che lo racconteranno a “Benvenuto Brunello”, a Montalcino, dal 21 al 24 febbraio), con la mission di reinvestire gli utili ottenuti dalla produzione e dalla vendita del celebre rosso, finanziando progetti di sviluppo territoriale su diversi fronti, dal turismo ai beni artistici e culturali, dal sociale all’integrazione, fino alla valorizzazione della biodiversità con i prodotti di un territorio che non è solo vino, ma anche tartufo, zafferano, miele, olio, grano, farro e formaggio, oltre che ricco di bellezze artistiche e paesaggistiche. Un “ente etico” per creare valore aggiunto - emanazione culturale del Consorzio, nato nel 2016 per volontà degli stessi produttori ma aperto a tutti gli attori del territorio ed ai contributi esterni di altre attività economiche - alla base di un “modello Montalcino”, territorio conosciuto in tutto il mondo proprio grazie al vino, ma anche terreno fertile di intuizioni e vedute lungimiranti che, in passato, hanno creato le radici del successo del Brunello, che ora punta sulla sinergia e sulla condivisione attraverso progetti al passo con tempi in cui il futuro passa per la sostenibilità, ma non più solo ambientale, quanto anche economica e sociale.
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