Non solo in Italia, il lungo confinamento tra le mura domestiche ha rivoluzionato le abitudini a tavola in tutto il mondo: come racconta un’indagine dei ricercatori dell’Università di Anversa, in Belgio, su 11 Paesi (ma verrà estesa a 25 Paesi nelle prossime settimane) - Australia, Belgio, Cile, Uganda, Grecia, Brasile, Canada, Irlanda, Olanda, Francia e Austria - i consumatori hanno mangiato più frutta e verdura e in generale alimenti più sani, hanno rinunciato a molti dei pasti pronti cui erano abituati, compresi snack e cibo da asporto, hanno ricominciato a cucinare, hanno sperimentato nuove ricette più salutari e hanno sprecato di meno.
In quasi la metà delle nazioni, gli acquirenti hanno detto di acquistare meno snack salati o dolci, sebbene le vendite complessive siano rimaste pressoché invariate. Charlotte De Backer, ricercatrice responsabile dello studio, ha affermato che molte persone scelgono prodotti salati, dolci e grassi quando si sentono stressati, ma durante l’emergenza Coronavirus, questo desiderio è stato soddisfatto con prodotti fatti in casa. In Cile, ad esempio, c’è stato un forte calo delle vendite di snack e un forte incremento degli acquisti di prodotti da forno, come la farina.
Il consumo di carne, pesce e bevande alcoliche è rimasto generalmente lo stesso, secondo la ricerca, mentre quelli di verdura e frutta sia fresche che surgelate o in scatola sono aumentati ovunque. Secondo De Backer l’acquisto di alimenti più sani potrebbe essere correlato al fatto che le persone hanno impiegato più tempo per pianificare con cura i loro spostamenti per gli acquisti: “se fai una lista della spesa e pianifichi i tuoi pasti in anticipo, si hanno meno probabilità di aggiungere cibo non salutare”.
Molti acquirenti che hanno preso parte allo studio, hanno anche affermato di aver provato a cucinare pietanze nuove e di utilizzare maggiormente gli alimenti avanzati, riducendo gli sprechi. Tuttavia, sempre secondo la De Backer, “questo comportamento potrebbe essere collegato ai timori della carenza di cibo e potrebbe cambiare dopo la crisi, anche se alcuni miglioramenti nell’alimentazione probabilmente continueranno, perché in molti Paesi l’isolamento è in vigore da oltre sei settimane, normalmente il tempo impiegato dalle persone per sviluppare nuovi comportamenti”.
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