Non ce ne vogliano i credenti, ma anche il vino, inteso come “religione”, ha una sua Bibbia: il mitico “Pocket Wine Book”, edita da Octopus Book e firmata da Hugh Johnson, forse il wine writer più popolare al mondo, per anni columnist del magazine Uk “Decanter” ed autore di libri diventati pietre miliari nella cultura enoica mondiale. Che, ogni anno, “miracolosamente”, riesce a condensare in una piccola guida tascabile, il panorama produttivo di ogni angolo del mondo, dalla Francia all’Italia, dalla Spagna all’Australia, dalla Germania al Sudafrica, dalla Nuova Zelanda al Cile, dall’Argentina agli Stati Uniti.
L’edizione 2021 - presto anche in italiano - restituisce così una fotografia puntuale della Penisola enoica, in poche pagine, per Regione, produttore e denominazione, consigliando in “codice”, tra abbreviazioni e grassetti, le annate giuste da comprare, quelle da aprire e quelle da conservare, per fare sempre la scelta giusta, in vacanza in Toscana o alla scoperta della Yarra Valley in Australia. Con un giudizio, espresso in stelle - da una a quattro - alle aziende e alle diverse denominazioni, cartina tornasole, di rapida e semplice comprensione, delle migliaia di assaggi che Hugh Johnson fa ogni anno.
Ma non finisce qui, perché tra griffe e territori, trovano spazio anche degli interessantissimi box di approfondimento: dai migliori Barolo ai Brunello top, dai segreti del Chianti Classico alle menzioni geografiche aggiuntive del Barolo e del Barbaresco, dalla sorpresa Etna alle migliori aziende della Valpolicella, ma anche un utile riassunto sugli acronimi che raccontano la qualità delle produzioni enoiche italiane: Doc, Docg, Igt. E poi, in rosso, delle “pillole” tutte da leggere e da approfondire, che spaziano da note di degustazione a curiosità su quotazioni dei vigneti, dall’etimologia di un certo toponimo agli abbinamenti tra vino e cibo, passando per note su enologia ed ampelografia.
Ma ciò che più richiama l’attenzione del lettore, e quindi del wine lover, è la valutazione delle aziende, alcune delle quali, le più grandi, con un giudizio “mobile”: ossia da un minimo a un massimo, a rappresentare la vastità e varietà della gamma produttiva. Limitandoci alle “quattro stelle”, ossia alle migliori aziende e vini d’Italia, nel Chianti Classico, troviamo Castello di Ama, Fontodi, Isole e Olena, Montevertine e San Giusto a Rentennano, nel Chianti Rufìna Selvapiana, ed ancora etichette come Solaia e Tignanello della Famiglia Antinori. Restando in Toscana, fuori dalle denominazioni top, Tenuta di Trinoro in Val di Chiana (a Sarteano) e Tua Rita in Val di Cornia. A Montalcino, ecco le grandi griffe del Brunello, da Biondi-Santi a Case Basse (Soldera), da Fuligni a Le Potazzine e Salvioni (La Cerbaiola). Andando verso la costa, a Bolgheri, troviamo Sassicaia - Tenuta San Guido di Niccolò Incisa della Rocchetta, Ca’ Marcanda di Angelo Gaja, Le Macchiole e Ornellaia.
In Piemonte, le aziende top di Langa, tra Barolo e Barbaresco: Gaja, Bruno Giacosa, Aldo Conterno, Giacomo Conterno, Bartolo Mascarello e Vietti. Ma anche il miglior produttore di Grignolino secondo Hugh Johnson, Crivelli, ed il punto di riferimento del Moscato d’Asti, Paolo Saracco. In Valpolicella, gli Amarone di Tommaso Bussola, Dal Forno e Quintarelli, mentre per il Veneto bianchista i due fari del Soave sono Pieropan e Graziano Prà. Il top della Franciacorta è Ca’ del Bosco, in Val d’Aosta spicca Feudi di San Maurizio, in Trentino Alto Adige Manni Nossing ed in Friuli Venezia Giulia Miani.
In Sardegna il nome da segnare in agenda è quello di Capichera, in Abruzzo Tiberio e Valentini, riferimento del Trebbiano, in Campania al top i vini di Elena Fucci ed in Puglia quelli di Gianfranco Fino. Infine, la Sicilia, tra l’Etna e il mare, da Frank Cornelissen a De Bartoli, da Feudo Montoni a Gulfi, a Tenuta delle Terre Nere.
Focus - Le pillole (curiosità) di Hugh Johnson
I cru di Barolo più cari: Bricco Rocche, Bussia, Cannubi, a 4 milioni ad ettaro.
Ad Asti, è abitudine bere il Moscato con i salumi. Provatelo!
Tra il 1954 ed il 2018 c'è stata una sola gelata in Franciacorta, nel 2017.
In base al livello di maturità, lo stesso grappolo di Sangiovese può sviluppare livelli di gradazione alcolica differenti, nell’ordine di un grado-un grado e mezzo.
Da abbinare con gli arancini siciliani: Carricante (bianco) o Cerasuolo di Vittoria (rosso).
Tra gli impianti a maggiore intensità al mondo, la vite bonsai a Montalcino: 62.500 piante ad ettaro.
Cosa bere con la classica Ribollita Toscana? Chianti Classico o Morellino di Scansano.
Il nome tipico dei vecchi bar piemontesi è “piola”. In Veneto un bicchiere di vinosi chiama “ombra”.
In Italia ci sono 17 varietà diverse di Malvasia.
A Bolzano, dove nascono succosi Lagrein e vini bianchi freschi, in estate ci sono le stesse temperature di Palermo.
I vini prodotti dalle uve Arneis e Ribolla Gialla, invecchiando, sviluppano sentori di zafferano.
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