Il Canada, spesso fuori dai riflettori del dibattito enoico, dove la scena è dominata da Usa, Germania, Uk ed anche dalla Cina, di cui si parla tantissimo ma che vale ancora relativamente poco, è stabilmente, da anni, tra i 5 mercati più importanti del vino italiano. Mercato in difficoltà come tutti a causa del Covid, che fino ai primi 7 mesi 2020 ha retto, secondo i dati Istat (con un importo di 189 milioni di euro di vino italiano, in linea con il 2019), ma che, secondo le stime Osservatorio Vinitaly Nomisma Wine Monitor, chiuderà l’anno con un -7,7%. Eppure, è uno di quei mercati da presidiare, perchè il consumo di vino è ormai diffuso, tanto che la quantità non è diminuita in tempo di Covid, anche se i canadesi hanno puntato a vini più economici, in un mercato fatto di tanti mercati diversi, alcuni in regime di monopolio, altri “ibridi” tra pubblico e privato, come raccontato da Michaela Morris, wine educator, contributor di testate come Decanter Magazine e Meininger’s Wine Business International, e tra le prime Italian Wine Experts della Vinitaly International Academy, a Wine2Wine by Veronafiere.
Mercato che vede affacciarsi sempre più giovani, con le vendite on line cresciute in pandemia, come in tutto il resto del mondo. Con il vino che, nel 2019, ha mosso un giro d’affari di 7,5 miliardi di dollari, di cui il 61% fatto da vini importanti (perchè il Canada è anche un importante Paese produttore), con l’Italia al vertice. Tre i mercati più importanti del Paese, quello dell’Ontario, che pesa per il 34% del totale, quello del Quebec, che vale il 33,5%, e la British Columbia, che muove il 15% del mercato.
In Ontario, in particolare, il monopolio è rappresentato il Liquor Control Board of Ontario, che, con i suoi 663 negozi controllati, ha venduto nel 2019 375 milioni di dollari e 20 milioni di litri di vini italiani. In Quebec, invece, l’omologo del Lcbo dell’Ontario è la Société des Alcools du Québec, che, anche in questo caso, opera come importatore, distributore e retailer, con 406 liquor store. Qui l’Italia, con i vini fermi, pesa per il 24,4% del mercato, dietro alla Francia con il 31,1. La British Columbia, che è anche una delle più importanti zone di produzione di vino del Canada, ha un sistema ibrido, dove il British Columbia Liquor Distribution Branch controlla 197 negozi “di Stato”, che convivono con oltre 700 punti vendita gestiti da privati. Qui nel 2019 l’Italia ha visto girare 112 milioni di dollari, il 9% del totale, dietro a Usa e Canada. Un mercato, quello della British Columbia che è molto influenzato, anche a livello di cucina, dalla grande comunità asiatica che lo abita, ma che, in generale, per il vino, spunta prezzi medi più alti rispetto ad altre regioni.
In un Canada che, in generale, vede il prezzo in assoluto, ma anche il rapporto tra qualità e prezzo, tra i primi criteri di scelta di acquisto, soprattutto in questo complesso e lungo periodo di difficoltà economica.
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