Da quando è nato, trenta anni fa, è stato motore di sviluppo dell’intero settore del turismo italiano, oggi e nel prossimo futuro il turismo del vino aiuterà l’Italia a ripartire dopo la pandemia, con un “piano strategico” atteso da tempo, e che ora può contenere le indicazioni e gli strumenti perché l’enoturismo possa fare la sua parte nel difficile momento che stiamo vivendo trasformandolo in un’occasione. Lo hanno detto - tutti d’accordo - i Ministri del Governo Draghi Dario Franceschini (Cultura), Massimo Garavaglia (Turismo) e Stefano Patuanelli (Politiche Agricole), oggi al Senato della Repubblica a Roma, confrontandosi con gli autori del volume “Turismo del Vino in Italia. Storia, normativa e buone pratiche”, il senatore Dario Stefàno, promotore della Legge che ha normato per la prima volta l’enoturismo in Italia (decreto 12 marzo 2019), e Donatella Cinelli Colombini, fondatrice agli albori degli anni Novanta del Movimento del Turismo del Vino. Un fenomeno tutto made in Italy capace di muovere, prima del Covid, 14 milioni di persone e un business di 2,5 miliardi di euro all’anno nel nostro Paese, che nel 2020, secondo l’Enit-Agenzia Nazionale del Turismo, ha visto diminuire i visitatori del 46% sul 2019 per un totale di 53 milioni di viaggiatori in meno con tutto ciò che ne consegue. “La cosa importante è prepararsi alla stagione turistica, non darla per abbandonata - ha detto, nei giorni scorsi, il Premier Mario Draghi - i siti turistici sono prenotati dagli italiani, ma gli stranieri non ci sono ancora, bisogna annunciare che siamo pronti ad accogliere tutti i turisti che hanno un certificato vaccinale”.
Nel turismo del vino c’è il passato, il presente ed il futuro del nostro Paese, “averlo normato è stato un primo obbiettivo importante - ha spiegato Stefàno, presidente della Commissione Politiche dell’Unione Europea del Senato, nell’incontro condotto da Federico Quaranta - ma non è stato semplice arrivare al risultato, perché vi era assenza di dati e non riuscivo a dimostrare al Ministero dell’Economia che la normativa avrebbe procurato vantaggi al Paese. Ci sono riuscito grazie ad un’indagine statistica dell’Università di Salerno. La Legge necessita ancora del recepimento da parte di alcune Regioni, ma la politica sta acquisendo coscienza del ruolo che il turismo del vino ha in chiave di ripartenza per il nostro Paese, e ora vorremmo che nascesse anche un osservatorio.L’altro aspetto è che, a differenza di altri Paesi, facciamo fatica ad esprimere il nostro orgoglio identitario che il vino rappresenta, e con il nostro volume vorremmo anche convincere ad insegnare la storia del vino nelle scuole, trasferendo competenze e professionalità straordinarie alle nuove generazioni perché diventi uno strumento di competitività”.
Quando l’enoturismo è nato, pensare al vino come motore del turismo era un’idea pionieristica. “Oggi il settore è tra i più pronti a diventare motore di rinascita dell’Italia dopo la pandemia - ha sottolineato Donatella Cinelli Colombini, storica produttrice in Toscana e promotrice delle “Cantine Aperte” - ma bisogna tener conto dei cambiamenti intervenuti, che sono essenzialmente la necessità delle cantine di differenziarsi di fronte a visitatori che chiedono non più solo visite e degustazioni ma esperienze e scoperte, molte all’aria aperta e in luoghi bellissimi, il ruolo accresciuto della connettività internet e le nuove modalità di prenotazione sul momento e sul posto (abbiamo 30.000 cantine aperte al pubblico, ma non si riescono a raggiungere perché nei nostri territori non c’è il segnale), il cambio di target con una crescita delle donne e degli “enoturisti per caso”, gli effetti di una sensibilità ambientale più accentuata che in passato. Le previsioni nell’immediato futuro? Un’utenza italiana per la prossima estate, un recupero graduale dell’utenza europea che arriva in auto, ma, senza voli regolari, con la mancanza fortissima di mercati strategici come gli Usa. Per avere un’idea la media di spesa giornaliera di un turista straniero prima del Covid era di 80 euro, quella di un turista del vino di 155 euro, con presenze di stranieri in territori famosi come il Chianti Classico pari all’82%, Montalcino e la Val d’Orcia del 58%”.
Questo perché il vino è un tesoro culturale, storico e naturalistico allo stesso tempo, antico ma capace di essere un volano del tutto nuovo per il rilancio del turismo in Italia. “È una bella storia italiana che può essere un riferimento per le sfide future, capace di superare momenti difficili in passato facendo nascere in poco tempo fenomeni virtuosi e raggiungendo risultati straordinari puntando tutto sulla qualità - secondo il Ministro della Cultura, Dario Franceschini - soprattutto si è rafforzata la consapevolezza che è parte dell’identità italiana, tra le più forti motivazioni di viaggio con la gastronomia, capace di far immergere nel vivere all’italiana con il turismo esperienziale. E se di tutto questo forse non c’è consapevolezza nazionale, e va costruita, a livello locale c’è eccome. E noi dobbiamo puntare su questo per ripartire: sul Recovery abbiamo lavorato con il Ministro del Turismo su proposte di investimenti con cifre importanti sui borghi ed il recupero dei casali, perché tornino ad essere luoghi di cultura, in cui non solo si tramandano le tradizioni ma si raccontano”.
“Ma serve organizzazione - per il Ministro del Turismo Massimo Garavaglia - quando il volume cita il turista come “amante infedele” vuol dire che abbiamo bisogno di fidelizzarlo, farlo rimanere, farlo restare. L’enogastronomia italiana è un’eccellenza assoluta, è ovviamente cultura ed agricoltura, ma non possiamo dare più niente per scontato. Non abbiamo un piano strategico, e questa è l’occasione. Partiamo dalle leggi esistenti, anche da questo manuale, organizziamo quello che già c’è e creiamo quello che non c’è, dalla segnaletica agli itinerari di turismo esperienziale, mettendo tutto assieme con gli altri Ministri dandoci degli obbiettivi, misurandoli e iniziando a correre per vincere questa grande crisi che ci ha messo tutti sullo stesso livello. E l’Italia ha tutte le possibilità per correre velocissima e vincere la sfida. Ma c’è poco tempo”.
“Se nel passato c’è stata la creazione di un Paese come lo vediamo oggi, nato anche attraverso il vino - cosa sarebbero Montalcino senza il Brunello, o il Collio senza i vini delle mie terre - e ci ha regalato l’enogastronomia come motivazione di turismo, nel presente dobbiamo affrontare un momento difficilissimo anche per il settore vitivinicolo e dobbiamo sostenere i produttori - ha detto Stefano Patuanelli, Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali - nel Fondo filiere ci sono 150 milioni di euro della Legge di bilancio, nel Decreto sostegni altri 150 in incremento, e grossa parte dovrà essere destinata al settore del vino, per non rischiare di perdere le eccellenze dei nostri territori. Il futuro è ricerca, sviluppo ed innovazione, e la digitalizzazione del Paese passa per l’infrastruttura sulla quale dobbiamo far passare i servizi che servono alle aziende per soddisfare un turismo ancora più esigente. La pandemia è stata un acceleratore incredibile di percezione delle possibilità, ma soprattutto ha interrotto il fenomeno della popolazione che si sposta verso le megalopoli, e questo può farci riappropriare delle aree interne, dopo possiamo vivere e lavorare a distanza e avere vicino i prodotti della nostra terra. Dobbiamo diminuire i problemi ed esaltare le eccellenze”.
“Il vino necessita di questo tipo di sostegni. La presenza di tre Ministri dimostra come abbiano nel vino il maggior “collaboratore” alla loro attività - ha detto Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi e dell’Union Internationale des Œnologues, autore della prefazione del volume (edizioni Edagricole, novembre 2020, pp. 198, prezzo di copertina 18,50 euro) - è il più importante emblema dell’agricoltura italiana, ma ancora non valorizziamo abbastanza la portata che il suo patrimonio unico al mondo ha per l’Italia, in termini di varietà di territori e vitigni (oltre 600) che sono più dei “campanili”. E neppure lo comunichiamo al meglio, facendolo toccare con mano agli appassionati. Immaginiamo la Toscana senza il Chianti, o Montalcino senza il Brunello. Ma pensiamo anche alle Langhe senza il Nebbiolo o a Conegliano e Valdobbiadene senza il Prosecco, entrambi territori Patrimonio dell’Unesco. Dare evidenza a questa potenzialità, significa darla all’Italia. E nel momento della rinascita, il vino sarà il propulsore più importante, perché è il compagno per eccellenza dei momenti più felici del genere umano”.
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