Entro la primavera 2022 è attesa, dalla Commissione Europea, la pubblicazione del regolamento di riforma delle politiche che tutelano i prodotti a Indicazione geografica, di cui l’Italia detiene la leadership. Per ora, sono solo rumors, che circolano con una certa insistenza nei corridoi di Bruxelles, e che riguarderebbero da vicino un patrimonio nazionale alimentare che conta 876 eccellenze, per un valore alla produzione di 17 miliardi. Tra le ipotesi, come ha spiegato all’agenzia Ansa l’eurodeputato Paolo De Castro, potrebbe esserci la cessione delle competenze delle Indicazioni geografiche da parte della Direzione Generale Agri della Commissione da delegare all’Ufficio per la Proprietà Intellettuale dell’Unione Europea (Euipo), l’agenzia preposta alla gestione dei marchi e del design industriale per il mercato interno dell’Ue con sede in Spagna, ad Alicante.
“Il concetto base che proprio non va in questo eventuale cambio di rotta - spiega il vicepresidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale - è che non si tratta di marchi, ma di know-how e tecniche trasmesse nel tempo, si andrebbe ad avere un approccio di trademark e non di legame al territorio, quanto di più lontano da ciò che questa Commissione ha sempre ribadito, ossia la tutela dalla tipicità agroalimentare”.
Secondo De Castro “è sbagliato abbandonare un sistema che funziona e che ha dato risultati straordinari in tutti i Paesi, incentrato sui collegamenti con le regioni geografiche europee. Piuttosto che una proposta che andrebbe a sconvolgere l’attuale serie di regole, servirebbe più protezione e tutela. Una linea che trova d’accordo la collega francese Anne Sander, perché non stiamo parlando di marchi di fabbrica”. Posizione che De Castro ha illustrato in un’interrogazione formale presentata al Commissario, alla quale per ora, riferisce, non ha avuto risposta. Di certo, precisa ancora De Castro, “sarà un tema sul quale se dovesse servire daremo battaglia”.
Con la certezza di avere al proprio fianco, compattamente, le organizzazioni del settore, a partire da Origin Italia, che rappresenta 65 Consorzi e il 95% delle produzioni agroalimentari Dop e Igp, e la Fondazione Qualivita nata, per la valorizzazione del settore delle denominazioni. “Una scelta insensata che andrebbe a snaturare la vocazione propria delle Indicazioni Geografiche, legate da sempre allo sviluppo rurale, all’agricoltura e al territorio”, spiega il direttore Qualivita Mauro Rosati, secondo il quale sarebbe assurdo “affidare la gestione dei disciplinari a persone che fanno altro in un ufficio di brevetti; non serve certo una visione legale ma solo attente competenze nel settore”. Un tema sul quale il direttore da tempo ha sensibilizzato il Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, “perché l’Italia da questo eventuale cambio di rotta ha solo da rimetterci”.
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