Attesa da anni, e diventata particolarmente urgente nell’ottica della strategia Farm to Fork del New Green Deal dell’Unione Europea, che punta ad avere almeno 1 campo su 4 (25%) dedicato al bio in Italia, la legge nazionale sul biologico (Ddl “Agricoltura con metodo biologico”) dovrà attendere ancora. Il provvedimento approvato oggi alla Camera, infatti, dovrà tornare in quarta seduta al Senato, dopo che l’Assemblea di Montecitorio ha approvato due emendamenti presentati dalla Commissione e dal presidente di Più Europa, Riccardo Magi, che aboliscono la norma sull’equiparazione tra agricoltura biologica e biodinamica, contenuta nella proposta di legge per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare e dell’acquacoltura ottenuta con metodo biologico. Un passaggio importante, che dilata i tempi legislativi ma che fa finalmente chiarezza su una controversia, l’equiparazione tra agricoltura biodinamica ed agricoltura biologica, di enorme importanza, finita nei mesi scorsi al centro di polemiche e interventi di voci autorevoli, della politica e della scienza, che hanno espresso più volte la loro contrarietà. D’altro canto, il voto di oggi non esclude i produttori biodinamici dalle tutele e dai riconoscimenti previsti dalla legge per l’agricoltura biologica: i dettami di Steiner, che rifiuta qualsiasi tipo di prodotto chimico, sostituiti da preparati di dubbia efficacia ma innocui per l’ambiente, fanno rientrare la biodinamica a pieno titolo all’interno dei paletti dell’agricoltura biologica.
Sono di ieri, tra le tante voci contrarie all’equiparazione tra biologico e biodinamico, le parole della senatrice a vita Elena Cattaneo, che ha ricordato come “se anche non fossero sufficienti i dati messi a disposizione dagli esperti del settore circa la mancanza di prove scientifiche di efficacia di preparati a base di corni di vacca riempiti di letame, fiori di achillea, vesciche di cervo e carcasse di topo, e se anche nessuno dei colleghi deputati avesse visto il recentissimo servizio Rai in cui Piero Angela si esprime sull’assoluta inconsistenza scientifica delle pratiche ’biodinamiche’ e sul giro d’affari che vi si accompagna, vorrei segnalare al Parlamento quanto recentemente sottolineato dal Comitato per la Legislazione e dall’Ufficio Legislazione straniera della Camera. Ossia che, se questo ddl fosse approvato senza modifiche, l’Italia sarebbe il primo tra i maggiori Paesi europei a promuovere il pensiero magico in una legge dello Stato”. Parole che, evidentemente, hanno fatto breccia, in un momento storico molto particolare, in cui lo scontro tra scienza e credenze è particolarmente acuto, come raccontano le cronache quotidiane che contrappongono, dal Canada all’Italia, le posizioni di No-Vax e antivaccinisti a quelle della scienza e della ricerca, che guidano, nella stragrande maggioranza dei casi, le scelte dei Governi, come accaduto in questo caso.
Sull’argomento, si è espresso più volte anche il premio Nobel Giorgio Parisi, che ieri è tornato a sottolineare di essere “favorevole all’agricoltura biologica, ma la biodinamica è altra cosa. Inserirla nella legge che regola il settore ha due significati negativi. Il primo culturale, l’altro economico. Riconoscendola, infatti, il Parlamento afferma la validità di metodi previsti da Steiner come l’uso di letame maturato nelle corna di vacca, oppure di fiori di Achillea sepolti per mesi nella vescica di cervo maschio”.
Altro aspetto controverso, sottolineato da Parisi, riguarda il marchio “Biodinamica”, “di proprietà di una società multinazionale con fine di lucro, la Demeter Int., che con il riconoscimento legislativo acquisisce un vantaggio competitivo rilevante rispetto ai tanti agricoltori che con serietà, onestà e sacrificio si sforzano di rispettare i disciplinari dell’agricoltura biologica”. I 70.000 produttori bio italiani, che, nel 2021, hanno mosso un giro d’affari di 7,5 miliardi di euro, dovranno avere ancora un po’ di pazienza, prima di poter finalmente brindare alla legge quadro sul biologico, che tra le altre cose, come ricordano Coldiretti, Codacons, Federbio, Legambiente e Slow Food, prevede anche l’introduzione di un marchio per contrassegnare come 100% Made in Italy solo i prodotti biologici ottenuti da materia prima nazionale.
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