Gli spumanti italiani, che da anni trainano la crescita delle esportazioni di vino tricolore, sono stati i grandi protagonisti anche del recupero forte del vino italiano nel 2021, tanto “in casa” che all’estero (in attesa dei dati a consuntivo che dovrebbero confermare il record di oltre 7 miliardi di euro per l’intero comparto enoico). E un ulteriore conferma di crescita tanto sul 2020 che sul 2019 (seppur in maniera minore) arriva dall’Ovse-Osservatorio Economico Vini e Spumanti, struttura indipendente fondata nel 1991 all’Università Cattolica di Piacenza e guidata da Giampietro Comolli. Da cui emerge, dato importante, che, in generale, i valori sono cresciuti più del volumi.
In Italia, spiega una nota Ovs, l’horeca ha riaperto battenti e i consumi hanno ripreso a crescere, senza contare la continuità del settore e-commerce, sia aziendale che di piattaforme. In ogni caso il prezzo al consumo ha risalito la scala che guida gli atti d’acquisto. Il vino totale recupera sul 2020 un +5%, ma non raggiunge il dato del 2019. Per gli spumanti italiani la crescita è stata del 12%, anche se è mancato nell’anno il consumo conviviale delle bollicine off-premise e in eventi. I numeri segnano 205/208 milioni di bottiglie di origine nazionale (cui aggiungere 6 milioni di bottiglie estere in crescita rispetto al 2020) realmente stappate nell’anno, pari a una spesa di 1,4 miliardi di euro, con un prezzo medio a bottiglia sul mercato di 6,8 euro. Il consumo domestico, cresciuto, si è attestato sul 61% del totale. Il fatturato al consumo è stato inferiore al 2019, ma superiore al 2020, con leggero calo del prezzo medio della bottiglia al consumo causa blocchi dell’horeca, pubblico e del turismo. Tra le denominazioni, sottolinea l’osservatorio, molto bene il Prosecco, tanto con la Doc che con le Docg di Conegliano Valdobbiadene e Asolo, ma anche la Franciacorta e l’Alta Langa. Mentre sono stabili le quote e le posizioni di TrentoDoc e spumanti dell’Alto Adige, ma crescono anche le bollicine “autoctone” di altre Regioni e territori, soprattutto al Sud. “La tendenza - spiega l’Ovse - è stata quella di preferire i marchi più rinomati, le tipologie millesimate e tendenti al secco”.
Più complesso il quadro all’estero, ma al netto di difficoltà logistiche, problemi normativi e buracratici, e ai tassi di cambio valutario, i consumi di vini e bollicine italiane sono in crescita sull’anno 2020, eguagliando e superando anche i dati 2019. “La produzione lorda vendibile globale supera i 6,9 miliardi di euro e per il momento valutazioni salutistiche non hanno inciso sui mercati”, sottolinea ancora l’Osservatorio.
Il consumo mondiale di vini italiani è cresciuto del 12% rispetto al 2020, del 4% rispetto al 2019. Spiega Giampietro Comolli: “l’elemento più interessante è dato dal fatto che i valori al consumo dei vini italiani in tutti i principali paesi importatori crescono, percentualmente, di più che i volumi, e questo riduce il gap storico di prezzo in vetrina e nella lista fra vini italiani e stranieri, a iniziare proprio da un bottiglia di vino spumante. Segnale di una considerazione e accettazione dell’accresciuto binomio valore-identità nazionale. È cresciuto di più il valore unitario di una bottiglia tricolore rispetto a quelle di Francia, Spagna, Australia, mentre è ancora basso il valore all’origine della produzione e alla dogana”.
Dove i vini spumanti tricolori davanti a tutti: primi in Europa, e primi nella esportazione extra Ue, con incrementi dal 40% al 15%, nell’ordine in Usa, in Germania, in Canada, in Regno Unito, bene anche in Russia e estremo oriente. Molto bene in Francia (+16%), ripresa in Svizzera(+11%), Canada (+15%) e Giappone, ma con crescita del prezzo alla vendita molto significativi. Gli acquisti domestici sono quasi raddoppiati in certe catene e piattaforme collettive distributive nell’arco di 2 anni. Ovse, sottolinea la nota, analizza i dati al consumo e non quelli dichiarati alla produzione.
“Ed i numeri dei consumi nei paesi esteri segnano un trend fortemente in crescita: 620/628 milioni le bottiglie consumate in un anno all’estero, con punte eccezionali di oltre 130 milioni negli Usa, passando per i 17 milioni in Svizzera, gli oltre 100 milioni in Uk. In Francia volano sempre più bollicine italiane superando i 21 milioni, per la prima volta in Cina siamo a quasi 9 milioni di bottiglie, la Russia ha preso grande slancio nella seconda metà dell’anno registrando un +19% in volumi consumati”. I più grandi consumatori di bollicine tricolori, dunque, si confermano gli Usa, dopo anni di leadership dei britannici. In particolare, il Prosecco Doc è leader tra gli spumanti Ue nel consumo nei Paesi Terzi.
Alla dogana i vini spumanti fanno segnare un valore globale di 1,9 miliardi di euro (sui 6,9 totali) con una crescita del 29% sul dato 2020. Record anche nel giro d’affari al consumo: per la prima volta il valore sulle tavole mondiali supera i 6,8 miliardi di euro, con un prezzo di acquisto medio a bottiglia intorno a 11 euro. “Per la prima volta, nel 2021, i valori unitari di uno spumante italiano all’estero crescono di più, anno su anno, che i volumi: questi ultimi registrano un + 9,22% contro un +10,80%. Un segnale da studiare”, aggiunge Comolli.
Che aggiunge, però, ulteriori elementi di analisi. “Oltre i numeri, i consumi di vino e spumanti nel 2021 forniscono due domande: come mantenere il trend positivo all’estero, come sostenere il consumo interno. Il consumo è diventato più piacere e soddisfazione, quindi occorre molta più attenzione al contesto e al contenuto, che il solo sviluppo commerciale. Un errore facile per chi vede solo volumi e fatturato come fattore di impresa”, spiega Comolli.
Secondo cui “neppure la rivoluzione dei canali di acquisto o vendita sarà determinante nei prossimi anni e lustri. È assodato che e-commerce, consumi domestici saranno fondamentali, ma la differenza sarà data dal “lifetelling” del vino e dalla formazione e conoscenza ambientale e dagli usi costumi che si stanno evolvendo in tutti i Paesi, sia quelli maturi e quelli neofiti. Il contenuto “diffuso” del vino e spumanti farà la differenza anche verso spasmi salutistici e il servizio connesso, compreso quello attivato in horeca, determinerà il successo e il trend. Su questo le grandi regioni del vino si stanno muovendo, dal Cile all’Australia, dalla Champagne alla Napa Valley. La disponibilità di corrette informazioni sarà strettamente legata alla spesa individuale e collettiva”.
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