Cambia pelle il vino d’Abruzzo (che, nel 2021, ha visto l’export crescere del +8,1%, per oltre 203 milioni di euro, secondo dati Istat), puntando su valorizzazione del brand territoriale e semplificazione. Una svolta che arriva con il via libera alla modifica dei disciplinari che ridisegna la piramide qualitativa dei vini, a chiusura di un processo iniziato nel 2019 dai produttori del Consorzio di tutela dei Vini d’Abruzzo. Il Comitato Nazionale Vini ha dato il via libera all’introduzione della menzione “Superiore” per le Dop “d’Abruzzo”, mentre si passa da 8 a 1 sola Igt, “Terre d’Abruzzo”. Il tutto mirato a “rafforzare la comune identità dell’enologia regionale, valorizzando al contempo i singoli territori e rendendo più riconoscibile la scala dei valori”.
“È un grande risultato, dopo anni di lavoro, quello ottenuto dalla Regione Abruzzo e dal Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo che va a ridefinire i disciplinari di produzione grazie al cosiddetto “Modello Abruzzo”. Si tratta di un passo decisivo nel percorso di crescita qualitativa intrapreso dal mondo produttivo regionale con un approccio che punta ad avvalorare il vino abruzzese esaltando i differenti territori e la straordinaria biodiversità all’interno di un Abruzzo sempre più coeso e capace di fare squadra”, spiega il vicepresidente della Regione Abruzzo Emanuele Imprudente.
I principi guida del “Modello Abruzzo” sono: semplificazione, cioè meno denominazioni; identità comune rafforzata, con la dicitura “d’Abruzzo” per tutti ma distinta per territori e micro-territori; segmentazione qualitativa, con l’introduzione della menzione “Superiore” per i Dop regionali come i vini Montepulciano d’Abruzzo, Trebbiano d’Abruzzo, Cerasuolo d’Abruzzo, Pecorino d’Abruzzo, Passerina d’Abruzzo, Cococciola d’Abruzzo, Montonico d’Abruzzo, che potranno fregiarsi in etichetta delle appellazioni provinciali; adeguamento al reale potenziale produttivo regionale; il tutto nell’ottica di sostenibilità sociale, economica ed ambientale.
“Il riconoscimento di una qualità superiore e dell’identità comune “d’Abruzzo” per le Doc permetterà di rendere più facile la promozione e la comunicazione perché renderà le diverse zone di produzione molto più riconoscibili sui mercati, soprattutto all’estero, e di esaltare sempre di più il binomio vino/territorio; d’altro canto l’introduzione di un’unica Igt Terre d’Abruzzo con il riferimento al territorio distintivo che va a sostituire le 8 attutali crea una forte immagine regionale sopperendo all’attuale frammentarietà poco incisiva”, sottolinea il presidente del Consorzio di tutela dei Vini d’Abruzzo, Valentino Di Campli.
La menzione distintiva “Superiore” per tutte le denominazioni di origine controllata, spiega il Consorzio, è volta ad esaltare quelle produzioni caratterizzate da accorgimenti produttivi più stringenti e destinate anche ad affinamento per riserve produttive importanti e distintive dei diversi territori provinciali. Il riconoscimento di “Superiore” permetterà anche di evidenziare in etichetta il riferimento a territori più piccoli e identitari quali quelli provinciali e, in futuro, ancora più ristretti come i cosiddetti “cru”, le Unità Geografiche Aggiuntive Comunali, fino alla singola menzione di “vigna”.
Le quattro appellazioni provinciali per le Doc “d’Abruzzo” che potranno fregiarsi delle menzioni “Superiore” e “Riserva” saranno: Colline Teramane; Colline Pescaresi; Terre de L’Aquila; Terre di Chieti. “Si tratta di un’opportunità fondamentale per tutto il sistema vitivinicolo regionale che consentirà finalmente ai vini d’Abruzzo di esaltare le potenzialità tuttora inespresse del nostro territorio e di acquisire maggiore credibilità”, concludono all’unisono il vicepresidente della Regione Abruzzo Emanuele Imprudente e il presidente del Consorzio di tutela dei Vini d’Abruzzo, Valentino Di Campli.
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