La politica degli “zero contagi” decisa dalla Cina per affrontare la pandemia di Covid-19, se da un lato ha limitato morti e decessi a numeri che potremmo definire irrisori, dall’altro sta condannando i consumi e l’economia. Dopo Shenzhen, Dongguan e Shanghai, anche Pechino rischia di tornare in lockdown estremo, il che vorrebbe dire paralizzare le città più importanti, dal punto di vista economico e politico, del più grande Paese al mondo. Dove le importazioni enoiche, così come le bottiglie acquistate e bevute dai 52 milioni di consumatori di vino abituali, continuano a calare: come rivelano i dati delle dogane cinesi (riportati dal portale “Vino Joy”) sul primo trimestre 2022, infatti, le importazioni segnano un allarmante -22% in volume (84,1 milioni di litri) ed un -21,1% (344,5 milioni di dollari) in valore sui primi tre mesi del 2021.
Come è facile immaginare, la chiusura dei ristoranti ha notevolmente influenzato i consumi di vino, che in Cina sono legati essenzialmente agli incontri sociali più che al consumo domestico. Come se non bastasse, la Shenzhen Wine Industry Association sottolinea anche come i test di massa sui lavoratori e le norme sui magazzini stiano continuando a rallentare il lavoro di tutta catena di approvvigionamento del vino, e seppure Shenzhen e Dongguan siano “aperte” ormai da fine marzo, a Shanghai siamo ormai alla fine della quarta settimana di lockdown. La speranza è che con la fine delle chiusure, sia proprio Shanghai a guidare il recupero delle importazioni e dei consumi di vino nel prossimo trimestre.
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