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AGRICOLTURA E MERCATO

Il successo dei “farmers markets” nel mondo, tra sostenibilità e consumo consapevole

Dagli Usa all’Africa, le testimonianze di un modello vincente raccontate al Festival del Giornalismo Alimentare di Torino
AGRICOLTURA, CIBO, FARMERS MARKET, FESTIVAL DEL GIORNALISMO ALIMENTARE DI TORINO, Non Solo Vino
Il successo dei “farmers markets” nel mondo, tra sostenibilità e consumo consapevole

Nati per accorciare la filiera a vantaggio sia dei produttori che dei consumatori, i mercati degli agricoltori, ovvero i “farmers markets”, hanno prosperato in tutto il mondo, diventando un modello di consumo consapevole e sostenibile. Un modello di distribuzione del cibo analizzato con aspetti da tutto il mondo: “il successo dei Farmer Markets - ha dichiarato Richard McCarthy della “World Farmers Markets Coalition” nel Festival del Giornalismo alimentare di Torino (ieri ed oggi, a Torino) - è ormai un fenomeno di dimensioni mondiali. Solo negli Stati Uniti negli ultimi dieci anni sono cresciuti del 400%. A renderli vincenti è il link diretto fra consumatore e produttore, un punto di contatto che permette il passaggio di informazioni fondamentali per un consumo consapevole e sostenibile, come la stagionalità dei prodotti o le metodologie più naturali per la coltivazione . Il vantaggio non è solo per l’utente finale ma anche per il produttore stesso, che, in questa filiera, vede ridursi il rischio economico dell’invenduto. I Farmer Markets - prosegue McCarthy - sono delle vere e proprie istituzioni in grado di innescare un cambiamento nella sensibilizzazione dei consumatori. Per non interrompere questo trend positivo occorre che la politica venga in aiuto, attraverso incentivi e sovvenzioni alle famiglie affinché scelgano a prodotti freschi e non troppo lavorati”.
Alfonso Pecoraro Scanio, presidente Fondazione Univerde e presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Campagna Amica (Coldiretti), ha sottolineato che “l’incentivo fondamentale alla diffusione dei Farmer Markets sono le norme. Dobbiamo togliere la tanta burocrazia che affossa i lavoratori del settore agricolo . Solo dal 2001, in Italia, è possibile per i produttori fare vendita diretta e trasformazione. Dobbiamo fare in modo che per un giovane produttore sia semplice e immediato poter arrivare sulla piazza dei mercati agricoli, che acquistano sempre più non solo un valore ecologico ma anche educativo”.
Mentre nei Paesi africani i problemi sono di altra natura, come ha evidenziato Dennis Andaye, Founder Right Eats and Organic Farmers Market, dal Kenya. “In Kenya i problemi legati a una coltivazione etica e sostenibile sono tanti. Negli ultimi anni abbiamo dovuto ripensare completamente il ciclo produttivo poiché l’implementazione di alcune pratiche europee, come la coltivazione intensiva o l’utilizzo di agenti chimici e tossici, aveva impoverito e inquinato i nostri terreni. A questo si aggiungono ostacoli di natura politica, come il fatto che non si possono scambiare semi fra produttori. I mercati contadini costituiscono un’alternativa efficace a tutto questo, nei quali accedere a un cibo sano e buono, non così facile da trovare in Kenya”.
“I mercati contadini in Ghana - ha concluso Selorm Akaba Coordinator for the Farmers Markets Programme at University of Cape Coast e Projcet Manager for Ghana Farmers Markets Network - sono nati solo un anno fa ma in pochi mesi siamo riusciti a costruire una rete di undici farmer markets, presente in tre distretti del Paese. Si sono rivelati uno strumento efficacissimo nella lotta al consumo di junk food e nel rendere i consumatori consapevoli della qualità del cibo che acquistano . I benefici ci sono anche per i produttori che vedono aumentare non solo le entrate ma anche il rispetto da parte dei consumatori. È indubbio che abbiano un impatto sociale molto forte: hanno permesso la rinascita di una cultura in cucina sana che stava scomparendo”.

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