Nel consumo e nella vita quotidiana delle persone, il cibo, è nutrimento e piacere. Nella comunicazione e nei media, almeno in parte, invece, è letto e raccontato come elemento di economia e politica, come del resto è da sempre, e come forse, a volte, almeno in quella parte di mondo in cui il benessere è diffuso e l’accesso al cibo di qualità è garantito, ci dimentichiamo: riflessione che arriva dall’analisi dei report de “L’Eco della Stampa” e dell’Istituto Piepoli (riportate ieri qui), realizzata dall’Università Bicocca di Milano.
“Il cibo nei media assume un ruolo centrale nel dibattito socio-economico, recuperando la sua dimensione di oggetto come bene strategico a valenza geopolitica, liberandosi della dimensione edonistica legata alla qualità, al piacere e al costume”, ha detto Laura Prosperi, docente e coordinatrice del Master “Cibo e Società: innovare pratiche, politiche e mercati alimentari”. La ricerca della Bicocca ha rimarcato come “la stampa si relaziona all’alimentazione non solo dal punto di vista della salute e del costume, ma anche dal punto di vista economico, legato al tema della guerra e al caporalato”.
I cereali, in riferimento al periodo della guerra in Ucraina, diventano lo snodo centrale del dibattito socio-economico. Ma, nonostante ci sia molta informazione sul cibo come strumento di negoziazione per la guerra, i media tendono a non trattare questioni fondamentali legate alla qualità dello stoccaggio dei cereali già raccolti oppure quella della produzione durante i bombardamenti.
Un’altra analisi approfondisce, invece, il legame tra cibo e il caporalato, un tema familiare alla cronaca e ai media italiani, ma che la stampa non perde occasione di commentare e disconoscere costantemente: “il caporalato - spiega una nota - è un problema sistemico che ormai coinvolge tutta l’Italia, senza alcuna distinzione tra nord e sud, e che sconfina in diversi ambiti quali l’agricoltura, la logistica e mondo manifatturiero. I media di fronte ad un problema così sistemico registrano un ritardo di linguaggio che devia dalle condizioni di lavoro che favoriscono incidenti”.
Ma i media possono anche influenzare le scelte alimentari, come spiegato da Paola Palestini, direttrice del Master di “Alimentazione e Dietetica Applicata”. Obesità e abuso di alcol, problemi grave soprattutto nei giovani, e indicati come quelli più presenti sui media, dovrebbero essere temi più approfonditi: “se ne parla, ma se ne dovrebbe parlare di più” afferma Paola Palestini. “L’obesità, che anche secondo l’indagine fatta da Piepoli preoccupa di più gli italiani, colpisce soprattutto la popolazione a più basso indice di educazione. Il problema più preoccupante riguarda i bambini, nei riguardi dei quali, stando sempre alle parole della direttrice Palestini, i media dovrebbero essere parte attiva nel registrare un dibattito sul tema e non solo cercare di limitare le conseguenze dei fattori cosiddetti obesogeni, come le visioni di alcuni spot in determinati orari”. Spunti importanti che fanno comunque riflettere.
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