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MERCATO ENOICO

Il recupero del vino italiano grazie all’horeca. E (anche) al lavoro dei distributori

I numeri e la visione di “Società Excellence”, che riunisce 20 realtà leader della distribuzione di vino e distillati nel Belpaese

Più o meno a parità di volumi, sui 24 milioni di ettolitri, i valori del consumo del vino in Italia, tra il 2020 marchiato a fuoco dal Covid ed un 2021 che è stato, almeno in parte, più libero, sono cresciuti in maniera sostanziale, passando da meno di 12,5 miliardi di euro del 2020 ai 13,8 del 2021, e puntano, in questo 2022, a tornare ai quasi 15 miliardi del 2019, ultimo anno pre-pandemia. Un recupero in valore che è stato possibile grazie alla riapertura dei ristoranti e alla ripresa dei consumi fuori casa che, come abbiamo raccontato spesso, in questi mesi, sono fondamentali per i vini di maggior valore, spesso prodotti da tante piccole e medie aziende del vino. E così, se nel 2020 il valore del consumo di vino in Italia ha pesato per oltre il 60% sulla gdo e per il 39,8% sull’“on premise”, il 2021 ha visto la distribuzione moderna scendere al 54,4%, e l’horeca risalire al 45,6% (seppur ancor lontana da quel 58,6% della quota di mercato toccato nel 2011). Numeri presentati da Denis Pantini (Nomisma), ieri sera, a Milano, per i dieci anni di Società Excellence, che rappresenta l’anello di congiunzione fondamentale tra i produttori e la ristorazione, riunendo 20 tra i maggiori importatori e distributori italiani di vini d’eccellenza: da Sagna a Gruppo Meregalli, da Cuzziol Grandivini a Pellegrini, da Balan a Sarzi Amadè, da Vino & Design a Teatro del Vino, da Proposta Vini a Bolis, da Les Caves de Pyrene a Premium Wine Selection, da Ghilardi Selezioni a Visconti 43, da Première ad AGB Selezione, da Philarmonica a Spirits & Colori, da ViteVini a Apoteca, che, insieme, nel 2021 ha sviluppato un giro d’affari di oltre 260 milioni di euro, grazie al lavoro di più di 1.800 agenti dislocati su tutto il territorio nazionale, ai quali si aggiunge il prezioso supporto di 280 collaboratori. Sono, inoltre, più di 2.100 le aziende rappresentate e/o distribuite dalle società aderenti a Società Excellence (di cui 2/3 estere e 1/3 italiane).
Uno zoccolo duro della distribuzione del vino italiano, che ha accompagnato i cambiamenti, anche profondi, del mercato enoico tricolore. Non solo in termini di tipologie, con il boom delle bollicine (che rappresentano oggi il 25% dei consumi di vino), che hanno “rubato” mercato, in valore, ai bianchi fermi (scesi dal 38% del 2011 al 36% del 2021) e, soprattutto, ai rossi (passati dal 38% al 32%), mentre i rosati sono stabili (con il 7%). Ma anche di trend, perchè, come sottolineato dallo stesso Pantini, “da tante indagini emerge che i consumatori, soprattutto dopo la pandemia, chiedono sempre più tipologie di vino più attente alla salute e alla sostenibilità, compresi i vini low alcol, e questo indica una maggiore segmentazione di mercato che chiederà ancora più specializzazione”. Creando più complessità, dunque, ma anche nuovi spazi per il futuro.
“Il ruolo della distribuzione, la sua capacità di essere un anello di congiunzione tra il mondo della produzione e quello della vendita al dettaglio e dell’horeca, sono tutti elementi imprescindibili anche in questo difficile e complicato momento che caratterizza il postpandemia” ha detto Lorenzo Righi, direttore Società Excellence. “Saper gestire la delicata fase della logistica, oggi - ha aggiunto - assume un ruolo centrale nella distribuzione del vino, così come lo è proseguire nell’opera di formazione della forza di vendita: sono attività che le aziende aderenti a Società Excellence portano avanti con grande energia e che consentono la diffusione della conoscenza delle nuove produzioni di qualità, sempre più bisognose di partner professionali ed esperti al loro fianco”.
“Uno degli obiettivi di Società Excellence - ha detto il presidente, Luca Cuzziol - è quello di immaginare il futuro. L’anno scorso il vino ha fatto fatturato, 13,1 miliardi di euro, di cui 7,1 di export, un record. Di fatto, vuol dire che ci sono 6 miliardi di euro di business in Italia, e noi pesiamo per meno di 300 milioni. Vuol dire che abbiamo autostrade a 10 corsie davanti, perchè sono convinto che il vino distribuito non sia non più buono, ma sia migliore, sulle tavole del nostro cliente, perchè c’è un passaggio fatto da qualcuno che aggiunge qualcosa. Le nostre imprese hanno riversato energie in una parte formativa importante, hanno fatto squadra. Anche far nascere la “Modena Champagne Experience” (che sarà di scena il 16-17 ottobre 2022, a Modena, ndr), per esempio, può sembrare semplice, ma non lo è. Ci siamo messi in discussione, ci siamo imposti di portare grandi vini e farli assaggiare. E far si che ci sia una maggiore conoscenza di questo prodotto. Chi ha radici profonde - ha detto ancora Luca Cuzziol - porta a casa i risultati. Mi auguro che in tanti domani capiscano che una struttura distribuitiva è fondamentale per la propria azienda. Quello che vorrei, però, è che ci fosse maggiore trasparenza nel mondo del vino, ci sono ancora regole che non sono proprio ortodosse. Il “reddito dominicale” non aiuta sempre: in Italia un’azienda agricola con 200.000 euro di fatturato sta in piedi, in Francia no, perchè c’è una aliquota fiscale più alta. Serve più trasparenza da parte dei produttori. Noi la nostra parte la facciamo, condividiamo le esperienze della la rete vendita, i nostri bilanci sono pubblici, ci siamo dati un codice etico. C’e posto per tutti, ma possiamo fare ancora più formazione, magari insieme, come suggerisce la proposta di Marcello Meregalli. Perchè la formazione serve, per chi vende vino: non dico una laurea in enologia, ma non possiamo pensare o comunicare che un vino sia “naturale”, lasciando intendere che gli altri sono “chimici” ...? Ma più in generale dobbiamo lavorare uniti, insieme. Come abbiamo fatto sui tempi di pagamento, che non funzionavano. Ma insieme siamo migliorati tutti, e da medie di oltre 100 giorni siamo arrivati a 60-70 giorni. Questo dimostra che fare comunità ed essere insieme porta qualcosa”.

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