La sostenibilità ambientale, il cambiamento climatico, gli effetti del Covid-19, l’ingiustificato attacco al vino, che rischia di essere vittima, senza motivo, della guerra in nome del salutismo più guidata dalle posizioni ideologiche che dai dati scientifici: sono gli argomenti centrali del Congresso Mondiale dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (Oiv) n. 43, di scena, da ieri al 4 novembre, a Ensenada, in Messico, Paese che, come sottolineato dal presidente Oiv, Luigi Moio, “occupa un posto speciale nella storia dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (Oiv), poiché è uno degli undici Paesi che, quasi un secolo fa, nel giugno 1924, parteciparono alla Conferenza Internazionale a Parigi e che fecero nascere l’allora l’Ufficio Internazionale del Vino”.
Ambiente, clima, mercato, salute, dunque: “tutte tematiche attuali, ma molto complesse - ha detto Moio - che è necessario affrontare in modo rigoroso in un confronto interdisciplinare tra esperti con competenze elevate e specifiche”. E questo perchè “i tempi di attuazione delle strategie di lotta al cambio climatico e di quelle riguardanti la sostenibilità, sono molto lunghi per cui è necessario avere idee chiare e condivise da concretizzare in modo efficace per ridurre al minimo errori che potrebbero ancora di più allungare i tempi per operare un cambiamento radicale del nostro modo di porci al vino sia sotto il profilo della produzione, sia per il consumo. Ma se il clima non è un tema nuovo, tanto che la prima risoluzione Oiv è già del 2004, esiste un gruppo interdisciplinare da hoc (Enviro), e ci sono già altre 8 risoluzioni che mettono insieme sostenibilità e contrasto al cambiamento climatico, “problematiche fortemente interconnesse tra loro”, ha detto Moio, nello scenario planetario ha preso posto “la spaventosa crisi sanitaria causata dal covid-19 che, ovviamente, ha avuto ripercussioni anche sulla produzione ed il mercato del vino. Il mondo del vino ha dovuto fronteggiare situazioni molto diversificate, basti pensare, ad esempio, alle differenti conseguenze sulla ristorazione e sulla grande distribuzione. Tuttavia, per fortuna, il sistema produttivo vitivinicolo mondiale - ha ricordato il presidente Oiv, Luigi Moio - non ha subito interruzione o limitazioni significative della sua efficienza. Ciò indica che l’interesse verso questa bevanda è sempre più crescente, e che il vino si va sempre più imponendo come fenomeno culturale mondiale avvalorando, per la sua natura, la sua chiara vocazione universale. È indubbio, però, che una revisione delle strategie commerciali è necessaria individuando azioni specifiche da mettere in atto per far crescere sempre di più il mercato del vino man mano che l’emergenza sanitaria si attenuerà. Ed in questo confido molto nel lavoro della nostra commissione economia con suoi esperti scientifici”.
Ma il nodo cruciale da sciogliere, per il futuro del comparto, è quelle legato ad un “aspetto molto delicato che rischia di danneggiare l’immagine del vino fino ad una pericolosissima sua delegittimazione”, sottolinea ancora Moio. “Un punto che è parte di un dibattito storico, probabilmente senza mai una fine, che, in recenti azioni, non del tutto comprensibili, dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) è stato collegato, in modo superficiale ed estremamente semplicistico, alla parola cancro. Un disegno confuso e non assolutamente chiaro sul quale soprattutto in Europa, ma anche in numerosi altri Paesi del mondo si sta delineando una scuola di pensiero che accusa il vino di essere dannoso alla salute al pari di altre bevande alcoliche. Invece bisogna con forza, ed in ogni sede, distinguere il vino dalle altre bevande alcoliche nonostante ci sia, ovviamente, una presenza di alcol anche in esso. Il vino, come spesso ricordo - ha sottolineato il presidente Luigi Moio, che è anche enologo, produttore e professore ordinario di enologia nel Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli - è un prodotto mono ingrediente e tutti i componenti necessari per produrlo sono in armonia all’interno del grappolo d’uva e l’alcol si forma naturalmente nella fermentazione raggiungendo livelli non eccessivamente elevati, infatti l’85-86% del contenuto del vino è acqua. Dunque, come bevanda che contiene alcol è unica, per il modo in cui viene ottenuta, per i forti legami con i territori di origine dei quali è un formidabile ambasciatore, per il modo in cui viene consumato, in abbinamento ai pasti, per la cultura e per le forti tradizioni ad esso legate. Occorre ovviamente distinguere l’abuso dal consumo responsabile. Ma questo è un concetto che non può essere recepito se non si avviano processi di educazione per coloro che si avvicinano alla bevanda. Forse per i Paesi storicamente produttori, il consumo è di norma più corretto, perché vino e vigna fanno parte di una elevata tradizione culturale. Ma in generale, e per tanti altri Paesi, occorre attivare programmi di formazione ed educazione al vino che facciano comprendere l’altissima valenza culturale di questo prodotto, sostenendo il consumo responsabile soprattutto durante i pasti ed all’interno di uno stile di vita sano. Per scegliere una bottiglia di vino da porre al centro di una tavola è necessario disporre di informazioni precise sul cibo con il quale degustarlo ed avviare una serie di riflessioni che coinvolgono: i ricordi, la geografia, i luoghi, i profumi, i sapori, la varietà di uva, la composizione dei suoli e la loro esposizione, e tanti altri fattori che rendono unico quel vino ed il momento in cui viene degustato. Di conseguenza il vino può assumere il ruolo di mezzo educativo e questo suo aspetto pedagogico è estremamente interessante in quanto come prima conseguenza determina la rimozione virtuale dell’alcol dalla bevanda. Queste peculiarità del vino lo distanziano completamente da qualsiasi altra bevanda alcolica”.
“L’Oiv (Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino), come molti di noi sanno, è il risultato - sottolinea ancora Moio - di una lunga storia scientifica e diplomatica. Nel 2024 si celebrerà l’anniversario dei cento anni dalla fondazione. E sin dalla nascita, 29 novembre 1924, la missione principale di questa importante organizzazione intergovernativa, il cui carattere è assolutamente scientifico, è sempre stata quella di difendere l’integrità del vino ed il suo forte legame agli infiniti territori di produzione, preservandone la diversità e comunicandone il suo altissimo valore storico e culturale. Alla luce dei nuovi scenari che si prospettano, l’azione dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino e di tutti i Paesi membri deve essere ancora più attenta e determinata nel proteggere e nel custodire l’unicità del vino, come bevanda simbolo della convivialità e di modelli di vita sana, contrastando in modo fermo ed unitario azioni che possono condurre ad una sua ingiusta ed inopportuna delegittimazione”.
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