La maggioranza dei siti sono tradotti in una sola lingua straniera, e ancora un buon 20% non ha adeguato la privacy. Non va meglio se valutiamo l’uso consapevole dei social: oltre a non usare l’advertising (sprecando tempo e risorse), più del 20% della cantine non usa Instagram, e cresce il numero di quelle che non sono presenti su Facebook. Sono dati sorprendenti. Quelli emersi dallo studio “In Vino Digital”, l’analisi sull’uso degli strumenti digitali di 300 cantine con una produzione inferiore alle 250.000 bottiglie, firmata da “Contesti DiVini”, di scena l’1 dicembre, e di cui vi proponiamo le evidenze principali.
Tra gli aspetti più interessanti ed importanti c’è la coerenza tra i dati aziendali presenti su sito, Google e social: una coerenza presente nel 75% dei casi, ma ci sono ancora 75 cantine su 300 che presentano dati diversi tra una piattaforma e l’altra. Di grande importanza è quindi avere una politica di gestione della privacy e per il trattamento dei dati personali all’interno del sito, così come, sempre in termini di sicurezza, un protocollo “https”, che hanno più del 75% delle aziende. Se oltre il 60% dei siti aziendali è tradotto, più del 40% lo è in una sola lingua, il 14% in due lingue il 4% in tre lingue e meno del 2% in 4 lingue. Per capire la qualità di un sito è utile anche fare caso ai particolari, come l’uso di fotografie rinominate o meno: quasi il 60% delle cantine utilizza sul web foto non rinominate (es: IMG_1234).
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