L’argomento dei vini dealcolati, nel 2022, ha acceso il dibattito, tra chi si rifiuta di chiamarli vini, chi li vede come una minaccia o una boutade, e chi li vede anche come un’opportunità o, quanto meno, come un fenomeno di mercato che comunque si sta guadagnando spazio, e come tale va quindi gestito. E l’Italia si muove, a livello istituzionale e normativo. “Il Ministero è da tempo impegnato nella elaborazione di una disciplina chiara ed efficace sulla produzione e la commercializzazione dei vini dealcolati e parzialmente dealcolati”, ha detto in questo senso il Sottosegretario all’Agricoltura, Sovranità Alimentare e Foreste, Luigi D’Eramo, in una interrogazione a risposta immediata in Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati, ricordando che le nuove norme comunitarie consentono di produrre vini a basso o nullo contenuto di alcol. E poiché, come sempre accade, alla regolamentazione europea dovrà seguire la normativa attuativa interna, “sono stati costituiti due gruppi di lavoro - ha precisato D’Eramo - per individuare quali modifiche introdurre alla vigente normativa di settore per consentire agli operatori interessati di disporre di norme coerenti e comuni. Al termine di tale fondamentale fase di confronto saranno definite le iniziative più opportune da intraprendere per valorizzare al meglio una filiera produttiva di grande importanza per il made in Italy, e non solo del comparto agroalimentare”.
In coerenza col concetto di Sovranità alimentare, il ministro Lollobrigida è intervenuto, come ricordato dallo stesso D’Eramo al question time, sul tema del vino dealcolizzato, contestando il suo inserimento nell’ambito di quello che comunemente chiamiamo “vino’” frutto di una tradizione millenaria. “Non siamo contrari alla bevanda - ha precisato il sottosegretario D’Eramo - ma alla attribuzione ad essa della denominazione di “vino””.
In ogni caso, il percorso per normare il vino dealcolato in Italia è partito. Nel frattempo, è stato ricordato, in favore del settore vitivinicolo sono annualmente stanziati 324 milioni di euro che arrivano dell’Ocm vino europea, destinati al finanziamento della ristrutturazione e riconversione dei vigneti, degli investimenti, della promozione sui mercati dei Paesi terzi, della distillazione dei sottoprodotti e della vendemmia verde. Al momento, ha concluso D’Eramo, “sono state definite le norme applicative dei due interventi maggiormente strategici, ovvero quello della riconversione e quello degli investimenti. Mentre il dispositivo sulla distillazione dei sottoprodotti sarà esaminato in sede tecnica il 22 dicembre prossimo”.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024