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CARRELLO DELLA SPESA

L’inflazione taglia i consumi degli italiani. E il vino, nel secondo semestre 2022, perde il 6%

Dati NielsenIQ: crescono le famiglie in difficoltà, tagli in vista per il segmento del fuori casa, resistono frutta e verdura, non la birra
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Il largo consumo nel 2023 (credit: unsplash)

Il 2022 ha registrato una crescita dei fatturati per il largo consumo in Italia del 6,6%, grazie soprattutto al +10,1% del secondo semestre, periodo in cui l’inflazione ha registrato una crescita del 12,5%, schizzando al +15,1% a dicembre, quando i volumi hanno segnato un calo del -2,5%, acuitosi nelle prime due settimane del 2023, che hanno segnato il -6,5%. In sostanza, come emerge chiaramente dallo “State of the Nation FMCG Italy” by NielsenIQ, le famiglie italiane in difficoltà non hanno altro modo di contenere le spesa se non tagliando i volumi degli acquisti, e questo spiega la crescita della quota di prodotti a marchio del distributore, arrivata al 29,9% (+1%), ma anche la fine della polarizzazione degli acquisti, con l’inflazione che ha impattato maggiormente i prodotti più economici, tanto che l’inflazione è maggiore nel discount rispetto che negli altri canali della Gdo.

Ad influenzare gli acquisti delle diverse categorie di prodotto intervengono aspetti diversi, ma i trend del secondo semestre 2022 segnano un calo evidente, a volume, sia degli acquisti di vino Igp (-6,5%) che di vino Docg (-5,9%), mentre beni primari, come uova, latte, pollo e biscotti segnano una crescita importante degli acquisti. Dall’analisi NielsenIQ, comunque, emerge anche una enorme variabilità tra diversi punti vendita: nei negozi frequentati da clienti in minor difficoltà (pensiamo a quelli dei quartieri più benestanti delle grandi città, ndr), ad esempio, il calo degli acquisti di vino Doc è quasi azzerato (-0,2%), e nei negozi con clienti in difficoltà maggiore il taglio degli acquisti di vino Doc arrivano al 15,9%.

Le aspettative per il 2023, quindi, lasciano intravedere un anno a due velocità, con un primo semestre che mostrerà tendenze simili a quelle delle ultime settimane con inflazione alta e volumi in calo; cresce la domanda la domanda di convenienza, e le aziende dovranno coniugare l’esigenza di risparmiare con la sostenibilità dei conti economici, stando attente a non peggiorare la qualità della spesa delle famiglie, e la riduzione del consumo di ortofrutta è un campanello d’allarme in questo senso; il calo dei volumi non è, e non sarà, generalizzato, con trend che ci aspettiamo diversi per singoli negozi e categorie. Iniziamo a guardare a negozi ed assortimenti con precisione e cogliere opportunità offerte dal cambiamento.

Nel 2022, è raddoppiato il numero delle famiglie italiane in difficoltà, che oggi sono il 23% del totale, mentre il 59%, a fine anno, era ascrivibile alla categoria delle famiglie “prudenti”, ed appena il 3% a quelle che vedono prosperare le proprie finanze. Praticamente tutte le famiglie italiane (95%), quindi, attueranno delle strategie di risparmio. Tra le principali voci di spesa interessate dai risparmi ci sono: consumi domestici di gas ed elettricità (57%), cibi e bevande fuori casa (54%), vestiti e scarpe (49%), intrattenimento fuori casa (48%), viaggi e vacanze (44%), acquisti di elettronica e tecnologia (39%), spese per bellezza e benessere (37%), spesa in prodotti di largo consumo (31%), carburanti/uso dell’auto (29%), food delivery (27%), abbonamenti Pay TV (25%), manutenzione della casa/abitazione (16%), sigarette (12%), spese telefoniche/internet (11%), trasporti pubblici (8%) ed educazione/formazione (6%).

Nel carrello queste intenzioni si traducono in un 5% di famiglie che non adotterà alcuna strategia di risparmio, mentre il 39% ridurrà gli acquisti di categorie di prodotti troppo costosi e/o non essenziali, il 29% sceglierà i prodotti meno cari all’interno delle categorie di prodotto che acquista, il 19% di volta in volta farà la spesa nei negozi in cui ci sono le promozioni più convenienti e l’8% andrà più spesso in discount e negozi in cui i prezzi sono generalmente più bassi.

Cambieranno, di conseguenza, i comportamenti di acquisto nei confronti delle diverse categorie merceologiche. Le meno esposte alla crisi, in questo senso, sono uova, frutta e verdura fresca, carne bianca, caffè, pasta, riso, latte e pane fresco. In quelle necessarie, ma con un occhio alla spesa, rientrano prodotti per gli animali domestici, prodotti per la cura della persona, prodotti per la prima colazione, prodotti per la cura della casa e prodotti per l’infanzia. Subiranno contrazioni nei volumi, ma non della qualità, gli acquisti di carne bovina, pesce fresco, vino e salumi, mentre le “vittime” razionali della crisi saranno birra, bevande non alcoliche, snack dolci e salati, bevande alcoliche e piatti pronti.

Il 2023, visto con gli occhi dei consumatori di tutto il mondo, vedrà l’impatto del rallentamento dell’economia sul 42% di loro, che starà peggio di prima, mentre il 74% subirà gli effetti dell’aumento del costo della vita, e gli effetti della pandemia, quasi definitivamente alle spalle, si continuano a ripercuotere sul 32% dei consumatori di tutto il mondo. Anche in Italia il rallentamento dell’economia impatterà sul 42% delle famiglie, mentre l’aumento del costo della vita riguarderà ben l’81% dei consumatori, con il 36% degli italiani che considera il 2022 peggiore del 2021 a causa della guerra in Ucraina. Crolla anche il potere d’acquisto, che nel 2022 ha segnato il -5,9%, dato di gran lunga peggiore della media globale (-0,9%), culmine di un trend di lungo corso, che ha visto per sette anni, tra il 2007 ed il 2022, un calo del potere d’acquisto.

Restare positivi, in questo contesto, diventa complicato, e infatti il 70% degli italiani pensa di essere già in recessione, il 57% si aspetta di rimanerci per più di 12 mesi ed il 43% riesce a coprire solo le spese fondamentali. Per il 2023, le preoccupazioni maggiori per gli italiani riguardano costo delle bollette (45%), prezzi della spesa di largo consumo (33%), recessione economica (28%), guerra e conflitti globali (19%) e cambiamento climatico (11%). Tra le priorità, invece, troviamo il benessere mentale (31%), la sicurezza finanziaria e lavorativa (27%), il benessere fisico (25%), risparmiare in ottica di un futuro incerto (24%) e l’equilibrio tra lavoro e vita privata (23%).

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