Gli stranieri amano la cucina italiana, ma spesso si trovano di fronte ad un dilemma: come pronunciare correttamente i nomi dei piatti? Un intoppo non indifferente, che trasforma un’esperienza culinaria da sogno in un problema. La piattaforma di apprendimento linguistico Preply ha analizzato i dati delle ricerche su Google per scoprire quali sono i piatti più difficili da pronunciare per gli stranieri. In più, ha stilato la classifica dei cibi esteri con i nomi più storpiati dagli italiani. L’indagine rivela che gli gnocchi sono il cibo italiano che dà più problemi: ogni anno vengono effettuate ben 544.800 ricerche per scoprire la pronuncia corretta. Il termine deriva da “nocca” e le origini di questa deliziosa ricetta risalgono all’epoca dell’Impero Romano. Al secondo posto troviamo l’amatissimo ragù (conosciuto come “Bolognese” nei Paesi anglofoni) con 368.640 ricerche all’anno. Chiude il podio la pizza, con una media annuale di 273.840 ricerche. Questo, ovviamente, non è che un assaggio: nella classifica di Preply troviamo molti altri cavalli di battaglia della cucina nostrana. Al quarto posto c’è la bruschetta, seguita da lasagna, focaccia, brioche, spaghetti, prosciutto, ciabatta, tiramisù, fettuccine, tagliatelle, cappuccino, pappardelle e lasagne.
Ma attenzione: quando andiamo all’estero tocca a noi pronunciare male i nomi dei piatti. Quello che storpiamo più spesso è la paella: questa ricetta spagnola a base di pesce sembra generare parecchi dubbi al ristorante, visto il volume di ricerche annuali (1.080). Al secondo posto troviamo la quinoa, con 360 ricerche all’anno. Superalimento alla base della dieta degli antichi Inca, oggi viene proposta dalle Nazioni Unite come possibile soluzione alla fame nel mondo. Chiudiamo con la quiche lorraine, al terzo posto (120 ricerche all’anno). Nonostante il nome “quiche” derivi dalla parola tedesca “kuchen” (torta), il piatto è originario della regione francese della Lorena.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024