Era tanto amante delle donne da diventare l’archetipo universale del seduttore, ma non tutti sanno che Giacomo Casanova è stato anche un grande buongustaio: basti pensare che sono ben 120 i piatti citati nella sua autobiografia in francese, “Histoire de ma vie”, con una predilezione per i maccheroni di Venezia. Così racconta Alessandro Marzo Magno, storico e giornalista, nel suo libro “Casanova” (Laterza, 318 pp., 20 euro), che dedica un intero capitolo al rapporto tra il famoso veneziano e il cibo.
Se, facendo un rapido conto, le donne nominate nel libro sono solo 3 all’anno, molti di più invece i cibi amati e goduti dal grande libertino: l’autore parte dai gamberi mangiati dalla madre prima del parto, passando appunto dai maccheroni, che usa come diversivo per fuggire rocambolescamente dal carcere dei Piombi a Venezia. Ma il suo cibo preferito erano le ostriche, che si faceva spedire ovunque, naturalmente abbinate allo Champagne, nella combo afrodisiaca per eccellenza. Una sua amante, Francesca Buschini, gli scrive “per voi il mangiare è il più gran gusto che abbiate”. E per chi volesse esplorare più a fondo questo lato meno conosciuto del grande seduttore, personalità affascinante e protagonista indiscusso del Settecento europeo, vale la pena recuperare “Casanova gourmet” di Pierluigi Visintin (Kappa Vu Edizioni, 288 pp., 18 euro): venti capitoli che spaziano da Mangiar di magro a Seduzioni ebraiche, da Buongustaio o mangione a Sesso e spuntini, con un ricettario finale di una quindicina di piatti che Casanova, nella sua “Histoire de ma vie”, dice di aver gustato.
Dalle memorie casanoviane l’autore ricava una vasta mappatura geografico-culturale della culinaria europea, ma d’ogni cibo, d’ogni ricetta, d’ogni gusto (per non dir dei cuochi) ricostruisce la storia in chiave alimentare, farmaceutica, simbolica, filosofica, religiosa, da savant attento e puntiglioso.
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