È tra i riconoscimenti più longevi e prestigiosi d’Italia, istituito pionieristicamente nel 1975 dalla famiglia Nonino per la valorizzazione della civiltà contadina e per salvare gli antichi vitigni autoctoni friulani in via di estinzione, e, da allora, è stato assegnato alle più importanti personalità in ambito culturale, letterario ed enogastronomico riuscendo ad anticipare per ben sei volte i Premi Nobel, con la leader pacifista guatelmateca Rigoberta Menchù (Premio Speciale Nonino nel lontano 1988 e Premio Nobel per la Pace nel 1992), lo scrittore trinidadiano naturalizzato britannico V.S. Naipaul (Nonino International Prize nel 1993 e Nobel per la Letteratura nel 2001), il poeta svedese Tomas Tranströmer (Premio Internazionale Nonino nel 2004 e Nobel per la Letteratura nel 2011), lo scrittore cinese Mo Yan (Premio Internazionale Nonino 2005 e Nobel per la Letteratura nel 2012), il fisico britannico Peter Higgs (Premio Nonino “Un Maestro del nostro Tempo” e Nobel per la Fisica nel 2013) e il fisico italiano Giorgio Parisi (Premio Nonino “Un Maestro Italiano del nostro Tempo” nel 2005 e Nobel per la Fisica nel 2021). Il 27 gennaio torna il Premio Nonino nelle storiche Distillerie Nonino, a Ronchi di Percoto, che hanno inventato le grappe monovitigno, oggi guidate da Benito e Giannola Nonino con le figlie Cristina, Elisabetta ed Antonella, e con l’ultima generazione rappresentata dalla nipote Francesca Bardelli Nonino.
Distillatori in Friuli dal 1897, è nel 1973 che Giannola e Benito Nonino hanno creato la Prima Grappa Monovitigno rivoluzionando il mondo della grappa, fino ad allora poco più che un “riscaldamento” per i contadini del Nord Italia, quando, contro l’usanza che voleva la distillazione delle vinacce mescolate e lungamente conservate, hanno distillato in purezza le vinacce appena fermentate del vitigno più nobile del Friuli, il Picolit. Cinquant’anni celebrati nell’anno appena finito, con la famiglia Nonino che, per condividere la magia dell’arte della distillazione, ha trasformato l’iconica Ampolla in vetro soffiato di quella grappa leggendaria in un alambicco: una serpentina che collega due date 1973-2023 e da cui esce una goccia, la stessa goccia di Grappa Picolit che, appena sgorgata dalle campane di distillazione il 1 dicembre 1973, alla presenza del maestro del giornalismo enogastronomico italiano Luigi Veronelli, ha fatto urlare a Giannola Nonino - “Nostra Signora della grappa” come la chiamava il grande giornalista Gianni Brera, tra i personaggi più rivoluzionari e vulcanici che ha condiviso le sue idee per la sua azienda e per il made in Italy con i più importanti intellettuali della nostra epoca - “Benito, Benito ce l’abbiamo fatta!”, perché in quella goccia aveva trovato i profumi di mele cotogne e miele d’acacia, e l’emozione che aveva provato nelle vigne che aveva prescelto.
Un’epopea tutta italiana consacrata da continui riconoscimenti, a partire da quello di “Spirit Brand-Distiller of the Year” nel 2019 per l’autorevole magazine Usa “Wine Enthusiast”, il più importante premio internazionale di Wine & Spirits al mondo, prima volta per l’Italia e per la grappa, grazie alla “Miglior distilleria del mondo”, case history di studio per una delle riviste accademiche più influenti al mondo, la “London School of Economics (Lse) Business Review”, capace da sempre di guardare al futuro ed al passo con i tempi come pochi brand storici riescono a fare.
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