L’ortofrutta è una delle tante eccellenze italiane. Ma da un lato il complesso momento economico, aggravato dagli effetti delle guerre, da un lato un’educazione al cibo ancora tutta da costruire, ne minano in consumi. Messaggi che arrivano al via di “Macfrut Fruit & Veg Professional Show”, da oggi al 10 maggio all’Expo Centre di Rimini (in contemporanea al Cibus di Parma, ndr). “Nel 2023 il valore delle esportazioni italiane di ortofrutta fresca sfiora i 5,8 miliardi di euro, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Istat, con una crescita di quasi il 10% sul 2022. Pesa, però, il blocco dei traffici sul Mar Rosso legati agli attacchi Houthi, che ha quasi dimezzato le esportazioni in quantità di frutta e verdura italiane in Asia (-47%) a gennaio 2024 sullo stesso periodo dell’anno precedente”, sottolinea l’organizzazione agricola.
Secondo la quale l’allungamento delle rotte marittime tra Oriente e Occidente, costrette ad evitare il Canale di Suez e a circumnavigare il Sud Africa, ha portato ad un aumento dei costi di trasporto del 659% dai dati del Centro Studi Divulga, mentre i tempi di percorrenza sono aumentati mediamente di 7-10 giorni. E a risentirne sono stati soprattutto i prodotti più deperibili, a partire dall’ortofrutta. Le produzioni più a rischio sarebbero i derivati del pomodoro, che valgono complessivamente 270 milioni all’anno, davanti alle mele, le cui vendite in Asia ammontano a 170 milioni, assieme ai kiwi. Ma tra gli alimentari interessati alle esportazioni in Cina e negli altri Paesi, oltre all’ortofrutta fresca e trasformata, ci sono anche la pasta e prodotti da forno, dolci e vino per un valore complessivo stimato in 5,5 miliardi lo scorso anno.
“Dura, invece, ormai da quasi dieci anni l’embargo russo ai prodotti ortofrutticoli italiani, deciso nell’agosto 2014 da Putin in risposta alle sanzioni Ue dopo l’annessione della Crimea e le tensioni con l’Ucraina poi sfociate in guerra. Nel 2013 le esportazioni di frutta e verdura tricolori a Mosca erano state pari a 72 milioni di euro, tra fresco e trasformato - ricorda Coldiretti - e considerato il tasso di incremento delle vendite all’estero di ortofrutta degli ultimi dieci anni, si può stimare che il valore dell’export in Russia potrebbe valere oggi intorno ai 100 milioni di euro”.
Ma le tensioni internazionali pesano anche all’interno dei Paesi europei con gli interrogativi sollevati dalla decisione dell’Austria di limitare l’ingresso delle merci attraverso il valico del Brennero. “Un canale oggi insostituibile per il flusso delle merci dall’Italia verso l’Europa - sottolinea Coldiretti - che rischia di essere soffocato dai limiti alla circolazione che pesano sull’ economia e sul lavoro. Basti pensare che attraverso l’arco alpino transitano le esportazioni agroalimentari italiane dirette verso il Corridoio Scandivano-Mediterraneo che conta Austria, Germania, Danimarca, Svezia, Norvegia e Finlandia e tre paesi dell’Est Europa, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca. I ritardi nel transito legati alla decisione dell’Austria, che minaccia di ridurre ulteriormente i passaggi, pesano soprattutto sui prodotti più deperibili come l’ortofrutta nazionale”.
Ma le cose non vanno benissimo neanche sul fronte interno. “Occorre aumentare le ore di educazione alimentare nelle scuole, anche con campagne mirate di promozione di frutta e verdura made in Italy, per contrastare un preoccupante calo dei consumi che negli ultimi cinque anni ha visto sparire dalle tavole delle famiglie italiane quasi 40 chilogrammi di prodotti ortofrutticoli. Se nel 2019 le famiglie italiane avevano acquistato 240 chili di prodotti ortofrutticoli, nel 2023 si sono ridotti a 203 chili, con un taglio che ha penalizzato soprattutto la frutta, passata da 128 chili a 107 chili, mentre le verdure sono scese da 112 a 96 chili”, secondo l’analisi Coldiretti su dati Cso Italy. Un fenomeno “preoccupante”, “che impatta sulla salute tanto degli adulti quanto delle giovani generazioni, con i consumi che sono crollati sotto la soglia dei 400 grammi al giorno a testa raccomandati dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per una dieta sana. In Italia meno della metà dei bambini italiani (45%) consuma frutta tutti i giorni mentre la percentuale scende al 31% nel caso della verdura”. Da qui la richiesta di Coldiretti di potenziare l’educazione alimentare nelle scuole con un sostegno delle istituzioni per far crescere la consapevolezza nei ragazzi dell’importanza di consumare frutta fresca e di stagione rispetto a modelli che si traducono poi inevitabilmente in un abbandono dei sani principi della Dieta Mediterranea di cui il crollo della presenza sulle tavole è un campanello d’allarme da non sottovalutare. “La presenza quotidiana di Coldiretti nelle scuole in tutte le Regioni d’Italia - sottolinea il presidente Ettore Prandini - è lo strumento più importante che abbiamo per educare le nuove generazione verso un’alimentazione sana e a un consumo di cibi sani, di stagione e di qualità. Solo così possiamo far invertire le tendenze negative e far crescere generazioni sempre più consapevoli”.
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