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BIBLIOTECA ENOGASTRONOMICA

“L’abbondanza frugale come arte del vivere. Felicità, gastronomia e decrescita” per Serge Latouche

Leggere o rileggere l’opera del filosofo ed economista francese, che auspica il ritorno ad un’agricoltura ed un’alimentazione rispettose della vita

Se le parole ci permettono di comunicare e di comprenderci, sono al tempo stesso fonte di malintesi, e la parola “felicità” nasconde una trappola semantica. Da un lato ha avuto per lungo tempo, dagli antichi greci al Medioevo e alla prima modernità, un connotato etico: di armonia civile, indissolubilmente legata alla sfera pubblica e al buon governo, o di beatitudine spirituale, inscindibile dal divino e dal sacro. Dall’altro lato, prima con la Rivoluzione francese e poi con l’emergere del liberalismo, la felicità diviene invece un obiettivo dell’individuo, materiale e “quantificabile” attraverso merci e denaro: qualcosa, dunque, di neutro dal punto di vista etico. La felicità moderna ha, quindi, sempre meno a che fare con una vita “buona”, in armonia con gli altri, con se stessi e con il proprio ambiente. Si identifica invece sempre più con il guadagno e la ricchezza. È l’analisi sul desiderio di felicità, che sembra essere un tratto congenito alla natura umana, comune a ogni epoca e a tutte le culture, di Serge Latouche, il filosofo ed economista francese, teorico della “decrescita felice”, nel libro “L’abbondanza frugale come arte del vivere. Felicità, gastronomia e decrescita”. Alla “felicità” deviante e in ultima analisi tossica, scrive Latouche, è oggi indispensabile contrapporre una frugalità sobria e serena, un’autolimitazione conviviale e gioiosa, veicolata, in maniera decisiva, dal nostro rapporto con il cibo e con l’alimentazione.
Contro gli eccessi dell’iperconsumo e dello spreco promossi dall’agricoltura produttivista e dalla grande distribuzione, ma anche contro il cibo spazzatura tipico dell’alimentazione globalizzata che con essa va di pari passo, Latouche nella sua opera (Edizioni Bollati Boringhieri, 2022, pp. 160, prezzo di copertina 16 euro), sostiene il ritorno a un’agricoltura rispettosa del suolo e della vita, alle gastronomie tradizionali - legate agli ingredienti locali - e a una fruizione del cibo integrata, in armonia con l’ambiente circostante. L’obesità, la fame, la malnutrizione, le carestie raccontano infatti una stessa contraddizione: quella di una società intossicata dalla crescita e che sta fagocitando la vita. A tutto ciò è necessario rispondere rallentando, riducendo e ridistribuendo, attraverso la costruzione di una società dell’abbondanza che sia al contempo felice e frugale.

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